Firenze – Amianto nell’acqua potabile, per dirla in breve: “L’assessore Bramerini berrebbe un litro di acqua con “sole” 22.500 fibre di amianto?”. L’inquietante domanda è lanciata da Campagna No Amianto Publiacqua e Medicina Democratica, e riguarda la questione delle tubazioni in cemento amianto in cui scorre gran parte dell’acqua potabile fiorentina. Quella, per dire, in cui si cucina la pasta, si prende il tè, ci si fa il caffè la mattina e qualcuno beve tranquillamente magari dopo averla messa in frigo per farle perdere il “saporaccio”.
Ebbene in un litro di quell’acqua se ne stanno ben 22.3500 trasparenti fibre di amianto. O almeno, così si evince dalla risposta che lo stesso assessore Bramerini dette in consiglio regionale interpellata sulla questione.
Se la risposta per l’assessore è rassicurante, getta nell’allarme rosso i cittadini che si sono organizzati nell’associazione Campagna No Amianto Publiacqua. E anche l’associaizone Medicina Democratica. Che puntualizzano: “L’assessore regionale all’ambiente, o chi la consiglia, ignora, ad esempio, la recente classificazione compiuta dall’Agenzia Internazione Ricerca sul Cancro (IARC) che si concentra e analizza tutte le forme di asbestosi sicuramente cancerogene per l’uomo (Gruppo 1) compresa quella derivante dall’amianto ingerito. I cancerogeni del gruppo 1 IARC, infatti, non hanno soglia: l’unica soglia possibile per la sicurezza dei cittadini è zero. Pertanto nell’acqua ‘potabile’ la concentrazione deve essere zero”.
Contestati anche i dati citati dall’assessore Bramerini, che, secondo le associazioni, si rifarebbero “a un limite EPA ormai obsoleto e anacronistico (7 mln fibre/litro). L’assessore regionale dovrebbe però sapere che se in Italia la ricerca è frustrata da anni di tagli voluti anche dal suo partito, nel resto del mondo i ricercatori continuano a fare il loro dovere di scienziati capaci di mettere gli interessi dell’umanità al primo posto (e solo quelli). Per ammalarsi e morire di cancro è bene che Bramerini ricordi che può bastare una e una sola fibra di amianto”.
Per venire incontro a ciò che le associazioni definiscono un elementare “dovere di trasparenza”, bisognerebbe sapere, incalzano, “dove sono stati fatti i prelievi dell’acqua con le fibre di amianto. Allo stesso modo un’amministratore della cosa pubblica corretto dovrebbe immediatamente applicare il principio di precauzione e responsabilità e di conseguenza predisporre l’immediata eliminazione dei tubi di cemento amianto in tutta la rete idrica toscana”.
Infine, per chi ne volesse sapere di più, Medicina Democratica e il gruppo No Amianto Publiacqua forniscono il sito dello Iarc, l’istituto internazionale per la ricerca sul cancro ( International Agency for Research on Cancer): http://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol100C/mono100C-11.pdf, documento che mette nero su bianco la pericolosità dell’amianto ingerito.