Siparietto: mentre s’alza un timido applauso all’ingresso del dottor Sottile, il cui leggiadro nomignolo è inversamente proporzionale allo spessore dei soldi pubblici che intasca quotidianamente, due sindaci reggiani, presenti in pompa magna assieme al resto delle locali istituzioni, si sussurano l’uno l’altro: “…se la gente ci vedesse applaudire proprio oggi uno che si becca 40mila euro di pensione l’anno…”. Il sottoscritto cortesemente li corregge: “quello da 40mila di pensione è Dini; questo ne prende poco più di 30mila (lordi)”.
L’episodio è riportato tale e quale avvenuto nella realtà di palazzo Allende in un giorno di cronaca di crisi quotidiana all’insegna dello sbandierato slogan “lacrime e sangue” già chiesto dal governo Monti per evitare il default italico. Una tassazione extra-large tra il tripudio speciale dei radical-chic cui è bastata la sopraggiunta andropausa del biscione (in tutti i sensi) di Arcore per passare dalla depressione al trionfo. Supportati dalle vergognose lacrime di un ministro in quota rosa che si commuove annunciando la morte economica altrui. Sì perché stando al libro “Sanguisughe” di Mario Giordano l’ex premier Giuliano Amato si ciuccia, ahilui, 31mila e 411 eurini di pensione al mese (oltre mille al giorno poverino) astruso frutto dei lavoro di una vita, anzi due, quella di ex professore e quella di ex parlamentare.
Orbene; Giuliano Amato era a Reggio nell’ambito delle celebrazioni per il 150esimo dell’unità d’Italia in qualità, udite, udite, di presidente del comitato dei garanti per l’anniversario in questione, una carica-caricatura che svolge con grande dignità tra una pensione e l’altra. Quello che, a sempre più modesto parere del sottoscritto, grida vendetta agli occhi di un qualsiasi dio che abbia a cuore le sorti della giustizia tra le umane genti, è che ad osannare l’uomo da 30mila euro di pensione al mese (presunti, lui nega e dice che il libro è oggetto di contenzioso giudiziario) fossero tutti, dicasi tutti gli esponenti Pd, ivi compreso il presidente regionale. Questa classe di centro-sinistra che si spella seppur formalmente le mani davanti al pluripensionato d’oro mentre fuori alla folla dei pensionati di guano le mani cominciano a prudere. Finale: altro episodio vero. Mentre l’Amato codazzo cerca di prendere posto, la bandiera Tricolore alle spalle della giunta provinciale crolla e qualcuno, lesto, impedisce che la bandiera, non solo simbolicamente, rovini al suolo. Sipario. Addì 7 del mese di dicembre nell’anno del Signore 2011