Firenze – I numeri che la consigliera comunale Miriam Amato elenca sulla Sas, la società partecipata al 100% dal Comune di Firenze, che dà lavoro a molte famiglie e per cui si ventila da tempo l’ipotesi di vendita, anche in considerazione del passivo accumulato, si prestano a sollevare forti dubbi perlomeno sulla sua funzionalità. In tempi di spending review che colpisce duramente famiglie e imprese, ecco i famosi “numeri”, riportati da Amato: la società, nata per occuparsi di manutenzioni stradali, ha 86 operai ma 102 impiegati, più 4 quadri. Quanto alle spese, una in particolare “salta agli occhi”, oltre al trattamento economico dei quadri dirigenziali, le spese di software, “assegnazioni ancora non trasparenti di incarichi di riscossione”: “Quella di 630mila euro per un software. Sulla vicenda – dice Amato – ho presentato immediatamente un’interrogazione con risposta in aula, per il prossimo consiglio comunale”. Inoltre, continua l’esponente del Movimento 5 Stelle, “la Sas ha proceduto negli anni ad occuparsi dei compiti più diversi, meno ingrati e più redditizi come il rilascio dei permessi dei bus turistici e la mera riscossione dei proventi della sosta, appaltando i lavori più scomodi all’esterno, cosa che peraltro era in grado di fare il Comune stesso”.
Intanto il 30 settembre si è svolta l’audizione dell‘amministratore unico Simone Tani davanti alla Commissione controllo di Palazzo Vecchio. Audizione che però non ha soddisfatto il Movimento, in quanto, dice Amato, “lacunosa, che non chiarisce i pesanti dubbi di fondo e viziata da una palese ritrosia a fornire determinate risposte”.
Dunque, conclude l’esponente di M5S, oltre a capire “che senso abbia investire una tale quantità di denaro pubblico in programmi di gestione, per una società che dovrà poi essere venduta”, bisognerà anche chiarire le “molte opacità che vanno assolutamente rimosse. Per questo chiedo una commissione speciale di inchiesta sul passato di SAS, con una analisi seria e approfondita dei costi e benefici: stiamo parlando dei soldi dei cittadini, non sono più accettabili silenzi e omissioni”.