Altro che Maya, è il Cruman show la fine del mondo

Siamo sopravvissuti ai Maya, sopravviveremo a noi stessi? Invece di perdere tempo con le profezie, sarebbe meglio riscoprire la tradizione natalizia. Magari guardando il Cruman show

Chissà se qualcuno dei beoti che fino ad oggi stava aspettando la fine del mondo terrorizzato o speranzoso all’idea,  sa che in realtà la sanguinaria e per certi versi selvaggia popolazione precolombiana l’imminente apocalisse non l’ha mai predetta. Ma che il 21-12-2012 non era che la fine di un lungo ciclo calcolato in base al loro calendario cui ne sarebbe seguito semplicemente un altro. Insomma una fine dell’anno che non cadeva come la nostra dopo 365 alternanze di sole e lune ma dopo un tot di migliaia d’anni per usare sempre la calcolatrice attuale. Peraltro potremmo chiederci perché i Maya, divinatori così fini, non abbiano predetto la loro fine piuttosto repentina ad opera degli invasori spagnoli. Archiviato il capitolo Maya penosamente ma con buoni incassi per le isole felici che avrebbero dovuto salvarsi dalla catastrofe, possiamo rituffarci in Nostradamus.

Segno di questi tempi così poveri di cultura e così ricchi di superstizioni. D’altronde il grande Chesterton aveva sì fatto una profezia da par suo: quando l’uomo smette di credere in Dio, comincia a credere a tutto. D’accordo, dovremmo allargare l’orizzonte strettamente catto-religioso di Chesterton ad altre categorie di pensiero (che potrenno ascrivere un po’ sbrigativamente all’ambito del rapporto “sano” tra ragione e tradizione) ma sostanzialmente ci siamo capiti. Così sarebbe molto meglio, invece di approfondire la storia delle premonizioni farlocche, approfittare del periodo natalizio per conoscere e magari capire il senso di quello che (questo sì) viviamo realmente.

Non certo per aiutarvi nel viaggio storico a ritroso di cui sopra ma come puro cadeau natalizio, diamo inizio al Cruman show che trovate sotto nello spazio 7per24 tv; surreale contenitore con puntate a tema che solo apparentemente satireggia e dileggia punto e basta. Leggendo tra le righe infatti, o meglio guardando tra i fotogrammi, vi accorgerete che c’è molto di più dello sberleffo-refrain (o molto meno?)

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