
Dario Caselli
Con l’ultima relazione annuale si è aperta la corsa alla successione del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, destinato alla direzione della Bce. Gli aspiranti sarebbero molti, ognuno con un ottimo curriculum ed altrettanti ottimi sponsor. Occorre però fare un passo indietro, perché la nomina di Draghi si concretizzi, bisogna trovare una collocazione a Bini Smaghi attuale membro italiano del board della banca europea, l’ottimo banchiere ha ben compreso che se si muove senza garanzie è perduto e pertanto avanza le sue richieste: governatore o in subordine direttore generale in via Nazionale.
Dubitiamo possa avere il primo posto, mentre sul secondo potrebbe spuntarla, con l’aiuto del suo sponsor Gianni Letta, occorre solo che l’attuale occupante, Saccomanni, diventi governatore con l’aiuto di Draghi, Ciampi e Napolitano, cui compete controfirmare il decreto di nomina del premier. Quale sarà l’idea di Berlusconi? C’è da dubitare che sul tema ne abbia una propria, in genere ascolta Letta, ma non può ignorare Tremonti che sponsorizza il direttore del Tesoro Vittorio Grilli, l’opposto di Smaghi, tanto quest’ultimo interviene su tutto, tanto il primo tace. Però Giulio ha già sistemato Vegas alla Consob, silurando un amico di Letta e pure nelle aziende statali Eni, Enel e dintorni, ha piazzato parecchi amici suoi e della Lega, che poi vuol dire la stessa cosa. Il fatto non e piaciuto a Silvio, già nervosetto perché lo sospetta di complottare per rubargli la poltrona di palazzo Chigi.
Se avesse unicamente l’appoggio di Tremonti, Grilli sarebbe messo dunque maluccio, ma ha pure quello delle banche, che de iure contano poco, ma di fatto moltissimo. Terrorizzati da Basilea tre e dai prevedibili ulteriori aumenti di capitale, per i quali non si trovano sottoscrittori, i nostri amerebbero una certa discontinuità rispetto al “tedesco” Draghi e Grilli abile manager- politico potrebbe garantirla. Ci sono poi i nomi che girano per tutti gli incarichi, come quello del professor Monti, anche se è probabile che la rosa sia ristretta ai sopracitati. Non si potrebbe escludere che Tremonti abbia pensato anche se stesso, magari per togliersi dalle grane, collocandosi in un posto di prestigio e di potere, però i tempi si sono fatti più difficili e non gli consentono di fare il politico, fingendosi tecnico. Non resta allora per lui altra strada che quella di Palazzo Chigi, con il fido Grilli in via Nazionale, confidando che ancora una volta Bossi riesca a placare l’ira del Cavaliere.