Siamo nell’occhio del ciclone. L’Italia e l’Europa si trovano in quella zona di calma apparente situato proprio all’interno di un uragano. Stiamo assistendo infatti, grazie anche agli interventi della Bce che ha riportato i livelli dei titoli governativi spagnoli ed italiani momentaneamente a livelli accettabili (ma ben lontani da livelli ausipicabili), ad un periodo di relativa calma sui mercati.
Purtroppo siamo ancora ben lontani dalla quiete dopo la tempesta, anzi probabilmente il peggio deve ancora arrivare. La situazione internazionale, ma soprattutto quella europea e’ ancora molto instabile, ed anzichè approfittare del periodo relativamente tranquillo, i cosiddetti euro-burocrati continuano ostinatamente a “menare il can per l’aia”, perdendo tempo prezioso.
Il mercato ormai ha parlato chiaro: vuole stabilità nell’Eurozona e la vuole subito. L’unico modo per garantire stabilità in una situazione assai instabile come l’attuale Unione Europea e’ una riforma che garantisca quantomeno una parvenza di unione fiscale. Le proposte riguardo agli Eurobond ormai si sprecano, e di certo non e’ qualcosa che si può creare in una settimana, ma continuare a rifiutare l’unione fiscale come un bambino rifiuta la pillola amara che lo cura dalla broncopolmonite (in realtà il paragone più adatto sarebbe una leucemia fulminante) è un atteggiamento troppo politico e davvero poco economico per essere digerito dal mercato.
Francia e Germania hanno ribadito il loro no, nel timore di perdere consensi (come ogni riforma impopolare ma necessaria), e ad essi si accodano paesi come la Finlandia, che anzi richiedono collaterali aggiuntivi alla Grecia per fare parte del prossimo piano d’aiuti. Insomma, tante belle parole ma quando si tratta di mettere sul piatto i soldi (che sono l’unica cosa che contano per il mercato), vale il detto “Ognuno per sé, e Dio per tutti”.
Questa situazione di miopia è appunto tipica della politica. Né Angela Merkel né Nicolas Sarkozy possono vantare conoscenze approfondite di temi economici, per cui per quanto possano essere considerati validi politici, probabilmente non hanno ben chiara la reale situazione economica che una Disunione Europea possa portare.
E’ interessante paragonare la situazione europea con quella americana: per quanto piena di difetti, negli Stati Uniti non appena la situazione si fa burrascosa sono Bernanke e la Fed che decidono cosa e come fare, non di certo la classe politica. In Europa invece Trichet deve avere il beneplacito da parte di Francia e Germania. I mercati questo lo sanno, ed agiscono di conseguenza.
Altro capitolo riguarda il sud Europa ed in particolare l’Italia: nonostante l’intervento della Bce che ha acquistato sul mercato secondario titoli italiani (e spagnoli), riducendo il rendimento dei titoli governativi per qualche settimana, il rischio di liquidità rimane comunque un pericolo incombente. Lo spread fra Bund (titoli governativi tedeschi) e Btp è ritornato sui 300 punti base, con un rendimento dei titoli decennali italiani che continua a crescere (di nuovo),arrivando a 5.11%. La Spagna, che fino a circa un mese fa aveva rendimenti superiori ai nostri, si attesta oggi su circa 5%. Questo si traduce: il mercato vede oggi peggio l’Italia che la Spagna. I CDS (credit default swap) sull’Italia invece non sono mai calati, mantenendo livelli piuttosto elevati (circa 375 punti base).
Nel frattempo in parlamento si discute della manovra richiesta dalla Bce per ottenere in anticipo il pareggio di bilancio ma non si sa esattamente cosa stiamo facendo. Il mercato chiede due cose: riforme strutturali e taglio dei costi; se ne sta facendo forse mezza, ossia qualche taglio dei costi qua e la, senza come sempre andare a toccare i monoliti bizantini su cui ormai poggia la nostra Repubblica. Tra l’altro, alzi la mano chi ha capito in che modo andrebbe sostituito il contributo di solidarietà prima introdotto, poi eliminato, e poi introdotto in parte.
Ho ricevuto alcune email da colleghi stranieri che mi chiedevano in che modo esattamente il governo Berlusconi pensava di combattere l’evasione fiscale: pensavo di rispondergli di visionare il mitico film Amici Miei con il superbo Conte Mascetti alle prese con le sue “supercazzole”; purtroppo non esiste un corrispettivo di “Come se fosse Antani” in inglese o in tedesco, per cui oltralpe potrebbero non capire l’assonanza con l’attuale manovra del governo e mi son limitato ad un più moderato : “non è ancora del tutto chiara”.
Una delle poche persone che ha perfettamente capito la situazione europea è Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale: è necessario ricapitalizzare prima di tutto le banche (si vedano tra l’altro i problemi di liquidità delle tre maggiori banche francesi) per far fronte ai problemi dei debiti pubblici sovranazionali e della crescita che latita ed in secondo luogo porre fine al rischio contagio prima che si propaghi al cuore dell’UE innescando una crisi di liquidità catastrofica che farebbe impallidire la depressione del ’29 ed infine finalmente creare un Europa che ragiona in un’unica direzione.
Parole semplici ma efficacissime. Purtroppo fino ad ora inascoltate.
In questo articolo ho introdotto alcuni termini piuttosto tecnici, ma che ultimamente si sentono molto sui telegiornali o quotidiani: credit default swaps, spread, bund, rendimenti dei titoli di stato etc.
Prossimamente cercherò di spiegare ai lettori in parole semplici cosa si nasconde dietro questi termini strettamente finanziari ed perché questi termini sono cosi in voga al momento.