Altra finanzaCrisi e speculazione, adesso dobbiamo preoccuparci sul serio

Ecco perché le cose rischiano di mettersi davvero male

Alessandro Pala

L’Italia è ormai a tutti gli effetti sotto un pesantissimo attacco speculativo. Lo spread fra il BTP ed il Bund tedesco ha toccato stamane quota 347, vicinissimo alla soglia critica del 350 che da molti viene indicata come break point, in cui la crisi di fatto entra in una fase conclamata dato che il Paese Italia sarebbe, di fatto, tagliato fuori dai mercati.

Cosa significa in pratica? Significa che i rendimenti dei titoli di stato italiani salgono, e lo Stato italiano deve pagare ovviamente di più. Negli ultimi 3 giorni, lo spread è aumentato di piu di 100 punti. In soldoni, 100 punti in più significano circa 3,2 miliardi di interessi per quest’anno, e piu di 6,4 miliardi per il 2012.

Ancora più pratica? La famosa manovra di Tremonti, al centro di un pericoloso un tiro alla fune, copre all’incirca 40 miliardi. Come in molti hanno gia intuito, solo di interessi negli ultimi 3 giorni il 25% della manovra (che ancora non c’è) è di fatto evaporata.

Cattivi cattivi gli speculatori, cattive le agenzie di rating, cattive le banche di investimento. La realtà è che l’Italia è semplicemente il bersaglio piu solido, ma anche più facile da colpire fra i paesi periferici dell’Europa.

Il problema è che mai come in questi giorni, il concetto di Unione Europea come la conosciamo noi da circa 10 anni è in serissimo pericolo. Tornando al caso nostrano, l’Italia è ovviamente sotto un attacco di massa da parte degli istituti finanziari mondiali, ma la crisi è decisamente piu ampia.

In realtà nulla di particolarmente inaspettato, poiché era solo questione di tempo che dopo l’antipasto greco, gli squali mondiali si sarebbero buttati sulla portata principale. Avevo accennato qualche settimana fa che la mia paura più grossa era che l’Italia potesse superare la Spagna in quanto ad “appetibilità” verso i mercati finanziari. Certo, Spagna-Atene piange, ma Italia-Sparta non ride perché in questi giorni è di fatto attaccata ad una bombola di ossigeno.

Cosa può fare l’investitore medio? Di fatto poco o nulla. Una corsa agli sportelli potrebbe avere effetti devastanti, sia per l’investitore, sia per la credibilità internazionale che si sta provando a riguadagnare terreno.

Cosa può fare l’Italia? Praticamente tutto nel breve periodo. La manovra andrebbe approvata prima di subito, ed è una manovra che sembra davvero irrisoria vista la velocità in cui si sta muovendo il mercato in questi giorni.  E spero davvero che per una volta i due schieramenti facciano veramente fronte comune e che non si assista a patetiche scene greche, dove l’opposizione di destra (quella che ha truccato i conti per inciso) di fatto si opponeva ad ogni tenativo di austerity del governo.

La situazione è grave, ma non è irrecuperabile (per ora). Nel medio periodo son necessari tagli strutturali nel settore pubblico pesanti e difficoltosi; sono necessarie manovre drastiche per rilanciare la produttività della forza lavoro (una delle piu basse a livello mondiale) e aumentare la competitività dei prodotti nostrani, oltre a privatizzazioni e vendite di assets statali.  Certo è difficile guadagnare credibilità, quando maggioranza ed opposizione di fatto fanno fronte comune non appena si vanno a toccare i privilegi di qualche casta (vedasi voto sull’abolizione delle province). Davvero è possibile convincere un investitore straniero qualsiasi a scommettere sull’Italia, quando nemmeno il Presidente del Consiglio ed il “suo” Ministro delle Finanze riescono ad avere un piano comune?

Capitolo Europa : ed ecco perché penso che l’Europa si effettivamente sotto scacco, e debba muoversi di conseguenza per evitare lo scacco matto.

Grecia, Portogallo, Irlanda, ed ora Spagna e Italia sono solo l’avamposto di un esercito di terracotta. Parliamoci chiaro, fin dall’inizio della creazione della moneta unica si sapeva una cosa: cosi com’è l’Unione Europea non può sopravvivere. Basta riguardare i saggi scritti a cavallo di inizio secolo dalle maggiori Università americane per rendersene conto. Era un concetto chiaro anche ai piani alti di Bruxelles, ma finché le cose andavano bene, di fatto si è preferito far finta di nulla rimandando il problema, ed anzi additando i colleghi d’Oltreoceano come “menagrami” o “uccelli dell’malaugurio”.

In realtà non vi è malasorte, ma semplicemente un naturale svolgersi delle cose. L’Unione europea per sopravvivere ha bisogno di tre cose: unione monetaria, unione politica e soprattutto unione fiscale. Ad oggi, solo la prima ha preso vita, mentre siano ben lontani dal veder realizzate le altre due.

Il caso della Grecia è emblematico: in questi mesi non si è riusciti a trovare una soluzione comune e decisa alla risoluzione del default (di fatto) greco, e si è preferito navigare a vista, facendo piccole correzioni che poco servono (se non ad allungare tempi, che anzi dovrebbero essere ridotti). In pratica si è deciso di non decidere.  L’unione politica quindi per ora è un sogno.

L’allargamento della forbice fra i paesi periferici ed i paesi centrali è invece dovuto anche alla mancata unione fiscale, visto che ora non è più possibile adottare manovre monetarie (come le storiche svalutazioni della Lira) per riguadagnare competività.

Le manovre da fare, sia in ottica italiana che in ottica europea, son davvero tante e dolorose, ma vanno introdotte al piu presto. Lo scacco matto all’Euro è una realtà nemmeno tanto lontana; lo stesso spread francese contro il bund tedesco è aumentato. Ma è necessario agire. E bisgona farlo subito.

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