Firenze – A fronte di 250 sfratti al mese (e 5mila pendenti), 175mila famiglie in crisi abitativa, 3.600 alloggi Erp sfitti, la questione abitativa diventa la questione sociale del momento. Anche perché, se picchia duro in Toscana, non è da meno nell’intero Paese, dove i Tribunali di tutta Italia registrano dei dati riguardanti le richieste di convalide degli sfratti da allarme rosso: nel primo bimestre dell’anno, sono più di 25.000 le richieste di esecuzioni in Italia. Tornando in regione, dei 5mila sfratti pendenti a partire dal primo gennaio 2022 in Toscana, il 98% sono sfratti per morosità. Ad andare in morosità sono i nuclei famigliari che devono pagare metà del reddito nell’affitto. A questi dati si devono sommare tutte le esecuzioni bloccate durante il periodo pandemico: 5500 sfratti da eseguire in tutta la Toscana.
Così, Cgil Toscana e Sunia Toscana hanno deciso di prendere il toro per le corna e, a fronte di una dimenticanza della politica tale da mettere il tema in casa in fondo alle agende, ha riportato il tema in primo piano con l’iniziativa, svoltasi questa mattina nella sede della Cgil regionale, dal titolo “La Casa in Parlamento”. Erano invitati candidate e candidati toscani alle elezioni politiche del 25ottobre, alcuni in presenza, altri in videocollegamento. Sul luogo dell’iniziativa Emiliano Fossi e Federico Gianassi del Pd, Andrea Quartini di M5S, Francesca Conti e Salvatore Allocca di Up mentre, in videocollegamento, hanno partecipato Alessandro Cosimi di Iv-Azione e Andrea Romano del Pd. Mancavano i candidati del centro destra, non invitati per ragioni di ordine ideale, come ha spiegato Simone Porzio, ex segretario del Sunia, del Dipartimento politiche abitative della Cgil. Ai candidati è stata proposta la sottoscrizione di un decalogo, approntato dalle due organizzazioni, in cui si chiede l’impegno dei candidati a portare avanti le soluzioni individuate per contenere ciò che si sta mostrando uno dei problemi sociali più drammatici del momento. Si va dalla richiesta di finanziare “adeguatamente” nel bilancio 2023 il fondo per l’affitto e quello per la morosità incolpevole, all’istituzione di un Ministero per la casa, a somiglianza di molti altri paesi europei, al lancio di un piano strutturale per i prossimi anni che porti alla messa in atto di almeno 500mila alloggi. Il decalogo proposto dai sindacati è stato sottoscritto/condiviso dai candidati presenti all’iniziativa di stamani. Altri candidati che, ad ora, hanno aderito ai contenuti del decalogo sono: Caterina Biti del Pd, Vincenzo Ceccarelli del Pd, Stefania Saccardi di Iv-Azione, Arturo Scotto di Articolo1, Ilenia Zambito del Pd. Sono attese altre adesioni nelle prossime ore.
L’analisi del momento storico ha messo sotto i riflettori l’emergere di quella tenaglia drammatica che sta non solo riducendo alla disperazione le categorie più fragili della società, ma sta anche corrodendo a un ritmo allarmante la fascia media, in particolare se monoreddito e con figli: “Stipendi bassi e costi abitativi esagerati stanno innescando una spirale soffocante per un numero crescente di persone e famiglie, addirittura tra chi possiede la casa in cui abita, approfondendo il solco delle disuguaglianze che già gravano sul tessuto economico e sociale delle nostre comunità”, spiegano da Cgil Toscana e Sunia, che sollecitano la politica a rispondere: “Urge il ritorno a significative politiche di edilizia abitativa pubblica e il potenziamento degli interventi a sostegno dell’abitare sociale. Tuttavia, cambiamenti davvero significativi non potranno essere prodotti finché le amministrazioni resteranno prive di capacità effettive per contenere lo strapotere di cui la rendita dispone nel settore abitativo e nelle economie urbane. Interventi legislativi per dotare Regioni e amministrazioni comunali di capacità (e obblighi) di censire, distinguere, ed eventualmente limitare e regolamentare i diversi usi degli immobili privati in relazione alle necessità abitative e al mantenimento della sostenibilità d’insieme delle comunità, non sono più procrastinabili”.
“Riteniamo che bisogna ripartire dalla materialità delle condizioni di vita e di lavoro, dove la casa, insieme al sistema di protezione sociale scuola e sanità, è un pezzo significativo – dice il segretario della Cgil toscana Brotini – Spesso si sente dire che c’è un problema di risorse. In questo Paese ci sono 15mila miliardi sulla rendita immobiliare e finanziaria. In questo Paese si è votato in piena crisi un aumento strutturato delle spese militari. I dati emersi riguardano non gente che non vuole pagare l’affitto, ma gente che non può pagare l’affitto. Prima della crisi, in Toscana c’erano almeno 20mila famiglie con le condizioni per potere accedere auna casa popolare, e spesso non bastano dieci anni di attesa per ottenerla. Un altro problema insoppportabile e non lo sopporteremo, è quello che riguarda gli alloggi di risulta dell’edilizia popolare. siao arrivti a 3600 circa lloggi di riuslta dell’ediliza residenziale pubblica che non vengono risprtistinati e consegnati alle 20mila famiglie in attesa. In Toscana finora eravamo relativamente al sicuro dalle cosiddette occupazioni abusive degli alloggi vuoti, ci sono sentori che presto anche la Toscana potrebbe assistere a ciò che sta avvenendo da anni in altre regioni”.
“Quando si dice casa si pensa a un’ambito ristretto – dice Laura Grandi – mentre il tema tocca tantissime famiglie, nn solo quelle sottoposte a sfratti con forza pubblica, bensì anche quelle in disagio abitativo, ovvero quelle 175mila famiglie che pagano il 50% del proprio reddito per il canone. Con le bollette, sono 900mila famiglie che accuseranno, con il costo aumentato dell’energia, il disagio abitativo. Servono non interventi spot, case spot, ma di risorse dedicate, interventi e risorse annuali che dian alla casa la dignità di un diritto che rientra nel welfare sociale. Servono maggiori alloggi pubblici, ciò che risponde in modo migliore alle difficoltà delle famiglie è la casa popolare”.
Stefano Chiappelli, segretario nazionale del Sunia, ribadisce la necessità che la politica risponda con un impegno preciso, dal momento che la situazione del tema casa è drammatico. “Al costo affitti si aggiunge il costo dei servizi, rischiamo che in breve tempo i cittadini arrivno a pagare 2mila euro in più a causa dei costi delle bollette. Abbiamo definito 10 punti, per chiedere l’aumento dell’offerta pubblica in affitto, ovvero affitto sotenibile, con uun aumento dell’offerta pubblica e sociale. 500mila alloggi, non vuole dire costruzione, ma recuoero dei tanti alloggi sfitti, 3600 solo in Toscana. In secondo luogo, c’è la necessità di istituire, come in tutti paesi europei, il ministero per la casa, la programmazione elintervento delle politiche abitative necessita di questo passaggio”.
Da parte dei candidati, giunge non solo la condivisione e l’assunzione dell’impegno a sostenere il decalogo. Da parte della candidata di Up Francesca Conti, la richiesta di un rafforzamento dei punti, “tenendo conto che esiste un convitato di pietra, ovvero la rendita. Se non si tocca la rendita non cambia nulla. Per quanto riguarda il caro bollette, bisogna andare al punto: tassare gli extraprofitti, Unione Popolare propone la tassazione al 90%”. Tema centrale anche per Emiliano Fossi, che parla di allarme e bomba sociale, “che ci pone di fronte a sfide ed atti di coraggio. La grande sfida è quella di sitentizzare la protezione e le opportunità, ovvero come alimentare un processo di affrancamento delle persone. Rafforzamento di un sistema di welfare complessivo, che bisogna rimettere in moto. Il tema casa è collegato ad altri aspetti, come il lavoro precario, le politiche giovanili e sulle donne. Il punto è quello delle fragilità, che convogliano ormai anche le fasce medie, quelle fino ad ora in condizioni di “normalità”.”. Per Andrea Quartini, M5S, la casa è un diritto fondamentale e necessario, che serve garantire ricordando anche che, sul reddito di cittadinanza, “una quota parte, 150 euro su 750, sono destinate alle locazioni e chiedavamo che fossero destinate anche alle locaizoni per l’Erp. Come le nostre battaglie sul co-housing, rispetto soprattutto al silverhousing, i villaggi per gli anziani, di ci abbiamo un’esperienza straordinaria in Toscana, quello del centro sociale di Lastra a Signa. Perché non estenderlo, magari nelle grandi strutture pubbliche oggetto di riqualificaizone?”. Da Cosimi, Italia Viva, “La casa a pieno titolo nel welfare sociale? Assolutamente sì”. Inoltre, il sindaco di Livorno ricorda la ripartizione degli alloggi a dispoziione del Comune al 50% per le graduatorie e al 50% per gli sfratti.
Per Federico Gianassi, la richiesta di avere un ministero per la casa non è solo simbolica, ma concreta, in quanto serve per avere un interlocutore certo, su cui costruire. l’investimento pubblico sulle politiche abitative dà la possibilità di utilizzare fondi europei. Penso che il tema casa non può essere affrontato con una sola misura: si va dall’Erp alla fascia media che pur senza requisiti ad entrare in Erp soffre comunque. Quindi contributi affitto che hanno dato risposte, e housing sociale, oltre alla rigenerazioni urbane”. Per quanto riguarda le locaizoni turistiche, “sull’iniziativa veneta ho qualche perplessità, nonostante le specificità di Venezia. Tante città hanno gli stessi problemi, ma i Comuni non hanno potere di costruzione di strumenti che ad ora è lo stumento urbanistico”. Ricordando la proposta di legge popolare di Nardella, “serve istituire la destinazione residenziale urbanistica”.
Salvatore Allocca, ex assessore alla casa della Regione Toscana, spiega che da anni si sta assistendo a uno spostamento dal pubblico al privato, che rende impossibile poi al pubblico di agire. “Siamo di fronte alla necessità di fare una politica per la casa. In Italia abbiamo circa l’80% di propritetari, magari inchiodati a mutui venticinquennali. In Europa la quota degli affitti è infinitamente maggiore”. dunque, è necessario “modificare sostanzialmente la distribuzione della ricchezza, altrimenti possiamo firmare i documenti ma non avremo le risorse per poi attuarli”.