Firenze – “Il confine fra arte e vita dovrebbe essere mantenuto fluido, e forse indistinto, il più possibile”. Scrive Allan Kaprow nel 1965.
Il Museo Novecento a Firenze presenta un’importante antologica di Allan Kaprow dal 20 febbraio al 4 giugno 2020. Composta di circa quaranta opere, 20 dipinti su tela e 19 disegni su carta, la mostra “ALLAN KAPROW I will always be a painter – of sorts “ è la prima italiana dedicata al celebre artista poliedrico, protagonista degli Happening, degli Environment e precursore dell’arte concettuale e in particolare della performing art.
“Dopo Duchamp inventore del ready-made e Jackson Pollock padre dell’Action Painting, si deve a lui, sicuramente, uno degli atti più coraggiosi e rischiosi a livello artistico. – dichiara Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento – Nella sua rivoluzione c’era molto della felicità creativa e del desiderio di libertà che si manifesterà con il ’68. Una leggerezza che si esprimeva nel favorire la partecipazione del pubblico coinvolto nel processo artistico”.
Si deve a Karpow l’invenzione della parola “happening”, nel 1958, nel suo saggio “The Legacy of Jackson Pollock”. In esso afferma che l’arte e la sua immutabilità nel tempo dovevano essere dimenticate e che dovevano essere usati materiali deperibili. Reclama un’arte fatta di materiali di uso quotidiano come “vernice, sedie, cibo, luci elettriche e al neon, fumo, acqua, vecchi calzini, un cane, un film”.
Dopo Pollok e la sua ‘action painting’ sarà Kaprow a modificare ulteriormente il concetto di pittura dove l’artista-autore e il pubblico finivano per compiere insieme un’esperienza artistica coinvolgente ma soprattutto unica.
Così, Allan Kaprow, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, abbandona l’arte pittorica tradizionale e inizia a realizzare azioni interattive ed effimere, tra performance, teatro, danza e arti visive, che coinvolgono persone, ambienti e materiali. Aveva compreso che un dipinto poteva abbandonare la parete ed entrare a far parte dello spazio e della vita reale.
“Nelle mie opere – afferma l’artista, nato ad Atlantic City nel 1927 e deceduto a Encinitas nel 2006 – avevo cominciato a mettere in luce quello che, anche allora, era un atteggiamento pluridimensionale verso la pittura. I quadri che dipingevo non erano “quadri” e basta: erano soldatini di piombo alla guerra; erano la mia ragazza in un angolo e io in un altro; erano strutture musicali, racconti letterari, etc. Erano, in poche parole, tutto ciò che può esserci sotto il sole. Quindi i miei dipinti apparentemente “astratti”, astratti non lo erano per niente”.
La mostra al Museo Novecento si apre con i disegni, legati al respiro, introdotti da un’azione performativa. Nella parte centrale ci sono i dipinti realizzati da Kaprow fra il 1954 e 1956 con soggetti legati al suo studio e alla città e si conclude con alcuni lavori degli anni ’40 e ’50 dove prevale il colore.
“ALLAN KAPROW I will always be a painter – of sorts”, è a cura di Sergio Risaliti e Barry Rosen, promossa dal Comune di Firenze e realizzata in collaborazione con Allan Kaprow Estate e Hauser & Wirth.
Collateralmente gli artisti Jacopo Miliani e Elena Mazzi sono stati invitati a progettare due ulteriori reinvention di FLUIDS che si svolgeranno all’esterno del Museo rispettivamente il 4 aprile in alcune piazze del centro storico e il primo maggio alla Manifattura Tabacchi.
In foto:
Ritratto seduto
Allan Kaprow
Photographer unknown
Courtesy Allan Kaprow Estate and Hauser & Wirth
Allan Kaprow
Figures in Yellow Interior
1954
Photographer Jon Etter
Courtesy Allan Kaprow Estate and Hauser & Wirth