Allah è grande, la nostra Civiltà anche di più

diritti_e_religione.htm_txt_simboli_religiosiAlcuni punti, volutamente scritti facendo scorrere le ore caldissime della paura, dell’angoscia, dello sdegno e del dolore dopo i fatti di Parigi, ma non troppe perché non risentano ancora, inevitabilmente, dell’enorme ondata emotiva che stanno provocando in tutto il mondo.

Punto primo: l’Occidente si deve liberare una volta per sempre del perenne complesso di colpa, retaggio dell’egualitarismo forzato degli anni ’70, per le vicende che succedono prevalentemente nel cosiddetto Terzo Mondo o comunque nei Paesi in guerra. Addossandosi tutte le responsabilità geopolitiche del pianeta. Necessita riprendere in mano i libri di storia dell’umanità per capire che le aree in cui si è diffusa la cultura greco-romana e giudeo-cristiana, che hanno dato origine al liberalismo ed alla democrazia (con tutte le loro degenerazioni ed imperfezioni) sono economicamente le più sviluppate e godono come nessun’altra dei livelli maggiori di libertà, giustizia, uguaglianza. Difficilmente si tratta di pura casualità.

Punto secondo: anche questo lo andiamo ripetendo da anni. E’ ipocrita scendere in piazza con le bandiere arcobaleno ad ogni razzo israeliano sulla striscia di Gaza e mantenere al contempo l’atteggiamento delle tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) davanti ad una delle più grandi persecuzioni della storia umana, quella ai danni delle comunità cristiane, con la scomparsa di simboli atavici e città antichissime, che si sta procrastinando da decenni almeno in due terzi del pianeta. E che secondo recenti stime degli organismi internazionali, ha già contato centinaia di migliaia di vittime. E’ semplicemente suicida: là sono le nostre origini; da là nasce ciò che oggi siamo.

Punto terzo: le nostre amministrazioni ma anche le nostre parrocchie devono sollecitare (magari in modo anche “vivace”) la reazione non a traino delle più o meno ben inserite comunità islamiche e spronarle a prendere spontaneamnete distanze siderali da chi massacra innocenti in nome del loro dio, che sta diventando agli occhi dell’opinione pubblica, una divinità dell’orrore. Come quelle della prime culture mesopotamiche e delle culture dei nativi sudamericani. Qualsiasi altro atteggiamento silenzioso è fortemente sospettato di malcelato compiacimento davanti alle tragedie che ci colpiscono.

Punto quarto: il linguaggio. Chiamare queste bestie assassine (Papa Francesco ha definito il quadro “non umano”, cioè inumano, o peggio antiumano, “bestiale”, che nell’accezione teologica è uno degli appellativi del Diavolo, naturalmente per chi ci crede) quali appartenenti allo “Stato Islamico” si legittima terminologicamente un’organizzazione criminale. Ma anche l’uso pusillanime degli “ismi” in chiave edulcorante, è del tutto sbagliato. Non è “terrorismo islamista”. Ma sono terroristi sedicenti islamici. Ripetiamo: terroristi sedicenti islamici.

Punto quinto: i social media abbondano di frasi e commenti, anche di esponenti della locale cultura mainstream, insensate e “deficienti” (nel senso etimologico, cioè mancanti di un’analisi contestuale e approfondita). Il punto centrale, dopo i fatti di Parigi, non è la strumentalizzazione inevitabile degli “sciacalli”. Ma la sicurezza della gente. E quella che deve garantire la politica. Accoccolarsi nel letto inesauribile del limo che fertilizza il buonismo (in gran parte responsabile dei fenomeni di razzismo, xenofobia e islamofobia) di tutte le stagioni, di tutte le età e tutte le tasche, non fa che consegnare voti a pioggia a quei concorrenti di destra veri o presuntamente radicali che si vorrebbe tacciare. Come si fa a non capirlo?

Punto sesto ed ultimo: i teologi cristiano ortodossi (più “vicini” ai testi antichi e che non hanno avuto l’ammodernamento dei vari Concili cattolici) lo insegnano. L’Islam è sostanzialmente un’eresia del Cristianesimo. Non esiste pertanto un Islam moderato e non potrà mai esistere fino a quando una profondissima Riforma interna non scinderà laicamente la legge di Dio da quella dell’uomo e si utilizzeranno le tecniche multidisciplinari per leggere “spiritualmente” e simbolicamente i libri rivelati, in questo caso il Corano. Esistono invece islamici e loro leader moderati, coi quali e grazie ai quali in passato sono state possibili anche lunghe forme di convivenza pacifica e fruttuoso sviluppo sociale.

Solo con questi presupposti, rispettosi delle esigenze degli altri ma anche consapevoli della nostra grandezza, cui aspirano giustamente gli uomini e le donne di buona volontà di gran parte del mondo ed a cui le “bestie” di cui sopra guardano con orrore perché incapaci di comprendere, le profezie fallaciane (forse) resteranno fallaci.

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