Firenze – In questa stagione dei cento fiori teatrali tocca ora al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino mostrare risultati di quell’importante progetto regionale che si chiama la residenza artistica multipla (T.R.A.M.), volta alla produzione culturale legata al territorio.
Il programma che presentano tre realtà territoriali di teatro e di danza (Attodue, Company Blu e Associazione Teatro della Limonaia) che hanno dato vita a un Teatro di residenza artistica multipla si intitola Crossing Doors e dal 4 novembre al 16 dicembre propone dieci spettacoli “che inseguono le tracce di esperienze umane, artistiche e culturali – come è stato detto alla presentazione – lavori teatrali e coreografici che indicano la soglia, ciò che ci separa e/o ci accomuna dalla percezione della realtà”.
Apre “Scene di libertà” di Jan Friedrich messo in scena dalla Compagnia Pilar Ternera, sulla crisi pisco-affettiva dei ventenni di oggi, chiude “Un figlio del nostro tempo” tratto dall’omonimo romanzo di Odon von Horvarth , con la regia di Patrice Bigel, che racconta il percorso inziatico di un giovane disoccupato che spera di trovare una vita migliore arruolandosi nell’esercito.
In cartellone interessante la proposta di Francesco Mancini “Bloodymary” in prima nazionale con la regia di Massimo Conti allegoria noir della condizione femminile (produzione AttoDue) e, nell’ambito del progetto di residenza artistica, “Vegetale a chi?” pezzo basato su uno scritto di Stefano Mancuso messo in scena dalla compagnia Fika contemporanea danza frutto di un’indagine che si ispira all’intelligenza vegetale, alla capacità di adattamento e di trasformazione delle piante.
Crossing doors, attarversando porte – spiega Silvani Panichi di AttoDue – “nei due sensi possibili, per entrare e chiuderci dentro, cercando di isolare un esterno che non vogliamo più interpretare o sopportare, o forse per uscire per continuare a fare quel viaggio di conoscenza che ci rende umani”.
Foto: Bloodymary