Le coop della Lega ci mettono da decenni del loro, affrontando bilanci anche difficili ma la storia di Telereggio è difficilmente sintetizzabile. E legata a doppio filo al contesto socio-politico della provincia reggiana. Il suo fuoco di fila è ancora di quelli che contano nonostante la belle époque sia piuttosto lontana. Per la crisi complessiva e per quella specifica che ha coinvolto, specie dopo il digitale, le tv in genere. Anche nell’un tempo inossidabile Telereggio hanno dovuto ricorrere agli ammortizzatori sociali, come d’altronde fa da anni l’altra tv reggiana concorrente.
Basti pensare al parterre d’onore dell’altro giorno, quando al taglio inaugurale della nuova sede (a Corte Tegge in uno stabile della coop Boorea) una carica di 350 invitati tra autorità, dipendenti attuali e passati e clienti vari, hanno fatto da cornice umana all’evento mediatico. Tra loro, tutta o quasi la Reggio che conta, a partire dal ministro Graziano Delrio per arrivare all’ex premier Romano Prodi (ancora avvelenato per i 101 franchi tiratori che l’hanno impallinato sulla strada verso il Quirinale). In mezzo, amministratori, parlamentari, prefetti, questori, rappresentanti delle forze dell’ordine, dell’associazionismo produttivo e della stampa nazionale. Insomma tutti e tutto quanto fa reggiano vip in casa propria e oltre.
“Da queste parti si dice che se alle 19.30 la tv non è sintonizzata su TG Reggio vuol dire che non c’è nessuno in casa”. Così il presidente di Telereggio Angelo Lepori ha gongolato durante il suo intervento. Forse più realisticamente, può anche darsi che l’utente sia semplicemente sintonizzato altrove nella odierna ramificazione del cavo che ha centuplicato l’offerta rispetto a prima. In realtà un’autoreferenzialità piuttosto stonata in un’azienda comunque importante, si è via via mitigata anche grazie alla presenza della concorrenza che ben prima della caduta del muro ha cercato di rompere un monopolio in contrasto col mercato e col necessario stimolo ai miglioramenti reciproci.
Gran cerimoniere l’ad Paolo Bonacini (che nel ’97 ha sostituito Paolo Pessina alla direzione). Presente per una comparsata anche il primo direttore, Pier Paolo Cattozzi, edizioni 1974. Come un monumento: sono state annunciate anche visite guidate per la popolazione nel nuovissimo quartier generale di via Buozzi.