Milano – A chi ha qualche dubbio sull’effettività e importanza della svolta che il Governo Renzi sta compiendo sul terreno delle politiche del lavoro basti questa osservazione: per la prima volta nell’ultimo mezzo secolo, in Italia, la crisi occupazionale di una grande impresa – Alitalia – viene affrontata con uno strumento diverso dalla Cassa integrazione.
Invece di “mettere i lavoratori in freezer”, come abbiamo sempre fatto fin qui (crisi Alitalia del 2008 compresa), invitandoli ad aspettare un lavoro piovuto dal cielo, o meglio la pensione, per la prima volta attiviamo subito lo strumento giusto: un’agenzia specializzata scelta liberamente dallo stesso lavoratore interessato tra quelle accreditate, obbligata mediante un contratto di ricollocazione a fornirgli assistenza intensiva, in cambio di un voucher regionale pagabile soltanto a reinserimento ottenuto e dell’impegno del lavoratore stesso a fare tutto il necessario, affiancato da un tutor competente.
Una circostanza molto importante: questa scelta è stata determinata anche dalla non disponibilità dell’imprenditore straniero che rileva l’impresa in crisi – Etihad – a prestarsi al rito tutto italiano del mascheramento della disoccupazione di mille ex-dipendenti con l’intervento straordinario della Cig. Tra i costi non contabilizzati dell’abuso di questo strumento va annoverato anche quello di contribuire alla non trasparenza del nostro sistema di relazioni industriali e quindi alla sua chiusura agli investitori stranieri. Finalmente si incomincia a voltar pagina.