Matteo (Salvini), mi raccomando: il canone RAI. Hai promesso in campagna elettorale di toglierlo e ora sei già passato dall’abolizione alla diminuzione. Va bene, le cose vanno così, non viviamo su Marte, un conto è la campagna elettorale e altra faccenda è governare, però torniamo a noi: vogliamo abolirlo o almeno ridurlo drasticamente?
Che io non capisco.
Non capisco perché devo pagare una cosa che non guardo. Mettetemi pure un congegno nella tv, controllate quante volte mi sintonizzo sulle reti RAI. Mai. Se non per le partite di calcio della Nazionale (non tutte, solo quelle un minimo importanti) o per le prime due serate di Sanremo, le altre no grazie. Fatemi un preventivo: tre partite di calcio e due serate di Sanremo all’anno quanto fa? Quanto vi devo? Perché devo pagarvi anche quello che non guardo?
Non capisco.
Già fatico a capire perché faccio la raccolta differenziata e vengo premiato pagando la tassa rifiuti; se pago la tassa, i rifiuti voglio essere libero di abbandonarli per strada e mischiarli come meglio credo, lanciarli dal balcone ai cinghiali. Idem il canone: se sono costretto a pagarlo voglio essere chiamato una volta a settimana da un funzionario RAI, che mi chieda cosa più mi aggrada e a che ora, poi voglio anche un canale interamente dedicato al wrestling, uno al Perugia Calcio con partite in diretta e un altro a Totò. E poi smettetela con fiction, repliche d’estate, ballerini sotto le stelle, imitatori tali quali e anziani canterini falsamente illusi, non se ne può più, non posso pagare per delle robe del genere.