Cosa vuol dire “città delle relazioni”?
E' un modo, un punto di vista di guardare alla città come insieme e sede privilegiata di relazioni. Del resto, avere un punto di partenza presuppone una scelta fra i vari punti di vista con cui si può guardare una città, secondo una prospettiva che può essere economica, funzionale, gestionale ecc. La partenza è importante, perché la stessa capacità di gestione concreta delle criticità ne viene fortemente influenzata, soprattutto dal punto di vista delle scelte delle priorità. Non solo, anche dal punto di vista della tendenza generale da dare alla macchina amministrativa. Ritengo seriamente innovativo il punto di vista che abbiamo scelto come gruppo “costruttore” del progetto per Firenze (Manifesto Da ora in poi. Per la felicità pubblica, www.daorainpoi.it) di cui sono promotore e rappresentante, perché porta a una serie di scelte concrete coerenti con il presupposto iniziale. Che è: valorizzare le relazioni. E che, come è quasi banale dire, non esclude gli altri punti di vista, ma li rende coerenti fra loro. Mi preme anche aggiungere che, come spesso accade, i cittadini sono molto più avanti rispetto alla elaborazione politica "istituzionale". Proprio a Firenze infatti si stanno svolgendo esperienze molto interessanti e con esisti positivi sulla gestione "solidale" dei condomini. Il principio è semplice: mettere in relazione competenze e saperi dei condòmini, attuare una sorta di "scambio" e connessione fra i soggetti accomunati dal fatto di risiedere nella stessa struttura e arrivare a una gestione che mette a disposizione della comunità le conoscenze e il "saper fare". Un perfetto esempio di valorizzazione delle relazioni.
Un concetto complesso che deve pur essere declinato nel concreto di una amministrazione cittadina
Certo, anzi, il bello è proprio la capacità di dare risposte innovative nel campo concreto (anche) dell''azione amministrativa. Ad esempio, riferendomi a cosa voglio fare la mattina dopo che mi svegliassi sindaco, convocherei tutti i cinquemila dipendenti comunali per spiegare loro come intendo portare avanti una vera trasformazione della città, anche a livello amministrativo. E sa perché vorrei essere io a spiegare tutto davanti a loro? Perché sono ben consapevole che, se lo spirito del progetto non viene ben compreso, insieme ai suoi terminali concreti, non sarà possibile realizzarlo. Vorrei fare capire ai lavoratori del Comune che con loro possiamo dare davvero vita alla città delle relazioni, con il loro impegno e aiuto, e solo così possiamo partire. Le vorrei raccontare un episodio. Mi trovavo per strada a chiacchierare insieme a un amico, quando una signora si accosta e chiede all'altra: “Sai che ci sono le primarie?” “Ah sì? Ma tanto fanno che vogliono”. Ecco, vorrei cambiare proprio questo modo di pensare. E per farlo, è necessario passare dall'assolutismo amministrativo (tale è infatti la percezione più comune della macchina amministrativa e dei suoi conducenti) alla condivisione amministrativa.
Insomma, in concreto cosa chiederebbe ai suoi amministrati?
E' semplice: il primo passo è quello di costruire un sistema di regole che agevolino e caldeggino la partecipazione dei cittadini nel “fare le cose”. Il succo è: dare l'occasione ai cittadini di gestire beni comuni, che possono essere beni pubblici o beni privati con finalità pubbliche, ad esempio. Per beni comuni intendo tutto ciò la cui funzione è percepita come interesse generale. Concretamente: aree verdi, spazi dedicati alla socialità e alla cultura. E perché no, anche immobili.
Una sorta di rivoluzione dalle fondamenta …
Forse. Però non siamo i soli: ad esempio, Bologna ha approvato proprio in questi giorni un regolamento che sostiene e incentiva la condivisione concreta da parte della cittadinanza all'azione amministrativa del Comune. Credo molto nelle possibilità concrete di questo progetto, che ritengo inclusivo e capace di dare soluzioni concrete su misura per i problemi cui pongono rimedio. Un modo di vedere le cose che ha agganci anche con altre esperienze fiorentine, ad esempio sul capitolo delle smart cities. Ecco, se diventassi primo cittadino di Firenze, mi metterei subito in contatto con questa associazione e vorrei esaminare i progetti cercandone uno per partire subito. Per tornare sul concreto: fra i punti che abbiamo nel nostro progetto cittadino, uno è proprio quello che riguarda “l'Ufficio della Socialità”. Una sorta di sportello a corsia preferenziale che mette in contatto azione amministrativa e capacità creativa dei cittadini, chi immagina le soluzioni e la macchina tecnica per attuarle. O perlomeno per valutarne la fattibilità.
Come risponde un primo cittadino con questi presupposti culturali rispetto ad esempio a un tipico problema fiorentino (e di qualsiasi città italiana) come la mobilità e i trasporti?
Posso risponderle col titolo del punto del progetto che riguarda questo tema? Firenze a misura di passi e pedali. Cosa significa? Molte cose. Ad esempio, terminare al più presto la tranvia, potenziarne le immense possibilità, un deciso no al ventilato sotto attraversamento della città da parte della rete tranviaria, anche perché Firenze è delicata e non può sopportare un ulteriore carico di questo genere nel sottosuolo, visto l'impegno gravoso che sopporterà con il sotto attraversamento della Tav. Corsie protette per pedoni che raggiungano tutta la città, piste ciclabili protette, e finalmente anche la realizzazione di quella rete di parcheggi scambiatori che dovevano dare respiro ai quartieri cittadini portando le persone a lasciare l'auto e andarsene tranquillamente in tranvia o con navette bus o, perché no, quando possibile, in bici. Dal momento che un altro passo importante che proponiamo nel progetto è la costituzione di un bike sharing pubblico, non appaltato alle multinazionali della pubblicità come si è fatto in alcune città.
E le scelte su educazione e scuola?
Prima la finalità: rendere la scuola un corpo interno del tessuto cittadino. E dunque, aggiungere ancora elementi all'offerta formativa aggiuntiva, che a Firenze è comunque molto ampia e speciale, pensiamo solo al progetto “Le Chiavi della Città”. Un potenziamento che potrebbe passare ad esempio anche attraverso una proposta urbanistica, vale a dire costituire una “città dell'apprendimento” sul tipo della città della scienza a Napoli, in cui apprendimento, divertimento, esperienza vanno di pari passo. Dove? Da decidere. Ma senz'altro i cosiddetti grandi contenitori vuoti cittadini potrebbero in questo caso offrire ottime soluzioni …
Mi sembra che si stia arrivando dritti dritti al problema dei problemi, in questo momento di vacche magre, in particolare per le amministrazioni comunali. Imu, Tasi: sono nomi che fanno venire i brividi ai cittadini.
Di una cosa sono certo: non è pensabile gravare ulteriormente sulle tasche dei fiorentini. Del resto, possiamo mettere in campo due elementi di cui s'è parlato tanto, più che usufruirne: razionalizzazione delle risorse, che non vuol dire tagli ma ad esempio valorizzazione delle competenze interne già acquisite, e accurata individuazione delle priorità. Basteranno? Intanto facciamole. No?