Firenze – Una lettera in cinque punti è stata inviata, il 28 novembre scorso, dunque poco più di un mese fa, dalla sezione fiorentina dell’Associazione Italia Nostra e dal Coordinamento Cittadino Tutela Alberi (CCTA) all’amministrazione. Ad oggi, nessuna risposta.
La lettera riguarda uno dei temi caldi dell’amministrazione, vale a dire il verde urbano e la gestione delle alberature. “Un tema di particolare delicatezza – sottolinea lo studioso di giardini storici, professor Mario Bencivenni, che fa parte sia dell’una che dell’altra associazione – perché riguarda il futuro della città e dei suoi cittadini”.
Le cinque richieste inviate al sindaco di Firenze, al presidente del Consiglio Comunale di Firenze, a quello della Commissione Ambiente del Comune di Firenze e a tutti i gruppi consiliari comunali, sono molto puntuali e toccano anche la questione, sempre aperta, dell’attuazione di “quanto previsto dalla legge 10/2013”.
E’ infatti la stessa legge che offre gli strumenti per assolvere alle richieste dei cittadini, mediante la sua applicazione. “I principi cui ci richiamiamo – dice il presidente di Italia Nostra Firenze, Leonardo Rombai, che firma la lettera – sono per l’appunto quelli previsti dalla detta legge, che riguardano la garanzia di trasparenza e coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni ambientaliste stabiliti dalla normativa. Poiché riteniamo che tali richieste siano state completamente disattese, le riformuliamo in modo più puntuale, in attesa di una tempestiva risposta”. Risposta che, come abbiamo riferito, a distanza di un mese ancora latita.
“E’ scandaloso – dicono i rappresentanti delle associazioni che hanno sottoscritto le richieste – che a distanza di un mese l’amministrazione non abbia ancora risposto”. Del resto, non è certo la prima volta che l’associazione ambientalista avevano posto il problema a chi governa la città. Nel settembre 2017, nel corso di una conferenza stampa, all’amministrazione era stato richiesto, “dopo la prima grande estate di abbattimenti”, abbattimenti solo degli alberi veramente pericolosi, discussione condivisa sulle linee guida della manutenzione delle alberature, trasparenza degli atti e l’apertura di un tavolo tecnico con associazioni ambientaliste, cittadini e chi ha competenze per discutere sul tema. Iniziativa che cadde nel vuoto. “Perché non rispondono ai cittadini? – è la domanda – si può accogliere o respingere quanto proposto, ma rispondere…”. “Disattendendo la legge 10/2013 – aggiunge il presidente di Italia Nostra fiorentina Leonardo Rombai – che prevede che in tutte le fasi ci sia trasparenza, partecipazione e condivisione dei cittadini”. Dallo studio, progettazione e gestione del verde. Una legge di 5 anni fa che a tuttora, dicono da Italia Nostra, è a Firenze completamente disattesa.
Il problema, dice Bencivenni, è che sembra che per l’amministrazione l’unico punto da cui guardare al tema sia quello della sicurezza e della pericolosità delle alberature. “Stanno facendo fuori tutti i pini domestici della città – spiega – l’unico caso “positivo” è quello di piazza della Vittoria, pur con un grosso deficit di alberi rispetto a quelli esistenti.
Le richieste indirizzate all’amministrazione cittadina sono molto concrete e circostanziate. In primis, con riguardo alle alberature del Comune di Firenze, interessate anche recentemente da consistenti abbattimenti e interventi di sostituzione, i cittadini chiedono intanto che la mappa delle alberature esistente presso la direzione Ambiente-Servizio Verde Urbano e Giardini sia messa in rete civica “con modalità accessibili a tutti i cittadini dotati di computer con pacchetti di software correntemente in uso”,ma anche che, sul numero identificativo di ogni singola alberatura, sia possibile aprire la relativa scheda/finestra contenente tutti gli atti amministrativi riguardanti il singolo albero”. Dunque, come spiegano da Italia Nostra e CCT, “ordini di servizio per potature o abbattimento, reimpianto, e documentazione relativa alla valutazione dello stato fito-sanitario dell’albero (VTA o altre prove strumentali. Non solo. La richiesta di fruibilità dei dati riguarda anche “gli appalti per l’esecuzione degli interventi tramite personale esterno all’Amministrazione”. Impossibile? Affatto, rispondono i cittadini, dal momento che questo strumento, come dimostra per esempio lo Stradario storico amministrativo già da alcuni anni messo in rete e facilmente utilizzabile da chiunque, non presenta particolari problemi tecnici. Tant’è vero, rilanciano ancora, che “chiediamo che entro lo scioglimento di questa consiliatura si proceda alla sua realizzazione”. Inoltre, più trasparenza anche in occasione di interventi sulle alberature, nel qual caso Italia Nostra e CCTA chiedono venga esposta in evidenza, oltre alla segnaletica relativa al divieto di sosta o altro, copia dell’ordine di servizio o determina dove siano descritti gli interventi effettuati.
Un altro punto fondamentale, che riguarda la condivisione con la cittadinanza dell’attività in merito a verde urbano e alberature (principio stabilito nella legge 10/2013), attiene al testo, in corso di approvazione, del “Disciplinare attuativo del Regolamento del Patrimonio arboreo della Città”. Lo strumento è stato presentato nel convegno tenutosi il 21 novembre scorso in Palazzo Vecchio per la “Giornata nazionale degli Alberi” dal Dirigente del Servizio Parchi, Giardini e Aree Verdi, arch. Luca Gentili ed è uno stumento della massima importanza per il futuro del verde e degli alberi cittadini. Per tutto ciò, Italia Nostra a e CCTA chiedono “di poter presentare le nostre osservazioni in proposito”.
Del resto, dicono i rappresentanti delle associazioni firmatarie della lettera, il problema non è affatto nuovo, dal momento che “le scelte strategiche e gli interventi conseguenti sul verde urbano ad oggi attuate dall’Amministrazione non sono state minimamente condivise con i cittadini (ma solo ed esclusivamente con gli ordini professionali individuati discrezionalmente dall’Assessorato all’Ambiente)”, senza d’altro canto essere portate avanti all’interno di un Piano del Verde urbano, secondo quanto richiesto dalle leggi sul governo del territorio e dalla legge 10/2013. Dunque, la richiesta: “Chiediamo che in tempi rapidi si avvii un percorso partecipato di redazione ed approvazione del Piano del Verde urbano”.
Piano del Verde Urbano che sarebbe fondamentale anche per dare una direzione a due punti fondamentali: l’utilizzo delle speci, e l’impianto della strategia per il futuro, che riguarda anche, per esempio, la durata delle alberature, vale a dire dei ricambi. Due aspetti ben legati, che tuttavia sembra vengano affidati, ad ora, “a una attività affidata al giorno per giorno”. E pare naturale che senza avere linee e direttive, stabilite con discussione, condivisione e partecipazione e passando per il consiglio comunale, risulta molto difficile decidere dove andare nel futuro. Perché di questo si tratta: della città futura.
E a proposito di futuro e dell’aspetto che avrà Firenze negli anni a venire, nel convegno citato, è stata presentata un’altra linea di pensiero, che gode di grande credito e sostegno anche presso importanti docenti universitari e che sembra avere molta presa sull’amministrazione. Semplificando, quest’altra linea teorica, che guarda al Nord Europa e in particolare al mondo anglosassone, si basa su due assunti: rinnovamento delle speci, vale a dire stop con le speci ereditate dal passato che sono “obsolete” e “sbagliate” nel contesto urbano modificato in cui ci troviamo a vivere, e abbassamento del cosiddetto “ciclo di rinnovo”, che passa da 60-80 anni a 20-40 anni.”La scelta delle piante – spiega Lorenzo Orioli, agronomo, del CCTA – esotiche o autoctone, mediterranee o di tradizione paesaggistica toscana, e la riduzione del ciclo a vent’anni con un tasso di rinnovamento elevato, ha lo scopo di “modellizzare”, in giro per il mondo, un tipo di gestione del verde. Per intendersi, è come le grandi catene internazionali: il fast food si trova da tutte le parti del globo. Allo stesso modo, siamo di fronte a una modellizzazione della gestione urbana: a Firenze come a New York, come a Boston, in cui lo scopo è economicistico: risparmiare il più possibile in termini di mancanza di manutenzione”. Si risparmia sui costi di gestione, insomma: peri giapponesi contro pini, piante più piccole, maneggevoli, con ciclo vitale più breve. Meno costi, poi si ricomincia tutto da capo. A New York, Boston o Firenze. A chi giova, verrebbe da chiedersi, anche perché il taglio dei costi, se è vero che nell’immediato si vede, è da dimostrare sia duraturo. E da svariate parti il dubbio è che tutto ciò venga incontro agli interessi dei produttori e dei manutentori, in particolare ricordando che si tratta orma di attività quasi completamente esternalizzate, anche in seguito allo smantellamento dell’Ufficio del Verde avvenuto in Palazzo Vecchio nel corso degli anni ’90. “Il vero problema – conclude Orioli – è l’applicazione di un modello, che magari va bene per tipologie urbanistiche e ambientali completamente diverse, fuori contesto. Senza rimarcare che con gli alberi non vale il principio che uno vale uno”. Insomma, abbattere 10 per reimpiantarne 10 non vale. Ma neanche 10 a 15.
Un altro obbligo di legge incombe negli ultimi tre mesi di vita del governo cittadino, ormai a scadenza di mandato. Infatti entro la scadenza del mandato, il sindaco deve redigere e presentare, ai sensi della legge 10/2013, il Bilancio del verde relativo al periodo della sua amministrazione. Su questo punto le associazioni inoltrano una ferma richiesta che “le modalità di redazione di questo documento siano discusse e indicate dal Consiglio comunale”.
Infine, la lettera si conclude con la richiesta, a tempi brevi, della convocazione di una Commissione Ambiente aperta ai rappresentanti delle Associazioni, “per illustrare in modo articolato le richieste sopra riportate, che riteniamo siano in gran parte di interesse e competenza del Consiglio Comunale”.