Al via la quinta edizione del Festival Seta a Prato

Dal 3 al 5 ottobre, dunque nella sede del Museo del Tessuto di Prato, i Dialoghi

Prato – Non è un caso che il «Festival Seta. Dialoghi sulla Cina Contemporanea», giunto alla sua Quinta edizione nasca a Prato,(“Se non qui,dove?”,affermò in una precedente edizione un noto giornalista pratese ), la città toscana nella quale si trova la più grande Chinatown d’Italia. Un insieme di strade e vicoli a ridosso delle vecchie mura del centro storico affollate di orientali e che,per la ricchezza di insegne dei negozi, scritte in cinese mandarino, e di lanterne rosse disseminate quasi ovunque,raccontano la storia di un popolo originario del Zhejiang. Una regione della Cina meridionale e in particolare dalla città di Wenzhou, balzata agli onori della cronaca mondiale perché fu isolata nel 2020 al fine di contenere il rischio di contagio da Coronavirus 2019-nCoV. E che qui in via Pistoiese ha messo profonde radici con i propri usi,costumi e prodotti gastronomici “made in china”tanto che,chiunque passi di là, ha la sensazione di non stare nemmeno in Europa. Un tradizionale appuntamento di  inizio autunno,ideato da Matteo Burioni dell’associazione Orientiamoci in Cina patrocinato dalla Regione Toscana e dal Comune di Prato, a cui partecipano studiosi,giornalisti, docenti universitari ed accademici italiani e stranieri per fare il punto sulle relazioni internazionali della Cina con i governi dell’Europa, della Russia, degli Stati Uniti, e dei Paesi dell’area Indo Pacifica. Con uno sguardo approfondito sull’economia, la politica, e le nuove  tendenze in campo letterario e musicale del paese asiatico che, per volontà del suo presidente Xi Jinping, si presenta oggi al mondo con una nuova veste, quella di “impero benevolo” oltre che di coesione in un mondo caratterizzato dall’ingerenza americana. Così infatti egli dichiarò lo scorso ottobre al terzo forum dedicato alle “Nuove vie della seta”. E lui stesso si propose quale difensore di «un’economia globale aperta, un deciso oppositore di «sanzioni unilaterali , di coercizione economica, decoupling e interruzione della catena di approvvigionamento». Affermazioni che Xi Jinping indirizzó agli Stati Uniti ma anche ai governi europei, che sempre più spesso ricorrono  alla strategia delle sanzioni,creando un vero e proprio “disordine globale”. 

Dal 3 al 5 ottobre, dunque nella sede del Museo del Tessuto di Prato,che ospita il Festival sin dalla sua prima edizione, si affronteranno,alla presenza di un pubblico eterogeneo cresciuto negli anni,ma non necessariamente cinese, temi che trattano delle ricchezze concentrati nelle mani di pochi, delle disuguaglianze di genere, ecologiche, sociali,di stagnazione secolare,di forti migrazioni, e degli attuali conflitti,che rischiano di trasformarsi in nucleari. Ma anche di opportunità come il tema dell’insegnamento e della didattica della lingua cinese che per la scuola  pratese è attualmente un fronte aperto.

Ovviamente tutto il Festival Seta ruota intorno al colosso asiatico che i cinesi  chiamano Zhongguo «paese di mezzo» e anche Zhonghua «fiore di mezzo»: realtà affascinante, e allo stesso tempo complessa ed attrattiva perché consente di allargare lo sguardo alle pressanti sfide di casa nostra. Come già accaduto nelle precedenti edizioni anche quest’anno la tre giorni di Seta comincia con un viaggio immaginario. Un omaggio  alle vie di comunicazione, antiche e moderne che hanno unito da sempre popoli e culture diverse. E che in Marco Polo il viaggiatore e mercante veneziano del quale ricorrono i 700 anni dalla morte trovano il loro rappresentante più prezioso perché elevate a simboli preziose di relazioni tra l’Occidente e l’Oriente.

Foto scorsa edizione

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