A sorpresa l’Iran avrà ora un presidente moderato, e avrà probabilmente di nuovo il volto rassicurante di Mohammed Zarif come ministro degli esteri, dopo l’incidente che a fine maggio provocò la morte del presidente ultra conservatore Ebrahim Raisi e del ministro degli esteri Hossein Amir Abdul-Lahian. Le nuove elezioni, dovute alla scomparsa di Raisi, hanno portato alla vittoria Masoud Pezeshkian, un riformatore moderato che aveva fatto parte come ministro della sanità del governo Khatami nei primi anni 2000. Il Consiglio dei Guardiani che vaglia le candidature secondo i desideri del leader supremo Khamenei e ha il potere di respingerle, ha fatto passare a sorpresa la candidatura di Pezeshkian dopo aver bocciato per anni qualsiasi nome fosse in sentore di riforme. Attraverso il veto del Consiglio dei Guardiani sono stati cosi eliminati da anni i riformatori da qualsiasi incarico istituzionale e all’ex presidente Khatami è stata vietata qualsiasi apparizione in pubblico.
La comparsa a sorpresa di Pezeshkian è sembrata in un primo momento un modo per spingere più iraniani ad andare a votare. Da sempre la partecipazione al voto viene esaltata dal regime come prova della fedeltà degli iraniani alla rivoluzione Islamica. Khamenei si è dimostrato ancora una volta un finissimo stratega. Dopo che era stato colto di sorpresa dall’elezione di Khatami nel 1997, nessun’altra elezione presidenziale è avvenuta senza la sua regia.
Khamenei ha la grande capacità di riconoscere rapidamente i propri errori e di porvi riparo. La Repubblica Islamica è considerata in Occidente una dittatura monolitica, ma in realtà non sarebbe rimasta cosi salda per quasi mezzo secolo se non avesse mantenuto al suo interno un equilibrio tra diverse fazioni, quasi dei veri e propri partiti in competizione tra loro: ultra conservatori, conservatori moderati e riformatori, cosa che permette al regime di parlare di democrazia in Iran. Compito del leader è sempre stato quello di mantenere questo equilibrio. Khamenei è riuscito a riportare l’equilibrio ogni volta che una fazione ha preso il sopravvento. Dopo aver cancellato dalla scena politica i riformatori rendendo impopolare Khatami, aveva portato alla presidenza un conservatore radicale come Ahmadinejad. Quando poi nel 2013 si era reso conto del sempre maggior distacco dei giovani iraniani dal regime, aveva fatto in modo che si presentasse come candidato alla presidenza il moderato Hassan Rouhani, e aveva dato il suo assenzo alla firma del trattato nucleare negoziato da Rouhani e dal suo ministro degli esteri Zarif.
Oggi con un Iran sempre più internazionalmente isolato e mentre la disaffezione del popolo iraniano dal governo del presidente Raisi si era manifestata con grande evidenza nelle proteste degli anni scorsi – le proteste delle donne per il velo erano diventate quasi un’insurrezione contro il regime islamico che aveva coinvolto ampi strati della popolazione – solo la candidatura di un riformatore poteva riportare qualche barlume di speranza. Pezeshkian è un cardiochirurgo che dopo la partecipazione al governo Khatami come ministro della sanità, non aveva più fatto parlare di sé fino a quando il governo Raisi aveva represso duramente le proteste delle donne. Pezeshkian aveva auspicato maggiore libertà per le donne e un maggior rispetto dei diritti umani. Un auspicio che aveva ribadito con forza nei dibattiti televisivi che hanno preceduto il ballottaggio del 5 luglio.
Dopo tante delusioni gli iraniani si sono ormai convinti che il sistema teocratico non sia riformabile. Ma non sono pronti ad un’altra rivoluzione, sia perché è ancora vivo il ricordo di quella del 79, sia perché hanno visto a cosa hanno portato le rivolte antiregime nei paesi vicini come la Siria e l’Iraq. La speranza, come si sa, è però l’ultima a morire, come ha detto una ragazza 18enne intervistata dalla televisione italiana: “sono nata qui, se avessi avuto la scelta preferirei essere nata in Francia, Italia o Spagna, ma qui sono e ho votato per Pezeshkian che promette di aprire gli orizzonti verso il mondo e di rispettare di più i miei diritti come donna”.
Se poi Pezeshkian sarà in grado di mantenere le sue promesse è tutto da vedere. Sicuramente tenterà di far uscire almeno in parte l’Iran dall’isolamento internazionale per alleviare in qualche modo la situazione di grave difficoltà economica che rischia di peggiorare se il nuovo inquilino della Casa Bianca sarà Donald Trump.
In foto Masoud Pezeshkian