AI Smart Report: l’intelligenza artificiale accelera la produttività del made in Italy

Centosettanta tecnologie analizzate secondo l’impatto sull’ economia

Centosettanta tecnologie di Intelligenza artificiale (AI) analizzate secondo le loro applicazioni più significative e il loro impatto sull’ economia manifatturiera italiana. Ecco “AI Smart Report: intelligenza artificiale per il Made in Italy” , l’indagine nata dalla collaborazione tra Google e la School of Management del Politecnico di Milano, che affronta l’eterna domanda amletica e angosciosa: se l’AI gioverà o non gioverà all’economia, se genererà o divorerà posti di lavoro. 

Ma l’intelligenza artificiale “è solo una grande opportunità” che fa crescere economia e occupazione,  rovesciano le diffidenze Google e Politecnico, che mettono il loro report a  disposizione delle imprese come  “uno strumento senza costi che permetta alle aziende  del Made in Italy di  scoprire le applicazioni dell’AI più pertinenti per il proprio settore e comprendere come sfruttarle al meglio”.  

AI Smart Report è stato recentemente illustrato per la prima volta  e in via esclusiva alla Commissione attività produttive della Camera dal capo degli affari istituzionali  di Google Italia, Diego Ciulli, e da Giulia Gioffreda che ha curato la ricerca in collaborazione con il Politecnico. Spiega Ciulli ai membri della Commissione: “Come azienda che lavora da almeno dieci anni con l’AI ci siamo resi conto che è uno straordinario acceleratore di produttività,  permettendo di fare più output (il risultato finale)  con meno input  (l’insieme di dati, informazioni, istruzioni, materie prime immessi nella fase iniziale di ogni produzione ) e quindi aiutare la crescita economica. Siccome sappiamo tutti che una delle principali ragioni della stagnazione italiana è stata,  perlomeno negli ultimi 30 anni,  la scarsa produttività, è evidente che se la produttività aumenta per merito dell’AI l’economia cresce e i posti di lavoro aumentano. E’ una grande notizia e  può trasformare alcune filiere fondamentali per il made in Italy”.

Dirimente secondo Ciulli, la questione del lavoro: “ Nonostante  i dibattiti che tornano ciclicamente, c’è un dato di fatto: noi abbiamo un basso tasso di produttività  e un alto tasso di disoccupazione, i nostri competitor esattamente il contrario:alta produttività e bassa disoccupazione. Il dibattito odierno ricorda quello affrontato un tempo da Keynes sulle nuove tecnologie di allora, quando, non adottandole, l’Italia perse intere filiere produttive”. E non solo  posti di lavoro: “A breve, dovremo affrontare anche la questione della conciliazione tra tempi di lavoro e di vita e l’AI sarà fondamentale”, conclude Ciulli.

 Il report analizza l’intelligenza artificiale  in relazioni e ai principali otto settori dell’economia italiana ed  è dedicato in particolare alle piccole e medie imprese: perché le più numerose e importanti in Italia ma anche perché le più sprovviste di tecnologia e mentalità digitale e dunque in maggiore difficoltà a raccogliere la sfida. Le 177 tecnologie AI esaminate appartengono a quattro categorie mediante cui l’intelligenza artificiale può intervenire nei processi manifatturieri:  il  riconoscimento visivo, quello sonoro, l’analisi predittiva e l’AI generativa. Tra queste quattro categorie vengono identificate 20 applicazioni particolarmente efficaci per le aziende, fino alla potenziale riduzione del  10% di specifiche voci di costi, per esempio quelli in  materie prime e energia, oltre a un generale aumento di efficienza.  Gli otto settori analizzati perché considerati decisivi per l’economia italiana e adatti a approfittare vantaggi dell’intelligenza artificiale sono : agroalimentare vegetale e animale, metalsiderurgico, metalmeccanico, tessile, commercio e e-commerce , turismo, mobili e arredo,  tessile .

Secondo la  ricerca, spiega Gioffrida alla Commissione della Camera, l’AI ha una migliore capacità di previsione della domanda, può fare il sequenziamento ottimale delle attività, organizzare la riduzione degli scarti e ottimizzare l’utilizzo delle risorse, partendo, per esempio, dall’ usare meglio l’acqua, l’energia e altre materie prime agricole. Il che si sposa, anche con l’obiettivo della sostenibilità e della transizione ambientale. Gioffrida fa alcuni esempi nel settore agroalimentare e in quello metalsiderurgico.

Per il primo cita le tecnologie predittive che, incrociando i dati meteo, del mercato e dello stato dei terreni,  sono fondamentali nel capire quali culture scegliere e decidere le semine più redditizie in quel momento, oppure, per quanto riguarda gli allevamenti, le tecnologie del riconoscimento visivo e sonoro che possono  aiutare a capire l’insorgere di malattie del bestiame ancora invisibili e intravedere precocemente le epidemie,  il tutto con grosse conseguenze economiche.

Nell’agroalimentare l’AI può servire non solo a livello economico ma anche al controllo qualità, spiega ancora Gioffrida, e abilita l’agricoltura di precisione  che si stima possa ridurre i costi operativi di un’impresa agricola, per esempio in razionalizzazione dell’uso di acqua o fertilizzanti,  anche del 5 –  8%, quando “ogni punto di risparmio vale 1,8 miliardi, per un controvalore pari al 30% dell’utile netto  di settore e 4% del pil nazionale”. Quanto al settore  metalsiderurgico, che nel paese ha grande rilevanza  numerica e strategica ma che ha molto sofferto per la crisi energetica e ora gioca la sua sfida strutturale nell’ efficienza e ottimizzazione dell’approvvigionamento di materie prime nuove o provenienti da rottamazione, l’analisi predittiva su costi e mercato e quella visiva che  individua quali porzioni dei pezzi rottamati può essere usata e come, supportano sia l’efficienza  che il risparmio e l’ottimizzazione dei materiali in un settore fortemente energivoro.

Ultimo, ma primo per importanza, prosegue il report, l’intervento delle tecnologie dell’AI a proposito di sicurezza dei lavoratori,  mentre le tecnologie visive possono ridurre il fermo impianti contenendo  le  spese di manutenzione straordinaria anche del 30%. In conclusione, l’AI può ridurre costi e consumo energetico in un settore energivoro che genera  250 miliardi di output e 7 miliardi di utili,  il 60 per cento dei quali riguarda solo il 3% per cento delle imprese: il che dimostra, suggerisce il report, come sarebbe utile diffondere tecnologie che permettano economie di scala e produttività. 

Peraltro, Google e Politecnico, che sintetizzeranno il loro report in una forma quasi di quiz in cui ogni impresa possa individuare le proprie specifiche necessità, rivelano che, nonostante le critiche e le paure, l’argomento ha ormai catturato l’attenzione e la curiosità.  Tanto che in Italia, le più recenti ricerche di Google mostrano che le persone stanno cercando sempre più informazioni sull’AI, con un aumento quest’anno dell’ interesse di ricerca del 170% rispetto allo scorso anno e del 2.490% rispetto agli ultimi dieci anni. Solo quest’anno, le ricerche su come usare l’intelligenza artificiale sono cresciute di oltre il 5.000%.

“Il dibattito sull’intelligenza artificiale è ai massimi storici, ma spesso, specie nelle Pmi, c’è il rischio che venga percepita come appannaggio solo di grandi player”, spiega  Lucio Lamberti, ordinario di Marketing Analytics alla School of Management del Politecnico di Milano e responsabile scientifico della ricerca. “Il lavoro da noi condotto – prosegue- ha l’obiettivo invece di presentare molti possibili ambiti di ricaduta di queste tecnologie sulle filiere che caratterizzano il made in Italy, al fine di rafforzare la consapevolezza sulle possibili applicazioni a supporto della crescita delle nostre imprese”.

In foto Diego Ciulli

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