AI Act: l’Europa arriva per prima alle regole, ma il cammino è ancora lungo

L’applicazione sostanziale arriverà 24 mesi dopo l’entrata in vigore

Chissà quale data simbolo sceglieranno gli storici tra un paio di secoli per fissare il varo della prima legge mondiale sull’Intelligenza Artificiale. Perché il primato spetta indubbiamente all’Unione Europea, ma stabilito in quale giorno? Il 13 marzo 2024, quando il Parlamento dell’Ue ha approvato in via definitiva l’Artificial Intelligence Act con 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni? Oppure il momento ben più rilevante dal punto di vista strategico, la notte dell’8 dicembre 2023, quando, dopo un braccio di ferro non da poco, il testo della legge fu licenziato in via definitiva dal “trilogo”, cioè il vertice tra i rappresentanti delle tre istituzioni dell’Unione Europea: Parlamento, Consiglio, Commissione?

La questione ha poca rilevanza sostanziale, soprattutto in virtù della lunga trafila burocratica ancora da compiere: adesso l’AI Act sarà sottoposto alla verifica finale dei giuristi-linguisti e poi adottato ufficialmente venti giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue, presumibilmente a giugno, cioè nello stesso mese in cui si concluderà la legislatura europea con le elezioni del 9 giugno. Aver concluso e sigillato l’AI Act prima dello “sciogliete le righe” è indubbiamente importante, ma poi ci sarà ancora da attendere. L’applicazione sostanziale arriverà 24 mesi dopo l’entrata in vigore, salvo per quanto riguarda i divieti relativi a pratiche vietate, che si applicheranno a partire da sei mesi dopo l’entrata in vigore; i codici di buone pratiche (nove mesi dopo); le norme sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance (12 mesi) e gli obblighi per i sistemi ad alto rischio (36 mesi). Poi, prima di parlare di effettiva applicazione, è previsto un cuscinetto di transizione per consentire agli operatori digitali di armonizzare i prodotti dei propri laboratori alle regole europee. Tra il 2026 e il 2027 sarà la fase in cui l’Ai Act avrà una effettiva applicazione.

Intanto l’Intelligenza Artificiale continuerà a correre lungo i binari di un progresso inarrestabile. In Medicina già i vantaggi sono evidenti. L’Ai Act dell’Unione Europea cerca di tutelare i diritti dei cittadini dell’Ue nel quadro di un sistema europeo dell’Ai che ancora non c’è.  Siamo sostanzialmente di fronte ad un “Risk Act”, cioè una legge che si occupa in particolare dei rischi che possono giungere da uso dell’AI ispirato dalla deregulation.

Quattro i cardini introdotti dal quadro normativo: 1) Garanzie per i sistemi di intelligenza artificiale usati per finalità generali; 2) Limiti all’uso dei sistemi di identificazione biometrica da parte delle forze dell’ordine; 3) No a sistemi di credito sociale, o per manipolare e sfruttare le vulnerabilità degli utenti; 4) I consumatori avranno diritto a presentare reclami e ricevere spiegazioni rilevanti.

Durante il dibattito conclusivo di martedì, il correlatore della commissione per il mercato interno Brando Benifei (S&D, Italia) ha dichiarato: “Dopo due anni intensi di lavoro siamo finalmente riusciti ad approvare la prima legge vincolante al mondo sull’intelligenza artificiale, volta a ridurre i rischi e aumentare opportunità, combattere la discriminazione e portare trasparenza. Grazie al Parlamento europeo, le pratiche inaccettabili di IA saranno proibite in Europa. Tuteliamo i diritti dei lavoratori e dei cittadini. Dovremo ora accompagnare le aziende a conformarsi alle regole prima che entrino in vigore. Siamo riusciti a mettere gli esseri umani e i valori europei al centro dello sviluppo dell’IA”.

Anche il resto del mondo prova rincorrere l’innovazione dell’intelligenza artificiale fissando regole. Negli Stati Uniti il Presidente Biden ha firmato il 30 ottobre 2023 l’“Ordine esecutivo sullo sviluppo e l’utilizzo sicuro, protetto e affidabile dell’intelligenza artificiale”.  Al primo punto recita così: “Un uso responsabile dell’IA può contribuire a risolvere sfide urgenti, rendendo il nostro mondo più prospero, produttivo, innovativo e sicuro. Allo stesso tempo, un uso irresponsabile potrebbe esacerbare i danni sociali come frodi, discriminazioni, pregiudizi e disinformazione, spostare e privare di potere i lavoratori, soffocare la concorrenza e mettere a rischio la sicurezza nazionale.  Per sfruttare l’IA a fin di bene e realizzare la sua miriade di benefici è necessario mitigare i suoi rischi sostanziali”.

Più pragmatica la Cina, che tutela per primo il suo regime, con questa norma: “I contenuti generati utilizzando l’intelligenza artificiale generativa dovranno riflettere i valori fondamentali del socialismo e non devono includere contenuti che sovvertono il potere statale, rovesciano il sistema socialista”.

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