Agromafie, in Toscana le più infiltrate sono Pistoia, Grosseto e Prato

Firenze – Ormai la consapevolezza è generale: ritenere che le infiltrazioni dell’associazionismo criminale siano confinate al mezzogiorno è una semplificazione distorsiva della realtà. Tant’è vero che quanto emerge dall’Indice di Organizzazione Criminale (IOC) elaborato dall’Eurispes nell’ambito del quarto Rapporto Agromafie con Coldiretti e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, rende chiara l’imponenza dell’infiltrazione delle cosche sul territorio regionale: Pistoia 35,1%, Grosseto 26,9%, Prato 24%. Si prosegue con Arezzo al 23,9, Livorno 20,2, Firenze 18,8 punti percentuali, Lucca 14,3, Massa Carrara 12,5 punti percentuali, chiude Siena al 12,1%. L’indicatore si fonda su 29 indicatori specifici e rappresenta la diffusione e l’intensità, in una data provincia, del fenomeno dell’associazione criminale, in considerazione delle caratteristiche intrinseche alla provincia stessa e di conseguenza sia di eventi criminali denunciati sia di fattori economici e sociali.

Se dunque è vero che l’intensità dell’associazionismo criminale è elevata nel Mezzogiorno, emerge con chiarezza come nel Centro dell’Italia il grado di penetrazione sia forte e stabile. Particolarmente elevata appare in Abruzzo ed in Umbria, in alcune zone delle Marche, nel Grossetano e nel Lazio, in particolar modo a Latina e Frosinone.

Anche il Nord appare contaminato in maniera importante, ad esempio  in Piemonte, nell’Alto lombardo, nella provincia di Venezia e nelle province romagnole lungo la Via Emilia.  Per quanto riguarda i dati relativi a Perugia e Imperia, che sono particolarmente alti collocandosi in territori non storicamente vassalli di mafie, appaiono in buona sostanza, come precisa la nota di Coldiretti, legati  “alle specifiche operazioni delle Forze di sicurezza nel territorio”:  Perugia 55,9 e Imperia 54,3.

Considerando infine la media nazionale che si colloca a 29,1%, si scopre che la linea di propagazione della criminalità organizzata segue non solo le coste ma anche la linea appenninica, sia in Meridione (Potenza: 42,9; Campobasso: 42,7; Avellino: 42,3; Benevento: 35,7) che in Italia centrale (Teramo: 31,5; L’Aquila: 31,2; Terni: 30,0) e lungo l’Appennino tosco-ligure (La Spezia: 38,7; Pistoia: 35,1). Da sottolineare che, sia pur con livelli inferiori alla media nazionale, l’indicatore relativo alla provincia di Roma (26,7) possa essere considerato ad un livello medio-alto. Il livello medio-basso dell’IOC racchiude gran parte delle maggiori province del Centro e Nord Italia, quali Genova (23,4), Torino (18,8), Firenze (18,8), Milano (17,9), Bologna (15,2) e Brescia (14,9).

Infine, alcuni dati sul controllo del territorio che le cosche possiedono nella parte meridionale della penisola: Ragusa 100%, Reggio Calabria 99,4%, Napoli 78,9%. 

 

 

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Ringrazio l’on

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