Alberese – Salvare e rilanciare varietà e razze autoctone non solo consente di mantenere la biodiversità, ma offre un repertorio di prodotti spesso con elevati valori nutrizionali e salutistici e con una maggiore capacità di fronteggiare i cambiamenti climatici. E’ quanto emerge dal seminario sulla agrobiodiversità che si è svolto ieri e oggi alla Tenuta di Alberese (Grosseto) e in cui sono state presentate esperienze provenienti da tutta Europa capaci di prestarsi che ad una possibile applicazione nel nostro territorio.
La Toscana ha un’esperienza ultraventennale su questa materia. Grazie al sistema di salvaguardia della biodiversità agricola della Regione Toscana sono state messe a repertorio 871 varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi “autoctoni” e di razze animali della Toscana. Di queste ben 740, pari all’85% sono a rischio estinzione.
Il seminario è stato organizzato proprio per verificare, con un confronto su larga scala le prospettive di recupero e di reimmissione sul mercato di almeno alcune di queste varietà.
Un concetto sottolineato nelle sue conclusioni dall’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi:” Proteggere dal rischio di estinzione e valorizzare il patrimonio di biodiversità è elemento irrinunciabile della nostra politica agricola volta a garantire l’identità di un territorio, la sua cultura rurale, il lavoro degli agricoltori che ci vivono e delle loro comunità” ha detto Remaschi.
“Ma oggi – ha aggiunto – fondamentale è anche l’impegno a reimmettere queste varietà, o almeno alcune di queste, in un circuito produttivo. La loro presenza non solo può sostenere attività di rilancio economico, specie nelle zone considerate marginale, ma anche a rafforzare l’immagine della Toscana come luogo di qualità per l’equilibrio fra ambiente, agricoltura e attività dell’uomo, un vero e proprio agroecosistema”.
La Toscana e la conservazione delle sue risorse genetiche
Attualmente sono iscritte al repertorio della Regione Toscana 871 risorse genetiche: 576 di specie legnose e da frutto, 133 erbacee, 114 specie ornamentali e da fiore, 25 di interesse forestale. Infine 23 sono le risorse genetiche animali. Di queste 871 ben 745 sono considerate a rischio di estinzione. Per mantenerle in vita la Regione da 20 anni esiste una rete di protezione formata da quasi 200 coltivatori custodi, il cui impegno consiste nel mantenimento in purezza di queste varietà e da alcuni nodi di riferimento, le cosiddette banche del germoplasma: sono ben 9 in Toscana e in queste si garantisce la conservazione di tutte le varietà.
Negli ultimi anni alcune tra le razze e le varietà autoctone hanno saputo allontanare il rischio di estinzione e ritagliarsi uno spazio significativo (è il caso della cinta senese o dell’asino dell’Amiata, e ancora, tra le varietà, della cipolla rossa della Maremma o delle mele di Casciana) mentre ci sono altre razze anche conosciute che devono essere difese dal rischio di scomparire (dalla pecora garfagnina a quella zerasca, dalla vacca pontremolese a quella garfagnina sino al mucco pisano).
A breve sarà presentata una “APP” cioè una applicazione che sfrutterà le moderne tecnologie e la georeferenziazione per animare la Rete di conservazione e sicurezza. La App avrà lo scopo di valorizzare le attività dei coltivatori custodi, favorendone la conoscenza da parte dei fruitori del territorio toscano e promuovere la conoscenza delle razze e varietà locali della Regione Toscana.