L'agriturismo toscano è un settore solido. In crescita per presenze, strutture e posti letto nell'ultimo decennio, ha retto bene anche alla crisi, diventando un comparto importante anche per l'occupazione, che vede la Toscana agrituristica al primo posto in Italia per uso di manodopera non familiare e di rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Lo evidenzia la ricerca dell'Irpet (Istituto regionale programmazione economica toscana), che ha analizzato un decennio di attività del comparto.
Le presenze. Tra il 2000 e il 2010 gli agriturismo hanno raddoppiato le presenze, da 1,5 milioni ad oltre 3, a fronte di un aumento delle presenze in tutte le tipologie di strutture del 14%, da 37 a 42 milioni. L'agriturismo oggi pesa per il 7,2% delle presenze (la media italiana è del 2%), 10 anni fa rappresentava il 4,2%. La Toscana complessivamente assorbe circa un terzo del totale nazionale del turismo agrituristico.
La crisi. Se è positivo l'andamento nel lungo periodo, c'è da evidenziare la tenuta anche negli anni della crisi: il comparto agrituristico supera il biennio di crisi 2008-2009, realizzando un più 4% di presenze. Il calo verificatosi nelle presenze italiane (meno 5%) è ampiamente compensato dal segmento internazionale (più 10%). Nel complesso il sistema turistico regionale è pressochè stabile nel biennio considerato (più 1%).
Gli stranieri. La presenza estera è un punto di forza degli agriturismo toscani, secondi solo a quelli del Trentino Alto Adige, nel quale la componente del turismo dei paesi di lingua tedesca è decisivo. Nel 2010 ben il 64,8% del totale presenze era dovuto ad ospiti stranieri. Nel 2001 l'incidenza era ancora maggiore, il 70,3%, il calo è solo percentuale, dovuto all'aumento tra il 2001 e il 2010 delle presenze italiane, più 134%. Oltre 4 stranieri su dieci che decidono di alloggiare in un agriturismo italiano scelgono la Toscana.
Le strutture. Nell'arco del decennio si è passati da 1.878 strutture a 4.335 (più 131%), i posti letto da 22.153 a 55.597.
L'occupazione. Del consolidamento ne ha tratto vantaggio anche l'occupazione. Le aziende toscane fanno un uso intensivo di manodopera non familiare e di rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Nel 2007 nelle strutture agrituristiche della Toscana sono state svolte quasi 2,5 milioni di giornate di lavoro pari al 27% delle giornate di lavoro complessivamente svolte in Italia, al secondo posto, al 16% c'è il Trentino Alto Adige. Mentre in Italia, il 66% (i due terzi) delle giornate di lavoro sono svolte dal conduttore dell'agriturismo o da suoi familiari, in Toscana questo dato è solo del 45%. Il 55% delle giornate lavorative sono svolte da manodopera esterna, il 29% da operai assunti a tempo indeterminato, il 26% a tempo determinato.
Le zone. L'indagine Irpet mette in luce anche le zone regionali dove il turismo agrituristico è più sviluppato. Accanto alle aree di insediamento tradizionale, quali il Chianti fiorentino e senese, nell'ultimo decennio sono molto cresciute le strutture della costa maremma na e ancor più dell’entroterra, la Val d’Orcia, la Val di Chiana aretina e senese.
Durante la crisi da rilevare la crescita dell'agriturismo in zone nuove come la Versilia. A soffrire, invece, sono le aree marginali e quelle particolarmente legate alla componente italiana.