Agricoltura e filiera corta, in arrivo nuovi fondi regionali

Cadono in un momento particolarmente difficile per l’agricoltura, anche per quella toscana, i nuovi finanziamenti regionali (oggi 4 gennaio pubblicato il bando sul bollettino della regione) per incentivare e sviluppare la filiera corta dei prodotti agroalimentari. 375.400 euro per sostenere mercati dei produttori, spacci locali e progetti pilota regionali per la promozione della filiera corta: i Comuni potranno presentare domanda entro il 3 marzo. I massimali di contributo sono di 80.000 per i mercati di produttori, 120.000 per gli spacci locali e 100.000 per i progetti speciali.
Un intervento particolarmente gradito in un momento in cui fra Imu estesa a fabbricati e pertinenze agricole e aumento del carburante, molte aziende vedono, a torto o a ragione, avvicinarsi il momento di gettare la spugna.

Tornando al bando, è lo stesso assessore regionale Gianni Salvadori a dichiarare che “si tratta di una scelta strategica, i cui obiettivi sono quelli di contribuire a valorizzare qualità e  tipicità dei prodotti,  favorire lo sviluppo sostenibile del sistema rurale, recuperare il legame con la diversità territoriale, l’integrazione tra agricoltura e ambiente, la salvaguardia delle biodiversità e garantire il consumatore sulla  tracciabilità e salubrità delle  produzioni”.
Una strada già tracciata, secondo Salvadori, con i precedenti tre bandi regionali che, hanno portato “ottimi risultati – ricorda l’assessore –  sono già stati realizzati in tutta la Toscana progetti che hanno contribuito a salvaguardare la nostra economia locale e il nostro territorio: circa 3.000 aziende agricole e circa 1.500 aziende di altri settori sono coinvolte  nel  movimento di vendita diretta dei loro prodotti”.
I finanziamenti previsti dal Progetto regionale Filiera corta favoriscono in particolare la commercializzazione dei prodotti, e si concentrano sui mercati dei produttori, vale a dire  eventi periodici locali (almeno una volta al mese) all’aperto per la vendita diretta di prodotti di qualità e di prodotti locali riservati ai produttori della zona interessata, spacci locali, che si configurano come  punti di vendita diretta in sede fissa gestiti in forma associata da imprenditori agricoli sull’esempio dei farmer’s market americani, progetti speciali, ovvero  realizzazione di progetti pilota a carattere regionale che abbiano particolari caratteri di rilievo promozionale e che si distinguano per l’innovazione e la sperimentazione di nuove forme di vendita diretta, promozione e/o comunicazione o che siano rivolte a risolvere problemi e emergenze locali.

Una scelta strategica quella della salvaguardia della filiera corta dei prodotti agricoli, che potrebbe rappresentare anche un piccolo freno all’ulteriore emergenza che il mondo agricolo sta sopportando in questo momento: quella dell’aumento del carburante. Un problema enorme, sia se si prende in esame lo spostamento del prodotto sul territorio (si ricordi che dal campo alla tavola, secondo i dati della Confederazione italiana agricoltori, l’80% del trasporto è su gomma) sia il bisogno di carburante che esprimono le coltivazioni in campo e le serre. Il costo aggiuntivo è stato, per il 2011 e su territorio nazionale, di oltre 2miliardi di euro, frutto del rialzo del prezzo dei carburanti, giunti a livelli record. Del resto, il gasolio è arrivato a costare un euro al litro rendendo la situazione drammatica per le serre, e di emergenza per le aziende agricole. Una tendenza che se non verrà contenuta, giungerà a produrre un costo aggiuntivo per il lavoro agricolo di 2,5miliardi di euro per il 2012. Vale a dire, come segnala la Cia, un tracollo non solo di un numero imprecisato di produttori e aziende agricole, ma di un’intera fetta della società italiana. Un allarme che non lascia immune nessun territorio, e che echeggia sinistro anche per la Toscana, patria di produzione di svariate eccellenze agricole.

Un allarme che chiama a unità tutte le forze del mondo agricolo, tant’è vero che la Cia Toscana, attraverso una nota del suo presidente Giordano Pascucci, invita “le altre organizzazioni a pensare ad un intervento congiunto, unitario del mondo agricolo verso gli enti locali per sostenere le ragioni dell'agricoltura e delle aree rurali''. E se alla Regione viene richiesto un forte sostegno nel confronto istituzionale col governo,
''Al sistema degli Enti locali – prosegue Pascucci – chiediamo di operare affinchè l'applicazione delle misure previste dalla manovra, a partire dall'Imu, non penalizzi le imprese agricole”. Intanto, incontri con i Comuni sono previsti per i prossimi giorni e settimane.
Per ricordare quanto l’Imu sugli immobili agricoli potrebbe penalizzare un’azienda (oltre al costo del gasolio) si leggano i dati forniti dalle associazioni di categoria: solo di Imu, calcolata come prevista dalla manovra Monti, un’azienda agricola toscana di 20 ettari pagherà per i terreni 4337 euro, al posto dei 22 previsti finora. E non erano rose e fiori neppure prima. Ma ciò non basta: la solita azienda toscana di 20 ettari dovrà anche contribuire con oltre 400 euro di aggravio per l’aumento delle accise sul gasolio, e con circa 500 euro e più per il rialzo dei contributi previdenziali. Totale: oltre 5200 euro in più ad azienda. Tralasciando il fatto che, se si trova in territori svantaggiati come per esempio le aree montane (le conseguenze del cui abbandono abbiamo avuto ben chiare nelle tragiche alluvioni di autunno) si vedrà cancellare tutte le agevolazioin che finora contribuivano a mantenerla in vita. Salvaguardando così, oltre alla sua vita economica, anche ambiente e territorio. 

 

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