Firenze – La Giunta regionale della Toscana ha definito il nuovo modello del collocamento e dei servizi per il lavoro in una proposta di legge che il Consiglio regionale dovrà approvare entro ottobre. Si tratta di un provvedimento reso indispensabile dal decreto Delrio che prevede anche il passaggio dalle Provincie alla Regione delle competenze dell’avviamento al lavoro finora esercitate dai centri per l’impiego.
Una nuova Agenzia regionale del lavoro raccoglierà funzioni che in sintesi sono quelle di favorire l’incontro fra domanda e offerta del mercato del lavoro, gestire le politiche attive, orientamento e formazione. I suoi organi territoriali saranno i vecchi centri provinciali e in essa confluirà il personale delle Provincie e della Regione (un migliaio di addetti, al metà dei quali con contratti a tempo indeterminato). Secondo quanto assicurato dall’assessore al Lavoro Gianfranco Simoncini – avrà una struttura snella con solo un direttore e dunque senza né presidenti né consigli di amministrazioni da retribuire, dunque “niente carrozzone”.
“L’ipotesi su cui abbiamo lavorato – aggiunge Simoncini – prevede che l’Agenzia sia parte integrante e snodo del sistema nazionale, nonché nuovo strumento di governo dei servizi per l’impiego”. Sta qui il punto principale della proposta della Giunta, una proposta che l’assessore ha definito soprattutto “politica”. Di fatto si tratta di una sfida precisa al governo, non ultimativa ma disposta alla mediazione, contro l’ipotesi di ricentralizzazione dei servizi per il lavoro contenuta nel Job Act, che prevede la nascita di un’Agenzia nazionale che assume su di sé tutte le competenze. La Toscana è alla testa delle altre regioni nel chiedere che le competenze delle politiche attive e dei servizi per il lavoro rimangano regionali.
L’argomento principale è molto concreto. Se la formazione resta di competenza delle Regioni e la formazione è uno strumento fondamentale per l’avviamento al lavoro, allora è più ragionevole tenere insieme, integrare, tutte le funzioni che puntano allo stesso obiettivo, l’occupazione. Del resto – ha sottolineato Simoncini – i risultati ottenuti dai centri toscani sono nettamente superiori alla media nazionale: il 20% dell’incontro fra domanda e offerta è passata dai centri provinciali, contro il 4% della media nazionale. Perché dunque interrompere un’esperienza che ha funzionato? Del resto, ci sono anche dubbi di incostituzionalità su quel punto sollevati da diversi giuristi, ha aggiunto l’assessore.
La Giunta perciò, anche tenendo conto della situazione di emergenza nella quale si trovano i centri per l’impiego in questa fase di transizione (la giunta ha deliberato un anticipo delle risorse comunitarie) ha voluto affermare un principio e chiederà passi indietro nella centralizzazione, peraltro disposta a una mediazione che possa soddisfare anche le Regioni: “L’attuazione della legge proposta avverrà nel momento in cui sarà definito un accordo con il governo nazionale”, ha precisato Simoncini.