Agenzia Casa anno uno, tante richieste ma i proprietari nicchiano

Firenze – Agenzia sociale della Casa, anno uno. La prima  novità interessante la raccontano le due responsabili del progetto, Federica Nicola e Rossana Spadafora: il contributo per i proprietari che devono mettere a norma gli impianti rimane di 3mila euro, più, ed è questa la novità, eventuali “allargamenti” per ripristinare ad esempio la funzionalità della struttura abitativa. In altre parole, si passa dalla messa a norma degli impianti alla messa a norma dell’abitazione e il contributo può crescere. Una sorta di benefit in più per coloro che decidessero di mettersi in gioco, o meglio, di mettere in gioco il proprio immobile scommettendo sulla capacità del meccanismo che ha fatto nascere l’Agenzia, ovvero quella di mettere in comunicazione domanda-offerta, garantendo in tal modo il proprietario circa la solvibilità e l’adeguatezza del nucleo inquilini e gli inquilini sulla possibilità di trovare un’abitazione adeguata al proprio reddito e ai propri desideri. Un meccanismo che dovrebbe tasformare l’Agenzia sociale per la casa non solo in uno strumento capace di risolvere uno dei più grossi problemi della residenza fiorentina, ovvero potere usufruire di un mercato immobiliare in grado di rispondere alle esigenze dei nuclei famigliari senza per questo risucchiare il 50% e oltre di reddito, ma anche in un mezzo di equità sociale, riportando nelle possibilità dei lavoratori a medio reddito l’obiettivo di continuare ad abitare nella città in cui sono nati e sono radicati, spesso da generazioni. Questo per i fiorentini. Per i lavoratori stranieri, la possibilità di accedere alla casa è anche strumento principale per avviare, velocizzare o concludere quel famoso processo di inclusione caldeggiato in maniera più o meno trasversale dalle svariate forze politiche. Inoltre, un altro vantaggio che sta particolarmente a cuore a chi cerca casa in affitto è la garanzia di un contratto che sia comunque stabile nel tempo. “Una delle obiezioni che ci fanno i potenziali inquilini è se i contratti calmierati danno loro la sicurezza di non essere mandati via dopo qualche mese – dicono le due responsabili – possiamo assicurare che per legge sono previsti contratti minimo 3+2 estendibili al 4+2”.

Prima di analizzare il primo anno di bilancio, ricordiamo che per i proprietari, a fronte della corresponsione di un affitto calmierato (per i canoni si guarda ai patti per l’abitare stilati fra Comune, sindacati e piccoli proprietari) la massa di benefit non è indifferente. Fra le agevolazioni, segnaliamo la riduzione IMU (dall’1,06 fino allo 0,46) la possibilità di usufruire della cedolare secca (riduzione della tassazione dal 21% al 10%) e anche, in caso di scelta del regime ordinario, una riduzione dell’Irpef pari al 30%. In più, gli incentivi economici: intanto, il contributo di cui alle righe precedenti per la messa a norma dell’abitaizone che è fino a 3mila euro e prevede ulteriori eventuali importi come spiegato; infine, il fondo di Garanzia, ovvero un fondo che copre i mancati pagamenti eventuali e le spese legali, fino a un tetto massimo equivalente di 12 mensilità. Il meccanismo che consente di giungere alla proposta (all’inquilino dell’alloggio e al proprietario, dell’inquilino) è attuato attraverso un incontro fra i profili di entrambi. Una sorta di smatching in cui si accoppiano inquilini e proprietari a seconda delle esigenze, delle caratteristiche esistenziali e strutturali e dei desiderata di entrambe le parti, crcando di ridurre il più possibile il margine di approssimazione. Un meccanismo che dovrebbe dunque riuscire a dare una grossa mano in una città ad alta tensione abitativa come Firenze.

Dovrebbe. I dati infatti dell’Anno I non sono entusiasmanti. Intanto, come spiegano le due responsabili, il problema è quello della forbice diseguale. Ovvero: mentre le domande da parte delle famiglie ci sono (ad ora, circa 140 in attesa di proposte) da parte dei proprietari la risposta non è altrettanto ricca: si sono “affacciati” nell’anno solo una ventina di proprietari. Contratti conclusi, nell’anno, solo due.

Dunque, si potrebbe parlare di flop? “Non è così – dicono Nicola e Spadafora –  piuttosto, questo ci spinge a ricercare le cause che fanno sì che questo progetto, appetibile sull carta, venga poi sottovalutato nei fatti. In primo piano, si prospetta un problema di fiducia, che riguarda i proprietari. In realtà infatti per quanto riguarda gli inquilini, abbiamo avuto una massa molto ampia di contatti, che però per buona parte non possiedono i requisiti richiesti dal bando fra cui la soglia reddituale, che spesso indica una soluzione coerente con l’accesso al bando Erp. Fra questi, i nuclei che possiedono tutti i requisiti sono risultati 139 ad oggi. Vorremmo in ogni caso cercare di bucare il muro di sfiducia che non consente l’avvicinamento dei proprietari, cui non viene chiesto di fare beneficenza, dal momento che il pacchetto, come spiegato, integra non solo tutele e sgravi fiscali, ma anche contributi in denaro e un fondo che permette una tutela impensabile nel mercato privato contro le morosità. Vorremmo anche aggiungere, che il controllo svolto dagli uffici sulla situazione delle famiglie è capillare e lascia ben poco spazio a prolbemi di solvibilità”.

Insomma: proprietari, fidatevi, la configurazione del bando non solo consente sgravi fiscali e contributi, ma permette anche in un certo senso di “scegliere” l’inquilino. Se questo è l’appello delle responsabili dell’Agenzia sociale, il quadro non sarebbe completo se non si  citasse un’altra stranezza della situazione. “La sfiducia di cui si parlava – spiegano Nicola e Spadafora – si registra non solo fra i proprietari privati, ma anche fra gli enti cui ci siamo rivolte, come, ad esempio, banche, fondazioni, enti pubblici come Inps, Asl e Inail,persino la Curia. Tutti enti che, pur avendo un patrimonio immobiliare spesso vuoto o in disuso, non hanno dato i riscontri positivi sperati ai nostri contatti”.

Sempre sulla questione della fiducia, si rileva un fenomeno piuttosto diffuso. Infatti, spesso i proprietari che si rivolgono all’Agenzia hanno già un proprio inquilino di fiducia, e a volte è vero anche il contrario: ovvero, l’inquilino ha già un proprietario di sua fiducia con cui mettere in moto il meccanismo. Tutto ciò non è vietato dal regolamento dell’Agenzia, ma, sospirano le due responsabili, “non è utile a diminuire la lista delle richieste”.

Forse la riflessione più immediata da fare è quella sulla comunicazione e sulla sua efficacia. “Potrebbe essere un punto su cui lavorare – dicono le due responsabili – forse il lavoro comunicativo potrebbe essere più aggressivo, in particolare sui social, che è ormai la vera vetrina di ogni iniziativa, commerciale o culturale che sia”. Dunque, più social ma anche più impegno, magari da parte della politica, che potrebbe ribadire l’esistenza dell’Agenzia e rivendicarne il valore sociale.

Infine, non si può tralasciare il dubbio che il vero problema per cui questo strumento ad ora stenta ad attecchire, è che sia la realtà fiorentina a non essere adeguata al progetto. Un punto fondamentale infatti è la natura di Firenze città d’arte e turismo, per cui un fenomeno come quello degli affitti brevi, nonostante le parole spese durante la pandemia, contuinua a coinvolgere un’altissima parte degli immobili privati, in particolare nel centro ma non solo. E’ ormai noto che ci sono fette di città relativamente lontane dall’area Unesco, come l’area di San Jacopino e in parte Porta al Prato, oltre a tutti i settori adiacenti alla tramvia, che stanno assistendo alla colonizzazione degli affitti brevi turistici, sottraendo sempre più abitazioni ai residenti rendendole irraggiungibili per lo stipendio medio dei nostri tempi. Insomma, il problema dell’accesso alla casa è uno dei maggiori moltiplicatori della massa dei working poors, che poi si riversano, inghiottiti dalla fatale spirale dell’impoverimento, sull’edilizia popolare o nei canali dell’emergenza abitativa. D’altro canto, la mancata normativizzazione del fenomeno, rende ad ora, almeno ipoteticamente, più appetibile per il proprietario, sia grande che piccolo, la piattaforma della multinazionale per affitti turistici piuttosto che quella dell’Agenzia sociale. Nonostante tutti i vantaggi che quest’ultima comporta.

Infine, interessante anche un’ultima annotazione che rende scoperta una verità che molti tendono a negare. “Una delle domande più frequenti dei proprietari che ci approcciano, magari per poi scomparire, riguarda la provenienza geografica delle persone – dicono le due responsabili – uno dei requisiti più richiesti infatti dai proprietari è che non si tratti di stranieri. Abbiamo qualche famiglia in lista che sono residenti da svariati anni a Firenze, hanno un lavoro a tempo indeterminato e con stipendi più che adeguati, ma scontano il colore della pelle”.

L’assessora alla casa Benedetta Albanese

Sulla questione interviene l’assessora alla Casa Benedetta Albanese: “Questa agenzia rappresenta uno strumento che mancava ma di cui c’era e c’è bisogno, che si rivolge a un target specifico. Si tratta di uno strumento utile per la fascia grigia, ovvero quella fascia che pur avendo la possibilità di sostenere una spesa abitativa ha tuttavia necessità di un aiuto per incrociare il mercato immobiliare, da cui a volte rimane esclusa a causa di una disparità ch non ne permette l’individuazione rispetto ad altre fasce più aggressive. Il ruolo dell’agenzia è quello di agevolare incontri fra domanda e offerta mettendo i soggetti in pari condizioni. E’ ovvio che si tratta di uno strumento che deve essere conosciuto e che ha bisogno di guadagnarsi la fiducia sul campo, senza dimenticare una dimensione politico internazionale sfavorevole come quella che stiamo vivendo. In ogni caso, come amministrazione intedniamo assolutamente proseguire l’esperienza, implementando una comunicazione mirata rispetto all’intercettaizone nel mercato privato. Uno strumento che va raffinato e che permette, torno a sottolinearlo, di sostenere coloro che hanno bisogno di avere alle spalle qualcuno, ovvero gli enti territoriali, per affacciarsi sul mercato a parità di condizioni”.

“L’Agenzia sociale per la Casa inoltre deve compiere un passo avanti nella definizione ulteriore della fascia grigia, fino ad arrivare in futuro, oltre a rivolgersi al settore della edilizia residenziale calmierata (Erc) anche ad essere utilizzato in termini di Edilizia residenziale sociale (Ers)”.

“Valutarne l’efficacia solo attraverso un indicatore numerico non è adeguato – conclude l’assessore – si tratta di uno strumento nuovo per la città che si deve leggere, al di là della specificità, anche in relazione a tutti gli altri strumenti che convergono nella questione abitativa (Erp, contributi affitto, edilizia residenziale sociale, ecc) nel quadro di una risposta articolata e completa delle varie esigenze abitative emergenti in città”. Infine, sulla questione se il mercato di Firenze sia in qualche modo reso più impermeabile dalla presenza di un forte giro d’affari che riguarda gli affitti brevi e turistici, l’assessore risponde: “Si tratta di una questione presa in esame dalla giunta e dallo stesso sindaco e non si può non mettere in conto che dovrà essere regolamentata, nella visione d’insieme di tutela della città e della residenza”. Obiettivo quest’ultimo che ha condotto il sindaco Nardella a presentare e sostenere con forza l’approvazione, da parte del governo centrale, della proposta di legge Salva Centri Storici. 

 

 

 

 

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