Agatha Christie, regina indiscussa del giallo a 130 anni dalla nascita

Firenze – Centotrenta anni fa a Torquay (Devon) , sulla  costa inglese della Manica, nacque Agatha  Christie,  la regina del giallo che ha creato uno stile narrativo e partorito personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo. 

Le vicende si svolgono spesso in uno scenario idillico, idealizzato dalla narrativa del XIX secolo: la  dolce, quieta  campagna  inglese con foreste di faggi,  campi di erica, giardini, siepi di tasso, pittoreschi villaggi, antiche ville. E’ la vecchia Inghilterra, quella  dove –  come scriveva Orwell .citato da Leonardo Sciascia nell’introduzione all’edizione Oscar Mondadori de L’assassino di Roger Ackroyd – “tutto appare tranquillo e riposante   Sembra che nulla possa accadere  Fino a che non ci accorgeremo del contrario”. 

D’altronde, come si legge nella quarta di copertina di Poirot e la salma:  “Cosa c’è di meglio di un rilassante weekend di campagna  in compagnia di amici e parenti ?  Amicizia e buone maniere tuttavia non bastano a celare una forte tensione fra gli ospiti in fondo tutti i presenti hanno qualcosa da nascondere quale segreto inconfessabile. Il delitto è dietro l’angolo.”   

Certo, il delitto. Ma con fair play,  senza traumi, in modo  quasi incruento. Inoltre, la vittima non crea troppi problemi perché  non suscita un vero sentimento di dolore, non lascia affetti; solo eredi più o meno soddisfatti. Talvolta, come ne  Il ritratto di Elsa Greer  o in  Le due verità,  s’indaga  per  riabilitare una memoria di un  presunto assassino- Manca quindi uno scontro di passioni e la tensione drammatica si stempera.   

Il delitto serve soprattutto a giustificare l’indagine che, a sua volta, è un gioco d’intelligenza, La  trama si volge all’interno di un gruppo familiare o nel mondo di una borghesia di provincia   in cui il pettegolezzo si unisce alla riserva mentale

Lo schema fisso del giallo consente di addentrarci nella vicenda senza fatica, aiuta a evadere dai problemi del quotidiano  con un sapiente mix di tensione e distensione.

Circa i protagonisti dei racconti, quelle di dame Agatha  furono scelte coraggiose. Poirot, un belga che usa molte espressioni francesi, è insolito   per un giallo tipicamente inglese (gli inglesi infatti lo descrivono come un tipo buffo e all’inizio non gli danno molto credito; una volta una ragazza gli dice francamente che non si  attendeva così un investigatore, che era troppo vecchio). Per fortuna Poirot ha talmente autostima da ritenere che la sua sola presenza in un villaggio serva a tenere lontani i delinquenti.

Miss Marple, d’altro canto, è il prototipo della vecchietta sagace ma decisamente fuori dagli schemi, apparentemente candida ma una vera e propria nemesi come la definisce un suo amico.  Miss Marple è appassionata di giardinaggio, dedita al lavoro a maglia e sempre pronta a offrire un buon tè ma risolve  casi misteriosi con una logica ferrea e se suo nipote  Raymond   spesso è scettico,  a Scotland Yard  la tengono nella dovuta considerazione…… e un po’ la temono. 

Miss Marple adopera un peculiare metodo d’indagine: procede per analogie ritenendo che molti comportamenti umani si somigliano. L’immaginario villaggio in cui vive, St. Mary Mead è un microcosmo dove l’arzilla vecchietta classifica espressioni, contegni, modi d’agire  e li raffronta poi con  atteggiamenti  e situazioni che si presentano nel caso  di  cui  si occupa.

Poirot inaugura, invece, un metodo razionalista d’indagine. Confronta le varie testimonianze, cerca una smagliatura, anche piccola e  si focalizza su particolari che sembrano insignificanti. A chi lo accusa di essere inerte risponde che non va in giro a raccogliere cicche o a misurare impronte ma analizza i fatti  e dice  al  capitano Hastings ( il suo Watson) :”passeremo in esame i vari elementi e scarteremo quelli che non c’entrano. Terremo da parte quelli importanti. Quelli inutili, invece..puff!  li soffieremo via”. 

Ma nella narrazione non c’è solo il procedimento  investigativo. Anzi l’aspetto più rilevante nei racconti della Christie è l’analisi  di psicologia  sociale  e lo spiega la stessa autrice  nelle pagine iniziali di Verso l’ora zero  allorché un anziano e  famoso penalista, l’avvocato Treves, spiega che le storie gialle cominciano spesso dal delitto.  Ma il delitto è in un certo senso la fine di una storia iniziata molto prima, a volte anni prima,  con un insieme di cause di eventi che portano  certe persone a convergere verso un  punto prestabilito  l’ora zero, appunto. 

Per accrescere la suspense, la Christie ricorre, poi, a un duplice stratagemma. Lascia uno o più  indizi che dovrebbero permettere al lettore di capire chi è il colpevole. Ma sa celarne l’importanza  renderlo invisibile, fino a quando dopo aver letto la soluzione dici   “ma come mai non ci ho pensato”.  Poi  dissemina falsi  indizi  che suscitano curiosità ma sono fuorvianti.  E  con un sapiente mix fornisce indizi che sono tali solo con una lettura trasversale. Ad esempio può accadere che Poirot s’informi sull’acquisto di un certo oggetto e noi ci arrovelliamo per capire a cosa potesse servire, salvo scoprire poi che l’oggetto in sé  non aveva importanza  mentre era interessante sapere perché l’acquirente fosse andato proprio in quel negozio. 

Tra gli altri “trucchi” di dame Agatha ci sono situazioni invertite. Si tratta di Giochi di prestigio e di  Polvere negli occhi  come s’ intitolano due dei suoi romanzi più famosi oe talora sono veri e propri trompe l’oeil nei quali la verità è abilmente  nascosta da una falsa rappresentazione.

Alcuni romanzi costituiscono il filone esotico della Christie  in quanto  sono ambientati in Egitto o in Medio Oriente in ricordo dei viaggi che la scrittrice aveva effettuato al seguito del marito archeologo. Ma di esotico c’è solo lo sfondo perché  la vicenda si svolge all’interno di un gruppo di inglesi e, per di più, in un periodo in cui  Egitto, Medio Oriente, SudAfrica, facevano parte dell’impero britannico. E un Grand Hotel non era poi così diverso da un castello o da una villa  nella madrepatria. E  questa è una caratteristica essenziale: un ambiente apparentemente  tranquillo,  con un ristretto gruppo di persone  tra le quali però esiste un groviglio di relazioni, di rivalità, di rancori.

 

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