Affitti, micro alloggi a 750 euro al mese, Sunia: “Dov’è il calo dei canoni?”

Firenze – Dopo le ipotesi, i numeri reali: dal Sunia arriva il calcolo esatto delle richieste di convalida di sfratto giunte a partire da settembre ad ora. Si tratta di circa 50 alla settimana, per un totale che arriva a mille. Mille convalide che vanno ad aggiungersi a quelle “ferme” del prima pandemia. “Comincio ad essere seriamente preoccupata – commenta Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – dal primo luglio, data del termine della sospensione degli sfratti, si scoperchierà il calderone”.

Intanto, nella prateria dell’emergenza sfratti emergono anche altri profili, che vanno a illuminare altre zone d’ombra. Ad esempio, il “frazionamento dell’atomo” (secondo la definizione di Grandi) cui vengono assoggettati gli spazi fiorentini. Del tutto lecito, ovviamente, ma con un singolare dato fattuale: il permanere di canoni alti. “Il frazionamento della proprietà immobiliare arrivata dopo il 2015, col nuovo regolamento urbanistico, ha portato sul mercato delle locazioni  case frazionate fino a 20 metri quadri, tanto che si è costituita a Firenze una vera e propria specializzazione, quella dei frazionatori. Scherzi a parte, nelle ultime settimane abbiamo avuto un’ondata di utenti con affitti di alloggi di 30-35 metri quadrati, non solo nel centro storico ma anche in zone sensibili della città come Careggi. Per questi micro alloggi, la regola non è il canone concordato, ma il mercato libero, col risultato di pagare case di 45 metri quadrati sulla carta ma con 32 metri quadri di superficie utile anche 750 euro al mese”. Si tratta per lo più di alloggi affittati a lavoratori, nuclei famigliari magari di due persone entrate in crisi per la pandemia. Uno dei casi simbolo, appartamento di 40 metri quadri a 750 euro al mese, coniugi con lavoro. Causa pandemia, la moglie, che lavora nel campo del benessere, perde il lavoro. Impossibile pagare il canone. Respinta la richiesta di riduzione del canone, scatta la morosità. E dunque, la richiesta di sfratto. “Il dato ancora più stupefacente – dice Grandi – è che nonostante cominci la ricerca spasmodica della coppia per trovare un’altra sistemazione, non si approda a nulla. I canoni rimangono sempre troppo alti per uno stipendio solo. Ciò che non si capisce, è come si possa sostenere che ci sia stata una rivoluzione nei canoni d’affitto, da un lato, ma anche come fa il mercato a continuare a reggere questi prezzi improbabili”. Una speranza, forse, si potrebbe accendere se, come è stato più volte richiamato in questi giorni, partisse la famosa e per ora misteriosa Agenzia sociale per la casa, su cui si sa che il Comune sta lavorando, ma su sui, per ora, non è dato sapere altro. 

Tuttavia, la complessità del problema è tale che se ci si focalizza sull’analisi, come dice Grandi, non si finisce mai di giungere in fondo al pozzo. E in fondo al pozzo, emergono ad esempio le problematiche delle comunità straniere, fino ad ora passate sotto silenzio, ma portatrici non solo di criticità legate al rischio di illegalità contrattuale, ma anche di storie personali al limite della dispraizone, o già passate oltre. “Se è un fatto che molto dell’indotto del turismo nasconde contratti irregolari o peggio inesistenti – spiega Grandi – è anche da considerare che spesso i membri delle comunità straniere hanno avviato in città attività in proprio, magari di piccolo commercio legato al flusso turistico, o sono impiegati in servizi di assistenza alla persona, tutte attività messe in ginocchio dalla crisi pandemica. Questi nuclei famigliari, che spesso finora sono riusciti a onorare canoni anche di 800, 900 euro, ora si trovano tutti a rischio immediato. Si tratta di lavoratori, residenti in città, che stanno combattendo per mantenere la casa in attesa di tempi migliori. E che ad ora, stanno inesorabilmente perdendo questa battaglia”.

 

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