Firenze – Ci voleva tanto così, e l’emendamento poteva forse andare incontro a ciò che il governo cittadino stesso si augura da tempo, come l’assessora Cecilia Del Re ha sottolineato in varie occasioni: l’attività di affitti brevi turistici va regolamentata, in primis rafforzando l’autonomia gestionale dei Comuni sul tema.E invece, è durato lo spazio di un mattino, l’emendamento al disegno legge Milleproroghe, presentato a firma del veneziano Nicola Pellicani, deputato del Pd e sottoscritto da Rosa Maria Di Giorgi, sempre Pd, di nascita calabrese ma fiorentina d’adozione. Venezia e Firenze: due città che, sugli affitti brevi dedicati al turismo, hanno molto da dire.
L’emendamento avrebbe di fatto regolamentato l’uso della piattaforma di prenotazione del tipo Airbnb, ma ha avuto vita pochi giorni: è stato lo stesso proponente, oggi, a ritirarlo. Ma di cosa si trattava? In buona sostanza, si dava più potere ai singoli Comuni con la previsione di un’autorizzazione specifica per stabilire il numero massimo di concessioni annue ai locatori privati. Inoltre, un tetto di giorni all’anno in cui mettere in affitto l’immobile sulle piattaforme online e infine, l’inversione dell’onere della prova per chi affitta più di tre camere. In soldoni, l’obbligo, per chi affitta più di tre camere, di dimostrare che non sta svolgendo un’attività imprenditoriale.
Soddisfazione per il ritiro da parte di Luigi Marattin, Italia Viva, contraria all’emendamento, che dice: “L’esigenza di regolamentare più efficacemente il fenomeno non può coincidere con impedire l’innovazione e sommergere di burocrazia e ostacoli un’attività economica”.
Levata di scudi, invece da parte delle organizzazioni sindacali cittadine, in primis il Sunia che, con la sua segretaria regionale Laura Grandi, porta avanti da sempre l’istanza della necessità di una regolamentazione del fenomeno proprio nella direzione in cui si muoveva l’emendamento, vale a dire “smascherare” ciò che diventa attività imprenditoriale da ciò che è semplice contributo al reddito famigliare, commenta: “Spero caldamente che questo emendamento ritirato non voglia dire che venga ritirata la volontà di regolamentare il fenomeno. Anzi, confido che le forze del governo troveranno il modo di regolamentare un fenomeno di mercato diventato selvaggio. La politica, che senz’altro si rende conto della gravità del problema, non potrà fare altro che intervenire dando le regole che in qualche modo abbiamo già indicato in svariate occasioni come sindacato. Ritenere questo provvedimento illiberale significa non essere ancora resi conto delle conseguenze che le politiche cosiddette “liberiste” hanno avuto sulla vita delle famiglie italiane”.
“Una regolamentazione ci vuole – dicono da Progetto Firenze, l’associazione cittadina che ormai da tempo si batte per la regolamentazione del fenomeno – nel caso dell’emendamento ritirato, non c’era niente di particolarmente eccezionale: solo la possibilità per i Comuni di avere a disposizione uno strumento regolamentare in più, come da loro stessi richiesto. Nessuna tassa aggiuntiva”. Insomma una regola di buonsenso.
La perplessità, segnalano in molti, sarebbero semmai state circa il “tetto” delle tre camere da cui si parte per lo “scatto” che dovrebbe vedere la dimostrazione da parte del “gestore” che è insussistente un’attività di impresa. A molti sembra infatti che il limite sia troppo basso e rischi di impattare con chi, davvero, vede l’attività di affitti brevi come un modo per incrementare il reddito famigliare. Anche se oramai, mormora sottovoce un operatore immobiliare, “rara avis est”.