Firenze – Ottanta per cento di appartamenti di un condominio al turismo, 20 ai residenti, la punta massima. Venti per cento al turismo, il restante alla residenza, il dato minimo. La media degli appartamenti dedicati al turismo a Firenze supera ormai il 50%. Si sta parlando non solo del centro di Firenze, anche se è dal centro che provengono le segnalazioni più numerose, con un’annotazione insospettata: tante , la maggior parte, delle segnalazioni dei residenti che si trovano forzati a convivere con i turisti degli affitti brevi, provengono sì dal Quartiere 1, ma dalle zone marginali, non dall’area Unesco. Lo dice Grazia Galli, Progetto Firenze, illustrando i dati emersi dopo quasi tre mesi di ascolto presso lo sportello dedicato ai residenti e ai loro disagi aperto presso il Sunia a giugno scorso, e che continuerà la sua preziosa opera di raccolta.Lo sportello “Questo condominio non è un albergo”, è partito nei primi giorni di giugno scorso e nasce dalla collaborazione fra il Sunia e Progetto Firenze, con il contributo della Cgil. I dati sono stati presentati stamattina, nella sede regionale della Cgil a Firenze. Al tavolo, Laura Grandi segretaria del Sunia regionale, Grazia Galli di Progetto Firenze, Gessica Beneforti e Ilaria Lani per la Cgil, rispettivamente regionale e cittadina.
La ricaduta, non è “solo” nei canoni che vengono distorti verso l’alto come in generale il mercato immobiliare, la convivenza con sconosciuti che entrano a tutte le ore con poca urbanità per quanto riguarda il rispetto verso chi , nel condominio, ci vive e deve andare a lavorare il giorno dopo, la raccolta dei panni sporchi, l’uso e l’usura con tanto di costi anche triplicati (dal 10% al 30%) di servizi come la svuotatura dei pozzi neri e l’ascensore,la pulizia delle scale;il problema più generale e fondante è il cambio della città, delle sue funzioni, del suo significato. E di fronte a questo, viene spontaneo chiedersi, come fa un residente assediato in un palazzo del centro storico, Stefano, rimasto l’unico cittadino, relegato all’ultimo piano, dopo aver raccontato i disagi: “Ma quale città sarà Firenze da qui a pochi anni? A quale progetto, visione, risponderà? Quale futuro ci aspetta?”.
Il fenomeno ad oggi sembra inarrestabile, anche perché i danni prodotti, in primis il cambiamento del tessuto sociale e lo spopolamento della città, potrebbero essere ireversibili. Serve un disegno di legge nazionale, ma la proposta targata Santanchè è giudicata priva di “strumenti utili e strutturali per governare con efficacia il fenomeno”. Altre proposte su cui c’è confronto, il disegno di legge presentato dal gruppo veneto Alta Tensione Abitativa o la proposta fiorentina firmata Nardella. A livello territoriale, importanti e al centro del dibattito le proposte di modifica della legge regionale sul turismo e delle norme che regolano il governo del territorio, di cui si sta discutendo in Regione, proposte sottoscritte da Cgil, Sunia e Progetto Firenze. Entra in questo tentativo di arginare il fenomeno, la delibera sottoscritta dal sindaco (e bocciata da Italia Viva in commissione) che stoppa l’utilizzo degli appartamenti del centro Unesco a fini turistici. Con il risultato, dicono i detrattori, di aver provocato una corsa a registrare le case entro il termine stabilto dall’amministrazione per il diritto di aprire all’accoglienza. Di fatto, trasformandolo in un “optional” che apprezza ancora di più il valore delle case.
Questione complessa e delicata dunque, che richiede particolare attenzione anche nello studio e nella natura degli strumenti di controllo. Anche perché, si rischia di mettere a confronto due diritti, dice Grandi, “che di fatto sono da un lato il diritto alla tutela della proprietà, dall’altro quello alla rendita. Scivolando però sul diritto alla rendita, che diventa il diritto di serie A”. Paradossalmente, come dice Grazia Galli, “a confrontarsi sono due diritti d proprietà privata, da un lato quello del proprietario residente, dall’altro quello di potere disporre della propria proprietà come si desidera “. Con buona pace di chi ritiene che qualsiasi regolamentazione vada illegittimamente a limitare un diritto illimitato come quello della proprietà privata. Chi è che limita, chi è che è limitato? L’oggetto non è sempre la proprietà privata?
I risultati dell’indagine. Al centro dell’analisi, otto mattinate (di questi ultimi mesi) dedicate dallo sportello di ascolto alle 97 persone ricevute. Tra queste, 15 persone sono state sottoposte ad un’intervista più approfondita. Moltissime anche le mail e le segnalazioni telefoniche pervenute che forniscono un quadro realistico di come oggi, da residenti, sia in veste di proprietari, sia di inquilini, si sia costretti a vivere nei condomini, divenuti ormai dei veri e propri alberghi diffusi. I risultati emersi: rumori a tutte le ore; bivacchi negli spazi comuni; biancheria sporca in attesa di ritiro; più insicurezza (via vai di estranei, condominio permeabile alla strada, principi di incendio); cambiamento del tessuto sociale del quartiere (in giro più turisti che residenti); rifiuti abbandonati; abuso dei servizi (sovraccarico ascensore, più frequenti lavori di manutenzione, aumento interventi spurgo) con conseguente aumento spese condominiali dal 10% a oltre il 30%. La questione degli affitti brevi ai turisti, emerge sempre dall’indagine, riguarda per lo più il centro della città ma non solo; sui condomini analizzati, in centro ma non solo, la media degli appartamenti destinati ai turisti supera ormai il 50% (minimo 20%, massimo 80%).
L’iniziativa dello sportello di ascolto si sta diffondendo rapidamente sul territorio: nelle prossime settimane saranno attivati sportelli analoghi a cura del Sunia, della Cgil e di Progetto Firenze a Lucca, Siena, Pisa e Arezzo, in quanto il fenomeno, con le sue conseguenze, pervade e rischia di compromettere il tessuto socioeconomico non solo a Firenze, ma in sempre più centri urbani della nostra regione.
Tornando sugli strumenti giuridici, ciò che ormai è diventato un imperativo non rinviabile, è una legge nazionale efficace contro il dilagare degli affitti turistici. Se la bozza della proposta di legge elaborata dal Ministero del Turismo presieduto dalla Ministra Santanchè è al momento l’unico tentativo di legge nazionale, il vero problema è che, secondo gli organizzatori, “non fornisce strumenti utili e strutturali per governare con efficacia il fenomeno”. Tanto più che, a livello nazionale dove si compiono i giochi in materia, “non sembra esservi alcuna volontà politica di rivedere le normative che regolamentano le forme di locazione tra privati e il funzionamento dei condomini in presenza di immobili adibiti ad uso transitorio-turistico”. L’assenza di norme specifiche, anche a fronte dell’avvento del turismo di massa, ha consentito il dilagare di attività ricettive extralberghiere in pressoché tutti i condomini dei centri storici e in molti condomini negli altri quartieri. La definizione del fenomeno forse è, per citare Galli, un enorme “albergo diffuso”. Sì, ma senza le norme che disciplinano perlomeno la sicurezza proprie dell’albergo: come dice l’architetto Vella, anch”egli residente in un edificio del centro ormai fortemente preda degl affitti brevi, “il pericolo di incendio in un albergo di 30 stanze, è controllato attraverso specifiche regole che obbligano i gestori a prendere determinate misure, previste da legge, come i percorsi guidati in caso di incendio o gli estintori. In un condominio “promiscuo”, pur in presenza di una prevalenza o a parità di presenze turstiche con i residenti, quali sono i provvedimenti o gli obblighi di legge?”. Nessuno.
La Cgil Firenze e Toscana, il Sunia Toscana e l’associazione Progetto Firenze hanno tuttavia, come premesso, già presentato alle istituzioni e alle forze politiche di Comuni e Regione Toscana (Giunta e Consiglio) delle proposte di revisione della normativa regionale in materia di turismo e urbanistica, in modo da consentire la facoltà agli amministratori dei Comuni, in cui il fenomeno della proliferazione incontrollata degli airbnb è presente, di regolamentarlo in modo da favorire la residenza in proprietà o in locazione ad uso di abitazione principale o per motivi di lavoro e studio. Nell’elaborazione di queste norme, le organizzazioni sindacali si sono avvalse del contributo qualificato e autorevole di esperti di urbanistica e docenti universitari di diritto costituzionale ed ammnistrativo. Grazie anche a questi contributi il Comune di Firenze sta deliberando una proposta di modifica al piano operativo urbanistico. L’auspicio, come spiegano Beneforti, Galli e Grandi “è che le proposte presentate alla giunta e al Consiglio regionale di modifica e integrazione al Testo unico regionale sul turismo e alla legge regionale in tema di governo e pianificazione del territorio, meglio nota come legge Marson, siano accolte al più presto, in modo da garantire ai Comuni uno strumento efficace per garantire che i centri urbani non si svuotino di residenti e di attività economiche e produttive non incentrate sul turismo mordi e fuggi”.
Inoltre, come si sottolinea da Cgil Firenze e Toscana e dal Sunia Toscana, la richiesta alla Regione non può non essere “il rafforzamento del sistema di edilizia residenziale pubblica quale volano principale delle politiche abitative regionali di sostegno e risposta strutturale al disagio abitativo, attraverso la definizione di un piano di legislatura, la destinazione di investimenti stabili e costanti annuali, mantenendo gli impegni assunti ad inizio legislatura di prevedere uno stanziamento per un piano casa di 50 milioni di euro da reperire tra le risorse previste dal fondo europeo di sviluppo e coesione, in modo da ristrutturare per poi riassegnare in tempo reale le oltre 3.500 case popolari attualmente sfitte e le 1500 che ogni anno mediamente si liberano, oltre ad assicurare le manutenzioni straordinarie alle parti condominiali degli edifici esistenti”.
Il prossimo passo? “La prossima mossa – dice Grandi – è un’iniziativa pubblica, dove metteremo il punto su quali sono le nostre posizioni sul tema; le proposte avanzate alla Regione, verranno accolte o no? Rimandare tutto agli uffici legali, per dire che non è possibile ciò che si propone non l’accettiamo”. Una risposta attendista, che non tiene conto dell’urgenza del tema. “A questo punto, bisogna passare dalla possibilità alla presa di posizione: la Regione è d’accordo con noi nel percorrere questa strada?”.
Strada che è, tutto sommato, semplice, come già scritto su queste pagine: “Semplice e a costo zero: definire le categorie d’uso, togliendo la possibilità a chi opera nel residenziale di passare al ricettivo senza nessun bisogno di permesso (ovvero ciò che sta accadendo ora e che ingenera l’attuale caos).Riassumendo: da un lato, stabilire la necessità di chiedere il permesso per passare da residenziale a ricettivo, e definire due categorie d’uso, ricettivo e residenziale. Ciò comporterebbe la possibilità, per il comun edi Firenze, di articolare meglio la loro proposta, integrandola con ciò che è stato fatto, ovvero il blocco della sola area Unesco”.
Foto: da sinistra, Grazia Galli Progetto Firenze, Laura Grandi Sunia, Stefano, residente del centro storico, Gessica Beneforti Cgil