Firenze – E’ morto nel sonno stanotte una delle figure più rappresentative e carismatiche della Resistenza fiorentina. Silvano Sarti, il partigiano “Pillo”, nato nel 1925 a Scandicci, nel 1944 si unì alla Brigata Sinigaglia. Attualmente era presidente onorario dell’Anpi di Firenze. Fu uno dei protagonisti della liberazione di Firenze dai nazifascisti nell’agosto del 1944, insignito della medaglia d’oro al valore militare. In un commosso messaggio lo ha ricordato, salutandolo per l’ultima volta, il sindaco di Firenze Dario Nardella.
“Stanotte, nel sonno, ci ha lasciato Silvano Sarti – si legge nella pagina Facebook di Anpi Firenze – Partigiano, presidente onorario ANPI Firenze e instancabile resistente per tutta una vita”.
Silvano è stato tante cose, partigiano, militante politico, sindacalista, dirigente della Cgil, nella Camera del Lavoro di Firenze che dopo la guerra e la liberazione aveva contribuito a ricostruire e rilanciare – questo il ricordo di Dalida Angelini(Segretaria generale Cgil Toscana) -. Qualcuno l’ha definito patrimonio di Firenze, io aggiungo patrimonio della Toscana e del paese. Carissimo Silvano, non ti dimenticherò, non ti dimenticheremo. Alla famiglia, ai parenti ed amici, a tutti quelli che ti hanno voluto e ti vogliono bene giungano le condoglianze mie personali e di tutta la Cgil Toscana”.
“Una grave perdita per la città e il nostro territori – commenta Claudio Bianchi, Presidente Confesercenti Firenze – Se ne va un indubbio protagonista della nostra storia più recente che si è sempre battuto per i principi di libertà ed eguaglianza, riponendo anche una particolare attenzione alle istanze degli ultimi, dei giovani, di chi aveva comunque bisogno. Faremo il possibile, nel nostro piccolo, per non disperdere il patrimonio ideale di questo messaggio che ci giunge, in tutta la sua nitidezza, dalla vita di Sarti”.
«In questi anni ho avuto il privilegio di conoscere Silvano Sarti. – ha detto il sindaco di Empoli Brenda Barnini – Ho avuto la possibilità di ascoltare le sue parole e tutta l’energia di un uomo che, dopo aver partecipato da ragazzo alla Liberazione della sua città, ha speso la sua vita per tramandare alle nuove generazioni la banalità del male e l’odio per l’indifferenza. Adesso ancora di più tocca a noi andare avanti e difendere libertà e giustizia. Un altro pezzo della storia della democrazia italiana se ne va, chi resta deve ancora di più raccogliere la sua testimonianza e farsene portavoce».
La camera ardente è stata allestita in Sala d’Arme, in Palazzo Vecchio a Firenze.