Addio a Sergio Staino: ha aiutato una generazione a tenere viva la fiammella dell’utopia

E’ morto a 83 anni dopo una lunga e impietosa malattia all’ospedale Torregalli di Firenze

Roma, 1986: Sergio ho un’idea brillante per Tango, te la posso spiegare? Milano,1993: Sergio per favore ci serve una vignetta per illustrare le iniziative dei circoli di Società Civile. Firenze, 1999: Sergio stiamo lanciando il Corriere di Firenze, dai facci una vignetta per la prima pagina…. La vignetta arrivava puntualmente ed era  una sorta di benedicente buon augurio che Staino rivolgeva a coloro che si davano da fare per creare qualcosa di nuovo. Purché naturalmente fosse nelle sue corde, che erano grandi e generose.

Regalava per amicizia e solidarietà un pezzetto della sua notorietà perché sapeva  bene che i cento fiori della creatività e dell’impegno civile possono avere una minima chance di sopravvivere se coloro che vivono la loro arte non come un talento professionale da far valere solo per la propria autopromozione, ma come un dono che acquista tanto più valore quanto più viene condiviso. Così nascevano virtuali comunità riunite sotto la bandiera di un disegno di Staino. Chi scrive ne ha fatto parte per gran parte della vita adulta.

Sergio ci ha lasciati serenamente oggi 21 ottobre, a 83 anni,  dopo una lunga e impietosa malattia all’ospedale Torregalli di Firenze, circondato dai suoi cari: Bruna la moglie, la Bibi “sua forza e valore aggiunto”, usava dire, e ai figli Ilaria e Michele. Anche loro spesso ritratti nei personaggi delle saghe di Bobo, il suo alter ego artistico, che raccontava il flusso di pensieri, di emozioni, di rabbia, di sconforto, di orgoglio del membro di una generazione che ha  nutrito tante speranze e tante utopie e che non si è mai rassegnata alla mediocrità della routine politicante.

Così i commenti quotidiani di Bobo, il comunista del popolo con gli occhiali e un grosso naso, “metà Umberto Eco e metà specchio di sé stesso”,  davano voce e immagine a quello che molti pensavano, ma spesso non osavano dire nemmeno a se stessi per non mollare un grammo di fiducia nelle proprie convinzioni. Bastava la battuta fulminante e impietosa per cogliere paradossi, contraddizioni, incoerenze della vita quotidiana. Un anticorpo alle (tante) delusioni per chi come lui è stato coerentemente fedele agli ideali socialisti e antifascisti.

L’arte del disegno satirico si accompagnava alla curiosità per tutto ciò che poteva rappresentare innovazione e sperimentazioni. La sua biografia parte dal 1979 con l’esordio su Linus, prosegue con il settimanale satirico “Tango”, inserto dell’Unità, fondato nel 1986, esordisce in tv su Rai3 con Teletango, poi il varietà satirico Cielito Lindo, condotto da Claudio Bisio e Athina Cenci, infine direttore dell’Unità fino alla sua chiusura nel 2017.

L’elenco delle realizzazioni non esaurisce certo l’enorme capacità di lavoro e di coinvolgimento che Staino dedicava a tutti coloro che cercavano qualità nella forma artistica e onestà intellettuale nei contenuti e nei messaggi. Ne dava continuamente testimonianza partecipando e intervenendo non importa con quale ruolo né con quale visibilità. Prima di tutto valeva l’amicizia e la condivisione. Una per tutte: l’adesione al Club Tenco dei suoi amici Francesco Guccini e Antonio Silva.

Sergio Staino era stato colpito da una grave malattia alla retina dall’età di 37 anni  fino a diventare completamente cieco, ma non ha mai smesso di disegnare con l’aiuto negli ultimi anni della tecnologia. Lo incontravamo spesso in incontri pubblici o in occasione della presentazione di un suo libro senza che la sua disabilità costituisse alcun ostacolo nel normale scambio di amicizia e di pensiero. Un Tiresia ben radicato nella comunità toscana (era nato a Piancastagnaio e viveva a Scandicci) che aiutava ad affrontare con leggerezza il peso delle illusioni perdute.

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