Firenze – In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, Legambiente Toscana riporta l’attenzione sulla tutela degli ecosistemi fluviali, iniziando dall’identificazione delle aziende responsabili dell’inquinamento da PFAS, presenti in corsi d’acqua in diverse zone della nostra regione, in particolare quelle vicine ai distretti produttivi come il cartario Lucchese, il conciario nel Lucchese, il florovivaistico nel pistoiese e il tessile del Pratese. Stando ai dati raccolti nel 2022 da Arpat gli PFAS erano presenti nel 76% delle acque superficiali, nel 36% delle acque sotterranee e nel 56% dei campioni di biota (animali) monitorati. Tra i fiumi interessati dalla contaminazione ci sono l’Arno, Ombrone e Serchio. Gli PFAS non vengono mai degradati nell’ambiente e per la loro scarsa o nulla biodegradabilità si bioaccumulano nella flora, nella fauna selvatica e negli esseri umani. Numerosi studi hanno confermato la loro pericolosità e tossicità sia per l’ambiente che per la salute umana.
Richiede attenzione anche l’inquinamento legato alla presenza di microplastiche nei fiumi: Legambiente ritiene opportuno che il controllo delle microplastiche debba rientrare tra i criteri di valutazione del buono stato delle acque interne e quindi sia da inserire nella Direttiva Quadro Acque così come avvenuto per la Direttiva Marine Strategy.
“E’ necessario riqualificare gli ecosistemi fluviali, sistema circolatorio del territorio, porre maggiore attenzione ad alcuni inquinanti chimici che rappresentano criticità per molti corsi d’acqua in Toscana, vedi i fitofarmaci (glifosato e il suo derivato AMPA) e le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), senza dimenticare gli inquinanti emergenti come le microplastiche che secondo Legambiente devono rientrare tra i criteri di valutazione del buono stato delle acque interne,” dichiara Federico Gasperini, direttore Legambiente Toscana.
Da non tralasciare gli effetti della crisi climatica, sempre più evidenti anche in Toscana dove a partire dal 2003 ogni 4-5 anni si verificano annate particolarmente siccitose. Ciò provoca ripercussioni sull’equilibrio degli ecosistemi acquatici, sul settore agricolo, sul comparto industriale e termoelettrico (acqua insufficiente per il raffreddamento degli impianti), oltreché creare problemi al settore idropotabile. Effetti da tenere sotto controllo anche in vista dell’arrivo della stagione estiva anche in termini di risparmio delle risorse idriche da compiere a livello di istituzioni, aziende e famiglie.
La tutela delle risorse idriche coinvolge anche le questioni internazionali: acqua come ponte verso la pace piuttosto che fonte di conflitto. È l’appello che lanciano Legambiente e UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) con il focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace” (tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate”) presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2024 (World Water Day), quest’anno dedicata proprio al tema della risorsa idrica come strumento di pace.
La sfida di una corretta gestione dell’acqua relativamente agli effetti della crisi climatica è un tema globale che va affrontato anche nel nostro paese. Per questo Legambiente torna a ribadire l’appello al Governo di accelerare sull’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e delle relative risorse economiche necessarie, partendo da: 1) una cabina di regia e una governance unica e integrata dell’acqua per risolvere le inefficienze ed ottimizzare i prelievi e gli usi; 2) assicurare la buona qualità e la sicurezza dell’acqua per uso potabile, come richiesto dalla direttiva europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano, aggiornando i limiti per alcuni inquinanti, aggiungendo altri contaminanti (PFAS e microplastiche) e promuovendo un sistema di monitoraggio che consideri tutta la catena di approvvigionamento dell’acqua potabile e che si basi sul rischio; 3) una progettazione e pianificazione integrata e di qualità per ridurre gli usi della risorsa e prevenire l’inquinamento, assicurare una buona qualità in uscita dagli impianti che sia adeguata agli usi per un corretto riutilizzo in agricoltura e nell’industria.