Firenze – Peggiora in Toscana la situazione delle falde acquifere: è ciò che emerge dal rapporto triennale, 2016-2018, di Arpat. L’agenzia regionale ha svolto un monitoraggio chimico che ha interessato 65 corpi idrici e 435 stazioni. Dai dati ottenuti, si certifica che, rispetto al 2013-2015 “la percentuale assoluta dello stato scarso”, in cui i livelli di contaminanti oltrepassano i massimi fissati dalla normativa, “è passata “dal 18 al 31%”. In aumento risultano anche le situazioni di “buono con scarso locale”, ovvero quelle situazioni dove le criticità non superano il 20% dei punti controlli.
Tirando le somme, i “corpi idrici in stato buono” passano dal 23% al 18%, e calano anche i numeri del “buono con fondo naturale”, vale a dire i corpi idrici caratterizzati dalla presenza in natura di elementi chimici, che dal 25 si riducono all’11%. Se poi si paragonano i dati degli ultimi 14 anni, dal 2002 al 2018, e si confrontano “con l’indicatore della precipitazione media cumulata annua”, emerge un peggioramento progressivo sul triennio 2016-2018, “con una evidente correlazione tra periodi con forti precipitazioni e incrementi dello stato scarso”.
In pratica “la prevalenza nella ricarica del trasferimento di inquinanti dalla superficie rispetto alla diluizione, denuncia ancora un’evidente vulnerabilità”. Nel dettaglio, si spiega da Arpat, “si confermano tra gli stati scarsi a rischio varie situazioni riconducibili a contaminazioni di tipo urbano o industriale”, come a Firenze o Prato.
Dall’agricoltura giungono nuove preoccupazioni: “contaminazioni agricole” si riscontrano sulla falda profonda della Chiana, oltre ad alterazioni del fondo naturale, che potrebbero essere originate da stress quantitativi (falda profonda Chiana, Santa Croce, Valdelsa, Piana del Cornia, Pianure Elbane). Tra gli stati scarsi emersi in corpi idrici non a rischio, infine, “si riscontrano soprattutto contaminazioni diffuse di origine agricola come fitofarmaci e nitrati e, più generalmente, alterazioni antropiche del fondo naturale possibilmente originate da uno stato di stress quantitativo”.