Succede ad Arezzo, e ha dell’incredibile: domenica sera 25 settembre un signore di 53 anni, romano, chiama il 118, fornisce nome, cognome e indirizzo, e dichiara di essere preda di un forte malore.
Si trova nell’area di servizio di Lucignano Ovest, in Autosole, e, pregato dal centralinista di specificare meglio i sintomi di ciò che sta provando, fornice una versione che convince l’operatore che non solo l’uomo sta male, ma ha bisogno urgente di soccorso.
L’ambulanza parte con medico a bordo e in poco tempo raggiunge il “malato” a Lucignano.
Ma il malato non è più “malato”: richiesto di specificare i sintomi, il signore in questione risponde tranquillamente: “Niente niente, ora sto bene, mi ero agitato perché ero con una comitiva in pullman. Ci siamo fermati e poi il pullman è partito lasciandomi qui. A questo punto vi chiedo di portarmi al casello valdichiana dove c’è il pullman diretto a Roma che mi aspetta”.
Stupore generale, incredulità, qualcuno dell’ambulanza pensa di non aver capito bene.
Ma è proprio così: improvvisamente guarito, l’uomo ritiene che l’ambulanza possa fare una “capatina” al casello Valdichiana, giusto in tempo per fargli prendere il bus …. Magari a sirene spiegate.
L’uomo non è stato ovviamente accompagnato. Invece, dal momento che il costo di 44 minuti (tanto è stato il tempo impegnato) di ambulanza impegnata con tutto il personale e l’attivazione dell’ambulanza di riserva per non lasciare sguarnito il servizio nella postazione fissa ammonta a circa mille euro, lunedì mattina il direttore della centrale del 118, Massimo Mandò, ha deciso di inviare una denuncia querela all’autorità giudiziaria per valutare se richiedere o meno il pagamento del servizio, e se vi sono gli estremi per una sanzione penale.