Accordo Ceta, nella “guerra del grano” chi perde siamo noi

Pisa – Buona annata per il grano in provincia di Pisa, ma l’ombra lunga del Ceta, l’accordo di libero scambio fra UE e USA, rischia di rendere vani sforzi e investimenti. E’ questo, il succo dell’intervento di Tiziano Busti, vice presidente del Consorzio Agrario del Tirreno e imprenditore agricolo di Santa Luce, che spiega come, nonostante l’aumento della produzione e l’ottima qualità del grano pisano e toscano (ma anche italiano in genere), la concorenza canadese rischia di tagliare le gambe alle nostre aziende e ai nostri agricoltori.

Intanto si parte da un fatto, anzi due: in primo luogo, in provincia di Pisa la produzione di grano ha registrato 561.000 quintali nel 2018, tra frumento tenero e duro, su oltre 20.000 ettari di superficie, spesso dislocati su piccoli appezzamenti, in secondo luogo, come ricorda la Coldiretti, i dati Istat nei primi 4 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2018,  indicano un aumento di 7 volte la quantità di grano importato dal Canada in Italia. “Il balzo delle importazioni arriva proprio al termine della stagione di trebbiatura del grano italiano”, commenta Coldiretti.

Insomma due dati che fanno a cazzotti, e che indicano la gravità del problema. anche perché, come indica Busti,  “le nostre produzioni sono limitate rispetto al Canada e dobbiamo fronteggiare una serie di spese in proporzione di gran lunga superiori, oltre a tempi di lavorazione diversi, che implicano spostamenti e macchinari adatti. In secondo luogo siamo soggetti a restrizioni e norme sanitarie più stringenti, al contrario dei produttori canadesi che, com’è noto, ricorrono al glifosato in pre-raccolta”.

Annata agraria buona, insomma, ma per gli agricoltori “a casa” si porta poco. “Paghiamo lo scotto – conclude Busti – dei prezzi al quintale: circa 20 euro, variato di poco dallo scorso anno. Una cifra che lascia amarezza e costringe spesso alla riduzione della produzione, con una perdita per le imprese e per i consumatori”.

“Occorre ricordare perché eravamo contrari al Ceta – aggiunge Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Pisa – sapevamo infatti che questo accordo avrebbe provocato una distorsione del mercato a netto favore dei prodotti importati. Inutile gioire per una buona annata se gli sforzi vengono poi vanificati in questo modo. I nostri prodotti non sono inferiori a quelli dei canadesi, al contrario, siamo in grado di creare un prodotto di qualità e vogliamo che venga valorizzato”.

 

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