Firenze – Un’assemblea infuocata, l’ennesima, si è tenuta ieri con alcuni fra gli assegnatari delle case di via Accademia del Cimento, a Firenze e un gruppo di funzionari e tecnici di Casa spa e dell’Ufficio Casa comunale. Una vicenda lunga ormai, quella di via Accaddmia del Cimento, che ha visto l’intersecarsi di varie risorse, da quelle comunli (col bonus del 110%) a quelle europee. Per quanto riguarda le prime, ovvero il lotto 1, con i 48 alloggi al civico 14/1-3, la gara è andata deserta, e a questo punto la riqualificazione che riguardava in buona sostanza le facciate, viene rimandata fino al reperimento delle risorse necessarie da parte del Comune (3,8 milioni, hanno spiegato i tecnici). Per l’altro blocco interessato, che gode del finanziamento europeo per i lotti 2 e 3, la cantierizzazione dovrebbe partire fra maggio e giugno 2023. In questo caso l’appalto ha visto concorrere 28 imprese, fra cui verrà scelta l’impresa vincitrice. L’importo della riqualificazione del Lotto 2 e 3 del complesso, consistente in 14 milioni e 600mila euro, è garantita dai fondi complementari del Pnrr dedicati all’Erp.
Il vero punto dell’assemblea, tuttavia, è stato toccato dopo una prima parte di spiegazioni sui lavori che hanno specificato ulteriormente notizie già rese note, in primis la necessità di una riqualificazione strutturale antisismica secondo le norme europee. Secondo quanto spiegato dall’ingegnere di Casa spa presente all’assemblea, i lavori non possono essere fatti in presenza degli abitanti. Ed è questo il vero passaggio critico, in quanto si torna all’inghippo pratico: quando e dove verranno posteggiate le famiglie che verranno spostate, chi pagherà, dove saranno spostate le masserizie e gli arredi che non entreranno nelle nuove case. Tutte domande già poste che tuttavia tornano sempre più impellenti di fronte allo scorrere del tempo verso la data (per ora solo annunciata) del trasloco.
“Si fa presto a dire vi sposterete – dicono alcuni assegnatari – per andare dove? Ancora non lo sappiamo. E i disabili come verranno accuditi? E gli anziani, molti dei quali non autosufficienti e immobilizzati a letto? Quando si saprà qualcosa di concreto?”.
L’atmosfera si surriscalda, qualcuno dice chiaro e tondo che non si sposterà mai. Lo spettro di Torre degli Agli incombe: 12 anni di lavori e ancora nessun ritorno, per gli abitanti che furono affidati alle casette di legno, ormai ridotte all’ultimo respiro. Tuttavia, come spiegano i tecnici, in questo caso il rischio è scongiurato dalla natura stessa del finanziamento, dal momento che i soldi del Pnrr devono essere spesi secondo cronologie precise ed entro il 2026 i lavori dovranno essere finiti e gli assegnatari già ritornati alle loro case. “Bene, ma chi mi assicura che, se non si rispettano i tempi e i soldi vengono tolti, i lavori non verranno lasciati al punto in cui sono, magari per anni?” dice una signora con un vasto nucleo famigliare, fra cui anziani e minori.
Al di là dei rischi connaturati allo spostamento, tuttavia, sono anche i piccoli grandi problemi pratici che fanno da tappo. Ad esempio, le volture necessarie per godere dei servizi essenziali nelle nuove case. Chi pagherà? “Il Comune” dicono in coro i dipendenti comunali. I traslochi? “Il Comune” Chi aiuterà a fare pacchi e trasportare anziani? “Il Comune”. E le case dove traslocare? Dove sono? Rassicurazioni della parte pubblica: “Si tratta di circa 61 alloggi Erp, ristrutturati, nel quartiere 5”. dunque, il meccanismo è: per fare l’operazione di ristrutturazione ex Pnrr, l’Erp produce 61 alloggi (circa) pronti e ristrutturati, pensati come volano, di fatto innescando il meccanismo per cui, a fronte della richiesta di case popolari da parte di chi non ha alloggio, si trovano nuove case Erp per chi casa ce l’ha, per farli uscire, tenendo ovviamente immobilizzati questi alloggi per il tempo che servirà. Ovvero, almeno fino al 2026.
Piccoli particolari che si innestano nel tema più ampio, che è quello di riqualificare, partendo dai fondi del Pnrr (oltre a tutto ciò che l’amministrazione può aggiungere) un patrimonio edilizio popolare che risale almeno agli anni ’70. “Quello che chiediamo – dicono gli assegnatari a conclusione dell’assemblea – è che ci venga spiegato con chiarezza cosa si accollerrà e con che modalità il Comune, se i nuovi alloggi rispetteranno ciò che lasciamo senza riduzioni di superficie, e in che modo chi ha già sistemato i propri appartamenti d’origine, cucina, camere da letto ecc. verrà salvaguardato. Oltre naturalmente al mantenimento della residenza, al pagamento delle volture ecc.”. Spiegato con parole e messo nero su bianco, dice un assegnatario, “e magari con la nostra firma”. Le esigenze dei vari nuclei ribadiscono i tecnici, verranno risolte con i colloqui individuali cui tutti sarano chiamati. “Certo, hanno detto che penseranno a tutto loro – conclude una signora – ma non hanno tenuto conto del costo sociale di tutto ciò. Anziani disabili e patologie di vario genere, sono stati considerati? come faccio a dire a mia madre, che giace in un letto a novant’anni suonati, che la porterò via dalla casa in cui ha vissuto tutta la vita con mio padre e i suoi figli? Mi supplica di lasciarla morire nel suo letto. Chi viene a dirglielo, che non sarà così?”.
Presenti all’assemblea, molti fra gli esponenti politici cittadini, fra cui i consiglieri comunali Dmitrij Palagi (Spc), Alessandro Draghi (FdI) con il consigliere di quartiere Matteo Chelli ( “vergognoso che non ci siano i rappresentanti politici dell’amministazione ma si scarichi sui tecnici”, dice), il leghista consigliere comunale Federico Bussolin col consigliere regionale Giovanni Galli. Presente anche il segretario regionale dell’Unione Inquilini, Pietro Pierri.
Il gruppo Spc ha inviato una nota sull’assemblea di ieri. “Impressionante l’assenza della Giunta e del Sindaco dall’assemblea di oggi, dove i nuclei degli alloggi ERP di via Accademia del Cimento sono stati convocati in spazi insufficienti per contenere chi voleva ascoltare quale destino lo attende. Gli uffici di Palazzo Vecchio e di Casa SpA erano senza parte politica, rappresentata solo dalle opposizioni, che però ovviamente non potevano partecipare e si sono allungate alle finestre per carpire un po’ di discussione. Per noi la sinistra non deve agire così. Se sono anni che si prevedono questi tipi di intervento – che è stato detto avverranno prima o poi su tutto il patrimonio immobiliare – si doveva evitare di arrivare a calendari così stretti, senza azioni preventive. Pensiamo sia irresponsabile dire che si convocano i nuclei singolarmente e poi scaricare sulla tecnica i momenti assembleari. Per questo ci impegniamo a un nuovo appuntamento politico di ascolto e confronto. Inviteremo nuovamente tutte le parti politiche. Senza polemiche ed evitando di esasperare il clima in città, mettendo invece al centro i bisogni delle persone, che non sono numeri e neppure ospiti nelle loro case”.