Nonostante il recente parere negativo della Corte dei conti la Camera ha approvato il Ddl su Province e città metropolitane. Si tratta del primo passo della riforma che dovrebbe portare all’abolizione degli enti, fortemente voluta dal ministro Graziano Delrio. Il provvedimento è stato approvato con 277 a favore e la sola opposizione degli 11 deputati di Sel e l’astensione di Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che non hanno preso parte per protesta alle operazioni di voto.
Cosa potrebbe cambiare, dunque, nell’ordinamento degli enti locali? Cambieranno volto anzitutto i consigli provinciali, che diventeranno assemblee dei sindaci. E arrivano anche le città matropolitane, un’istituzione già prevista all’articolo 114 della Costituzione, ma che mai fino ad ora ha visto la luce, nonostante i molti tentativi.
Ma non si puà ancora parlare di abolizione delle province. La strada infatti è ancora lunga: il testo del Ddl dovrà passare dal Senato dove potrebbe incontrare forti resistenze. Già la giornata di ieri è stata segnata dalla bagarre in aula con Carroccio e M5s che hanno abbandonato l’aula. Duro è stato il commento del capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: “Si tratta di una legge truffa. Un provvedimento incostituzionale che non sburoctratizza, ma crea solo confusione normativa”.
Immediata anche la reazione dell’Upi, l’Unione delle Province, che per voce del presidente Antonio Saitta annuncia promette di ricorrere alla magistratura.
Entusiasta, invece, il commento di Delrio: “le Province si riducono a enti leggeri con poche funzioni – afferma – molto utili ai Comuni. I piccoli Comuni potranno lavorare più facilmente insieme, nelle unioni, con meno burocrazia e più’ autonomia. Si lavora alla soppressione di centinaia di enti impropri e inutili e si inizia la riorganizzazione dello Stato”.