A Sollicciano, digiuno e preghiera: si vuole che il Papa passi di lì

Firenze – Saranno oltre 500, i detenuti che entreranno in digiuno e preghiera,  insieme al cappellano  don Vincenzo Russo, il “loro” cappellano, a partire dal 24 maggio prossimo, a Sollicciano, il carcere alle porte di Firenze. Obiettivo, ottenere da Papa Francesco, che il 20 giugno si recherà a Barbiana per rendere  omaggio alla figura di don Lorenzo Milani, di fare uno strappo al protocollo e di recarsi a Sollicciano, nella prigione, fra coloro che vi sono reclusi.

 L’iniziativa, annunciata dallo stesso don Russo nel corso di una puntata di ‘Radio carcere’ su Radio Radicale, ha fatto breccia non solo fra i detenuti, ma anche fra gli insegnanti, coloro che svolgono attività all’interno della struttura, i volontari. Ed è lo stesso cappellano a spiegare il principio che move la richiesta: Secondo noi  il carcere di Sollicciano è in evidente continuità con Barbiana”, nel senso di necessità di tracciare una strada nuova, che possa entrare in contatto diretto con la realtà del carcerato, che tocchi con mano le sue difficoltà, che, spiega don Russo, non sono solo “economiche, ma anche umane e culturali”.

Digiuno e preghiera dunque per incoraggiare Papa Francesco ad arrivare qui, nel luogo del carcere e della reclusione. Conclude don Russo: “Gli chiediamo di fare uno strappo alla regola: venga con l’elicottero, c’è spazio perché noi vogliamo passare un momento importante con lui”. 

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