Siena – Non c’entrano le streghe né l’oscurantismo religioso nel processo intentato nel 1578 contro Pietro di Mariano da Manciano. Reati più che moderni, come moderno l’intreccio giudiziario, politico ed economico che accompagna il procedimento di accusa contro il tipico appartenente a un potere locale fatto di rapporti, favori, interessi più o meno chiari in una società rurale qual era allora a Maremma, da poco inglobata, insieme alla sfortunata Repubblica di Siena, nel Granducato di Toscana nuovo di zecca. Un tipico processo di “mani pulite” che però, secondo i dettami dell’epoca, non doveva comunque toccare poteri consolidati, ma solo piegarli all’ordinamento accentratore imposto dal nuovo signore.
Lo racconta lo storico Pierangelo Lusini nel libro pubblicato recentemente dall’Associazione di Studi storici Elio Conti dal titolo “Uomini e bestiami nella Maremma dei paschi – il processo al Cavallaro Pietro di Mariano da Manciano (1578 – 1579)”.
Il volume di Pierangelo Lusini verrà presentato presso la Sala Conferenze dell’Archivio di Stato di Siena mercoledì 27 ottobre alle ore 21 (via Banchi di Sotto, 52, ore 16,30). Insieme con l’autore intervengono Cinzia Cardinali (Archivio di Stato di Siena), Floriana Colao (Università di Siena), Roberto Farinelli (Università di Siena).