A Quarant’anni

 Vicenda quotidiana di personaggi, soprattutto donne, che vivono e cercano di gestire i microgrammi della vita. Lavoro, figli e ricordi. I nuovi ricordi si aggiungono a quelli passati come le perle di una collana, che infili ad una ad una fino a riempire tutto il filo, senza lasciare spazi..
Nevica a Tehran, ma l’animo della protagonista Alaleh , sotto un’apparente serenità segna giorni inquieti, dove il tempo sembra fermarsi nell’attesa. Ma in realtà scandisce l’avanzare dell’età matura e la preoccupazione dell’invecchiare diviene spavento di fronte ad un evento  inaspettato, se pur banale. L’Adagio di Albinoni e la musica del violoncello fanno da base ad una sospensione che dura per più di metà libro: l’aspettativa del rientro in patria del primo amore. Alaleh rivive la sua vita, la carriera mai realizzata e rimpianta, la guerra, l’Università chiusa, la guerra e quel fondo di insoddisfazione che arriva addosso quando si fa un po’ di conti con la vita.
La vecchiaia è un viso deforme che qualcuno attacca con un  mucchio di colla alla nostra faccia, mentre sotto c’è ancora quello giovane che soffoca. E lo spirito giovane turba i sensi e i sentimenti della protagonista quarantenne che vaga in cerca del passato e di un presente più completo. La rielaborazione di passioni e volti, di affetti e amori approda a qualcosa che risponde senza confini alla musica,  panacea  e viatico di nuova esistenza. La  risoluzione dell’attesa si compone nelle ultime dieci pagine del libro, un pianto liberatorio e  la coscienza piena di ciò che manca e può nutrire Alaleh : la musica…la sua musica.

Daniela Cresti

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