“A letto senza cena”: quel castigo può procurare danni

il Consiglio d’Europa: mettere al bando il « time out »

Il mondo della pedagogia è in grande fermento dopo che il Consiglio d’Europa ha espresso l’intenzione di mettere al bando il « time out » quella tecnica educativa  in cui si impone a un bambino a filare in camera sua o  in camera sua o  ad auto-relegarsi altrove in solitudine per riflettere sulle sue malefatte. Secondo il Consiglio d’Europa, in prima linea da anni per difendere i diritti dell’infanzia e mettere fuori legge le punizioni corporali, il « time out » é una sorta di punizione, un castigo che può  provocare danni se non accompagnato dalle parole giuste che spiegano con amore il perché di questo castigo.

L’annuncio che il « time out » sarebbe stato rimesso in discussione nonostante sia raccomandato da molte istanze internazionale, ha rilanciato il dibattito tra chi sprona a un esercizio della genitorialità esclusivamente « positiva » e chi invece sostiene un altro modello educativo che coniuga severità con empatia. Contro un  orientamento di una educazioni senza alcun limite e costrizione, che sembrerebbe avvalorata dalla rimessa in questione del « time out », si sono ora schierati in Francia oltre 350 specialisti dell’infanzia.

Sulle pagine del quotidiano conservatore Le Figaro, il collettivo formato da psichiatri, psicanalisti, psicologi, medici ed educatori,  una genitorialità positiva va bene ma a patto che sia accompagnata da una serie di limiti, chiaramente non violenti, che li aiutino a  costruirsi e a crescere  perché un bambino non può educarsi da solo. A loro avviso una pedagogia solo permissiva rischia di violare i diritti fondamentali dell’infanzia poiché se vengono esclusivamente abbandonati all’empatia dei genitori senza alcuna regola é il loro avvenire che é in gioco.

Certo, tutti insistono sulla necessità che si tratti di limiti dettati dalla ragione e dalla premura per il benessere dei figli , presente e futuro.  A loro avviso lasciare a un bambino il tempo di calmarsi e di riflettere, come prona il « time out » non può essere confuso con un maltrattamento ma come un invito alla riflessione per capire e quindi favorire una crescita il più armoniosa possibile. Chiedere uno sforzo non comporta traumi ma prepara alla vita d’adulto che necessariamente dovrà sottostare a limiti e regole. Il « bambino re » cui viene lasciata l’impressione di onnipotenza rischia così di non  essere preparato alla vita e di ricavarne grandi sofferenze.  I limiti certo, riconoscono, possono crreare sofferenza o frustrazione ma sono essenziali per l’apprendimento della vita. In particolare a capire che « il desiderio non deve diventare un tiranno che esige soddisfazione senza alcuna considerazione per gli altri’

Usare il « time out » non significa infierire a suo di botte o usare violenza psicologica, sottolinea il collettivo rifiutando ogni possibile confusione  tra autorità e autoritarismo

Nella loro tribuna gli esperti ricordano che se il compito dei genitori, come sottolinea lo stesso Consigli, è quello di « allevare ed educare »  i figli, sarebbe bene favorire « il diritto dei bambini «  ad essere educati da genitori fiduciosi nelle loro competenze ». « Essere fermi , sostengono, non significa essere violenti, ma asserire « una posizione di autorità in un rapporto in cui il bambino non è a parità con l’adulto  se non altro a causa della sua immaturità e del suo bisogno di protezione ».  « E’ il ruolo, ricordano citando il pedagogo Jean-Louis Berger,  dei genitori che dovrebbe essere sostenuto dalla società  che tende invece a colpevolizzare e a giudicare i genitori che educano la loro prole »

I 350 esperti sostengono infine che ad essere permissivi al 100% non si rispetta  lo sviluppo psicologico dei bambini che necessita appunto.  Il problema del » time out » ha se non altro il merito di riproporre il tema della educazione di bambini e giovani che chiaramente ha bisogno di essere discusso in profondità. A oltre mezzo secolo da quando il dottor Spock, con il suo storico libro « Common sense Book of Baby andi Child », aveva  rivoluzionato le cure della prima infanzia promuovendo più amore e meno regole,  sembrerebbe che il dibattito tra permissività e limiti non abbia perso di attualità.  Anche perché un numero crescente di  giovani non sembra ritrovarsi in questo mondo , come dimostrerebbe anche il superaffollamento degli  studi in Francia di psicologi e psichiatri.

Foto: il Consiglio d’Europa

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