Ho deciso di recarmi a mie spese a Cutro nelle prossime settimane per rappresentare il sentimento di solidarietà a tutti quei cittadini reggiani di origine calabrese onesti che nelle ultime settimane vengono con una generalizzazione sbagliata e inaccettabile continuamente accostati alla mafia.
Il processo Aemilia è cosa seria e ci si aspetterebbe che venisse seguito e commentato nelle ipotesi di reato puntualmente contenute negli atti, con accusati che hanno un nome e cognome e che devono rendere conto delle contestazioni in aula.
Da troppi mesi invece il dibattito pubblico s è dimenticato di tutto questo, o lo ha messo fra parentesi. Essere di origine calabrese è paragonato da alcuni protagonisti della scena politica all’essere automaticamente associato alla ndrangheta. Come se ogni italiano onesto che va all’estero dovesse accettare suo malgrado il parallelo “italiano uguale mafia”. Una cosa che nessuno di noi dovrebbe mai lasciar passare.
Noto come ci si dimentichi un po’ troppo spesso, a Reggio Emilia, dei reggiani doc coinvolti e accusati nell’inchiesta, di cui poco o nulla si discute. In compenso – ansiosi di raccattare qualche voto (sulla carta) – alcune movimenti politici sviluppano ragionamenti intrisi di razzismo e di qualunquismo. Se una città con radici e tradizioni di civismo e di impegno sui diritti non riesce più a sviluppare ragionamenti che devono per forza di cose distinguere fra persone oneste e disoneste, se non riusciremo ad affrontare questo passaggio storico con la necessaria consapevolezza che criminalizzare un’intera categoria è sbagliato, cedendo alla tentazione che c’è “un etnia colpevole a prescindere”, temo che faremo soltanto il gioco della mafia.
Di discriminazioni su base etnica sono costellate le pagine più buie della nostra storia recente, non lo si deve mai dimenticare: dall’ apartheid alla Shoah. Non vorrei che qualcuno sottovalutasse il fatto che fare macelleria sociale per prendere un 1% di più alle elezioni lascia solo macerie ed è sintomo di una cultura antidemocratica” che non comprende che il futuro della nostra città non può che basarsi nella coesione sociale e nella partecipazione onesta al bene comune da parte dei reggiani di ogni origine.
Mi auguro di trovare, senza cappello western, anche l’Architetto Norberto Vaccari capogruppo M5S in Comune, se vorrà anticipare le sue tradizionali ferie.