A Brescia cento capolavori dei protagonisti del movimento della Macchia

Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, e altri a Palazzo Martinengo

Allestita a Palazzo Martinengo a Brescia, cento capolavori raccontano la rivoluzionaria innovazione artistica che prese il via nella seconda metà dell’Ottocento a Firenze con il movimento macchiaiolo, una delle più originali avanguardie artistiche europee del XIX secolo. Lo splendido palazzo cinquecentesco, ospita fino al 9 giugno 2024 le opere dei protagonisti del movimento della Macchia, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, Giuseppe Abbati e altri ancora.

Una rara occasione per vedere le opere riunite a Palazzo Martinengo poiché la maggior parte di queste provengono da collezioni private oltre che da istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano e i Musei civici di Udine. 

La retrospettiva dal titolo “I Macchiaioli” a cura di Francesca Dini e Davide Dotti, vuole approfondire la storia di alcuni pittori che hanno inciso un segno profondo nell’arte italiana ed europea.

Il termine “Macchiaioli” fu creato nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze, che in questo modo descrisse i pittori che verso il 1855 avevano iniziato a rinnovare la pittura realista in opposizione all’accademismo. Nato come termine dispregiativo, aveva un doppio significato, infatti darsi alla macchia, significa anche fare in modo furtivo o illegale.

Si articola in 10 sezioni tematiche il percorso espositivo delle opere più suggestive di questo gruppo di artisti innovatori antiaccademici, nonostante avessero una formazione accademica, influenzati dai maestri del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli. Grazie ai valori universali che racchiudono nelle loro opere l’arte dei Macchiaioli dimostra di essere attuale soprattutto in alcuni capolavori come le “Cucitrici di camicie rosse” di Borrani, la “Raccolta del fieno in maremma” di Fattori e “Pascoli a Castiglioncello” di Signorini che affascinano per la qualità pittorica e il linguaggio poetico.

Furono anche chiamati i pittori del Risorgimento perché molti di loro parteciparono ad almeno una delle tre guerre di indipendenza. Molti dipinti consentono ancora una forte partecipazione emotiva a quegli eventi di guerra, grazie alle rappresentazioni realistiche, spesso di grande qualità pittorica, di quegli artisti guerrieri, che altrimenti sarebbero solo delle letture nei libri di storia.

I visitatori avranno la possibilità di conoscere meglio i luoghi dove i Macchiaioli si riunivano e dove dipingevano. Il Caffè Michelangiolo di Firenze dove si ritrovavano a discutere in un confronto sulla luce, aperto verso il progresso e la modernità, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria erano frequentati dagli artisti per imprimere, con le loro scelte artistiche innovative, il paesaggio, il mare, la pineta, le colline e la vita nei campi, in battaglia e nel riposo.

In foto: Giovanni Fattori, L’appello dopo la carica. Courtesy Bottegantica

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