Roberto Mazza
Camminare per le strade di Betlemme la sera del 24 dicembre per raggiungere la Chiesa della Natività è per molti un desiderio. Per i credenti si tratta di sentirsi piu vicini al luogo che ha visto per primo la luce del Cristo; per i non credenti resta comunque un’esperienza unica e ricca di emozioni. In parte abbiamo romaticizzato il Natale a tal punto che per molti Betlemme e semplicemente il nome di un villaggio che compare nel Vangelo e torna di moda ogni anno a dicembre. Il fatto e che Betlemme e oggi una cittadina palestinese occupata dall’esercito israeliano, circondata da un muro di cemento le cui dimensioni fanno impallidire il vecchio Muro di Berlino, economicamente in declino ma soprattutto dimenticata dai più che fanno finta di non vedere la realtà che li circonda mentre visitano i luoghi santi.
Il Natale in Terra Santa negli ultimi novant’anni da un evento condiviso dale varie comunità religiose che celebravano le piu importante funzioni religiose insieme, è diventato molto più un evento politico che religioso. Frotte di fedeli accompagnati da solerti e attente guide turistiche israeliane quasi non si rendono conto di essere in un territorio occupato, e il tempo per la visita dei vari luoghi viene ridotto al minimo così da vedere solo limitatamente gli effetti dell’occupazione, ma anche di evitare uno shopping di souvenirs che porterebbe benificio alla comunità locale. Il natale della comunità latina cattolica di Terra Santa è sempre un momento difficile; il Patriarca latino Fouad Twal e il suo assistente William Shomali, entrambi palestinesi, si vedono spesso controllati dagli agenti israeliani e occasionalmente rallentati nel loro lavoro pastorale.
Non solo, la Chiesa cattolica vive in Terra Santa una dicotomia di cui spesso non si parla per una forma di timore reverenziale che vorrei definire anacronistica. Giusto qualche giorno fa la Conferenza Episcopale Americana ha redatto una lettera per sostenere la Chiesa di Terra Santa; ottimo l’intento, peccato che poi spesso – e io ne sono testimone costante – i cristiani arabi di Palestina siano dimenticati, ridotti a pseudo terroristi o addirittura cancellati in favore del più ben importante alleato Israele.
Natale in Terra Santa è oggi alla ricerca di una santità perduta anche per colpa nostra che ci nascondiamo dietro un dito per non vedere la realtà dei fatti e abbiamo sostituito il medievale presepe in favore di persone in carne e ossa che sono in realtà i discendenti di quei pastori che furono testimoni di un evento unico e irripetibile; I primi evangelizzatori con un messaggio di speranza per l’umanità intera. Buon Natale!