Da 80 anni, le spiagge dello sbarco in Normandia sono meta di incessanti pellegrinaggi e puntualmene ogni sei giugno, occasione di commemorazioni ufficiali per ricordare quella pagina di storia che forse pur non determinante come la battaglia di Stalingrado diede comunque un colpo ferale al Terzo Reich e aprì la strada alla vittoria finale.
Dall’ormai lontano 1944 la ricorrenza attira a ogni anniversario i massimi rappresentanti dei paesi vincitori di questa epopea la cui memoria resta ancora vivissima forse anche perché celebrata con più o meno accuratezza storica da film di grande successo come « il giorno più lungo » o « Salvate il soldato Ryan ». Anno dopo anno lo sbarco diventa anche l’occasione di celebrare quelli che riteniamo i nostri valori di cui una vittoria del nazismo ci avrebbe privato. E che, proprio in loro nome, hanno fatto escludere la presenza di un leader di un paese vincitore. A causa della invasione della Ucraina il capo del Cremlino Putin è stato considerato persona non grata dall’Eliseo che gli ha preferito per la cerimonia a Omaha Beach il presidente ucraino Zelenski.
Spenti però i riflettori annuali dell’anniversario, il litorale della Normandia che fu teatro dello sbarco è alla continua ricerca di ridare una seconda vita alle vestigia di quella memorabile pagina dela nostra storia affinché anche le nuove generazioni non ne perdano il ricordo. Così nel corso degli anni bunker che erano stati lasciati all’abbandono si sono riconvertiti « nel civile » sempre preservando però il loro interesse di cimelio storico nella convinzione che l’importante sia garantire la trasmissione dei ricordi che la progressiva scomparsa di testimoni viventi rischia di troncare
Ne è convinto il trentenne Jeremy Dubois determinato a preservare a ogni costo gli affreschi che decorano l’ex bunker sull’Utah Beach ora diventato il « Bar del 6 giugno ». Il locale era stato affrescato nel 1945 da Marcel Gautreau, cugino dei proprietari dell’epoca, che aveva voluto esprimere con pennelli e colori il primo omaggio del paese ai liberatori.
« E’ una testimonianza che deve restare viva » ritiene Dubois ora che è diventato proprietario di questo bar che si trova proprio a poca distanza dalla ex « Kommandatur » dove una fondazione americana sta facendo restaurare affreschi tedeschi, dove tra immagini di cicogne e birre, spicca l’illustrazione della allora popolarissima canzone Lili Marleen.
Alcune delle fortificazioni costruite in tempi record da prigionieri con cui i nazisti avevano disseminato le coste a quello per farne quello che avrebbe dovuto diventare un inviolabile Vallo Atlantico, sono intanto state riciclate in vari modi, diventando abitazioni private, pensioncine, alberghi, bar , centri culturali e addirittura opere d’arte. Bunker sono anche diventati centri nautici o stalle per bovini
Secondo le ultime stime ufficiali della regione Normandia, sono stati repertoriati nella zona dello sbarco 70 affreschi, molti tedeschi ma anche numerosi britannici e americani stle comics . Nella sola bassa Normandia negli ultimi 10 anni, sono stati censiti 8.000 reperti, tra cui un hangar per missili ora trasformato in riparo per barche e in abitazioni, una stazione di pompaggio rinata come residenza secondaria, una piscina tedesca riciclata in pista sportiva. Ora, con il pericolo che con il passare degli anni, si istalli nella regione l’oblio, gli abitanti della zona hanno preso coscienza dell’importanza delle tracce lasciate dalla seconda guerra mondiale. Per lungo tempo però non è stato così. Fino agli anni ’90 la tendenza era stata quella di sradicare ogni traccia dell’occupazione nazista. Gli affreschi venivano ricoperti di pittura e distrutto tutto quello che poteva esserlo senza grandi costi, dalle istallazioni sanitarie ai garage, dalle cucine in mattoni alle garitte. Non i bunker perché smantellarli costava troppo. Gran parte sono ancora lasciati all’abbandono ma alcuni hanno invece trovato nuova visibilità grazie ad artisti di graffiti che li trasformano in tartaruga o vi dipingono eroi dei manga o di guerre stellari.