L’integrazione fallita: la Francia è spaccata in due

Molti giovani nati nell’Esagono si sentono fortemente discriminati

Una Francia divisa, anzi quasi spaccata in due, è quella che appare in questi giorni dopo la morte del diciassettenne Nahel, ucciso da un poliziotto che gli ha sparato a buciapelo senza che la sua incolumità fosse a rischio. A sei giorni dalla tragedia, che ha messo a ferro e fuoco il paese, sono due raccolte di fondi a sottolineare come oltr’alpe siano costrette a convivere sensibilità pericolosamente opposte. Con grande indignazione di una parte dei francesi, ma nell’assordante silenzio del governo, il polemista di estrema destra Jan Messiha ha infatti lanciato una colletta a favore dell’agente di polizia che, come dimostra in modo inequivocabile un video che ha fatto il giro del mondo, ha abbattuto freddamente  il giovane di origine algerina durante un controllo stradale.  Un’iniziativa che molti giudicano indegna soprattutto sul fronte della sinistra e che nel  giro di pochi giorni ha superato un millione di euro, superando di gran lunga quella lanciata invece a favore della famiglia della vittima.

 L’iniziativa di Messiha  « è un termometro che dovrebbe metterci in allarme scrive Liberation sottolineando come per « molti donatori sia una maniera di sostenere e approvare l’atto dell’agente che è stato incrimnato per omicidio volontario ».  La « cagnotte » pro poliziotto è stata alimentata da decina di migliaia di persone che in parte hanno dato l’impressione appunto di aver messo la mano al portafoglio più per  mandare un segnale di consenso che altro. Quella che il giornale definisce « una provocazione indegna » è considerata tanto più inaccettabile perché inevitabilmente messa a confronto con la colletta per la famiglia di Nahel, che ha inizialmente ha stentato a decollare,  in una sorta di competizione che non avrebbe mai dovuto esistere.

 « Circa un milione di euro raccolti  su iniziativa di un polemista di estrema destra a sostegno di un adolescente. Il messaggio ? Rende molto uccidere un giovane arabo » si è indignato l’eurodeputata Manon Aubry chiedendo la soppressione della cagnotte.

Le due collette sono diventate come lo specchio di come si sia divisa l’opinione dei francesi, soprattutto dopo le notti di violenza che si sono susseguite dopo la morte di Nahel e che hanno seminato caos e distruzioni con episodi anche gravissimi, come l’assalto alla casa del sindaco di Hay-les-Rose che ha messo in grave pericolo la sua famiglia.

Di fronte a tante devastazioni e saccheggi in numerose città, come Lione e Marsiglia, i giudizi si sono divisi, tra chi riteneva che in qualche modo giustificavano le violenze della polizia e tra chi, pur condannandole severamente, puntava il dito verso le radici di tanto malessere e le responsabilità dei poteri pubblici che in tutti questi anni poco sono riusciti a fare per dare una pospettive di vita e di futuro a questi giovani che pur essendo nati in Francia continuano a sentirsi « immigrati » e fortemente discriminati. E che comunque, a loro avviso,  in nessun modo avrebbero mai potuto giustificare la morte di Nahel, che fosse  o meno un ragazzo esemplare.

Da anni si continua qui a sperare che, una volta rientrata l’emergenza e ritornato l’ordine pubblico, il governo affronti una volta per tutte i problema alla radice. Che ormai hanno creato come un humus esplosivo su cui periodicamente si innestano proteste ad alta intensità distruttrice. In modo che si eviti quanto è accaduto in questi giorni, con migliaia di auto incendiate, scuole distrutte, attacchi contro edifici pubblici e commissariati, contro sindaci, saccheggi con gruppetti che hanno seminato il panico per ore su tutto il territorio. Azioni ultraviolente da parte di giovanissimi che si sono mossi con grande velocità sul territorio grazie ai social, ora messi sotto accusa dal governo per il ruolo svolto in questi giorni, in totale rivolta contro uno stato di diritto di cui forse si sentono esclusi.

Al presidente Emmanuel Macron, criticato  per essere andato a un concerto di Elton John mentre infuriavano i tumulti,  viene ora rimproverato di aver inopinatamente sotterrato in malo modo  un piano Marshall per il rinnovo urbanistico delle zone sensibili che aveva messo a punto dopo mesi di intenso lavoro e consultazioni a tutto raggio il centrista Jean-Louis Borloo. A suo avviso, aveva fatto sapere il capo dello stato, il piano non conteneva soluzioni rivoluzionarie. Il problema che sono poi passati cinque anni e che non è spuntato alcun progetto alternativo. Con grave deterioramento della vita in queste zone dove a fare la legge sono spesso anche bande di spacciatori e dove il livello di insicurezza è quasi insostenibile.

Anche la riforma della polizia che per tutti o quasi urge viene rimandata di anno in anno. Salvo poi varare alcune modifiche destinate a peggiorare la situazione come quella decisa dall’allora presidente Nicolas Sarkozy di abolire la polizia locale, da molti ritenuta un importante e forse unico contatto che permetteva di gettare un ponte tra le forze dell’ordine e gli abitanti delle banlieue.

Le immagini di violenza legate alla battaglia anti riforma pensionistica avevano intanto lasciato il segno, con il Consiglio d’Europa che a marzo ha criticato « l’uso eccessivo della forza da parte della polizia » francese. Secondo il sociologo Sebastien Roché che sta preparando un dossier assieme ad altri ricercatori europei, se si tiene conto del tasso di morti in rapporto al numero di abitanti « negli ultimi venti anni la polizia francese é quella che ha ucciso di più in Europa ».

Lo scrittore e politologo Rachid Benzine sulle pagine di Le Monde si rammarica che a quant’anni dalla Marcia per l’eguaglianza e contro il razzismo la Francia non abbia progredito su questi problemi  e che ancora una volta ci si debba interrogare sui « motivi dell’inazione » dal momento che a suo avviso non vi è piiù nulla da analizzare ma solo da agire

Al momento comunque l’imperativo dell’Eliseo è di arrivare alla pacificazione e a ristablire l’ordine pubbblico .  L’ondata di protesta ha già causato ingentissimi danni finanziari  scoraggiato il turismo proprio nel momento che aveva il vento in poppa, portato al fermo di oltre tremila persone. La Francia ha anche l’urgenza di rassicurare l’opinione pubblica mondiale sulla sua capacità a gestire la sicurezza : a un anno dalle Olimpiadi  che si svolgeranno a Parigi, il lavoro si preannuncia non facile anche perché dai Gilets Jaunes alle manifestazioni di protesta contro la riforma delle pensioni il percorso della Francia é stato a dir poco accidentato.

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