Fritz Haber , il chimico tedesco che ottenne il Premio Nobel per la sintesi industriale dell’ammoniaca, è anche considerato il padre delle moderne armi chimiche.
Dal febbraio 1915 supervisionò personalmente i preparativi per l’attacco di gas tossico vicino alla città belga di Ypres, da cui iprite..
Sua moglie Clara Immerwahr il 2 maggio, la mattina dopo la celebrazione della vittoria di Ypres, si sparò in segno di protesta contro le attività del marito. Molte vittime, nella prima Guerra mondiale, furono provocate dalle armi chimiche, che invece non furono impiegate nella Seconda. L’Italia fascista le impiegò nella guerra di aggrassione all’Etiopia (1935).
Veniamo a vicende più recenti.
Alessandro Pascolini è, come me, membro del Consiglio scientifico dell’Unione scienziati per il disarmo. Spesso scrive articoli interessanti e ben documentati sul problema degli armamenti. L’ultimo che ho ricevuto riguarda il settore della guerra chimica, oggi in ombra di fronte alle drammatiche distruzioni causate prevalentemente dalle armi convenzionali:
“Dieci anni fa il disarmo chimico della Siria quando Russia e USA collaboravano”. E’, questo, l’ultimo accordo raggiunto. Ha portato alla distruzione l’intero arsenale nazionale di una classe di armi e all’eliminazione della filiera di acquisizione. Il disarmo è avvenuto sotto il controllo e la guida delle istituzioni internazionali preposte, l’ONU e l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), e la concorde volontà della comunità internazionale a perseguirlo fino in fondo, in un raro momento di razionalità politica.
La particolare attenzione internazionale all’impiego di armi chimiche è dovuta anche al loro status nell’immaginario collettivo, che ha generato al livello mondiale un vero tabù all’uso di tali armi, concretizzato nel Protocollo di Ginevra del 1925 e nella Convenzione per la proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinamento e uso di armi chimiche e per la loro distruzione (CWC) del 1995, con la creazione dell’OPCW “per assicurare l’attuazione delle sue disposizioni, comprese quelle reltive a una verifica internazionale ”.
Riporto parte dello scritto di Pascolini. La Siria era coinvolta in una guerra in cui stavano ripetendosi gravi attacchi chimici. Il processo che portò al disarmo chimico della Siria prese avvio dal tragico susseguirsi di attacchi con ageti tossici nel corso della guerra civile siriana, coinvolgente più fazioni e gruppi armati di vari paesi, a seguito della dura repressione delle proteste popolari del 2011 contro il regime di Bashar Hafez al-Assad. A partire dal 2012 cresce il numero di denunce di impieghi di armi chimiche dalle parti in lotta, segnalate da mezzi di comunicazione e da social media, denunciate da organizzazioni umanitarie.
La Repubblica Araba Siriana (RAS), che continuava a negare il possesso di armi chimiche, non era allora membro della CWC, per cui l’OPCW nonpoteva svolgere indagini per verificare i fatti. Per accertare la sostanza delle denunce di attacchi chimici, nel novembre 1987 l’Assemblea Generale dell’ONU (UNGA) affidò al Segretario generale il compito di svolgere specifiche investigazioni.
L’escalation chimica della guerra civile siriana risultava inaccettabile alla comunità internazionale, tanto da indurre il presidente Barak Obama ad annunciare (20 agosto 2012) una “linea rossa” per un possibile intervento militare americano nel conflitto a fronte di ulteriori impieghi di armi chimiche.
Anche a seguito dell’ultimatum americano, il 20 marzo 2013 il governo della RAS presenta al Segretario generale una richiesta formale di investigazione dell’attacco contro suoi militari, successo il 19 marzo nel sobborgo Khan al-Assal di Aleppo. L’ONU crea una missione con il compito di verificare anche gli eventi di Sheikh Maqsoud (Aleppo) e Saraqueb (Idlib) denunciati da Francia, Inghilterra e USA.
Anche per difficoltà create dalla RAS, la missione giunge a Damasco solo il 18 agosto, e il giorno 21 è presente al gravissimo attacco chimico condotto in vari quartieri di Damasco che produsse migliaia di vittime. Il Segretario generale, ottenuto (su pressioni russe) il permesso dalla RAS, ordina alla missione di dedicarsi primariamente allo studio di tale evento. Raccolta una considerevole quantità di informazioni e di campioni ambientali e biologici, il 31 agosto la missione rientra a L’Aia e il materiale raccolto viene inviato a differenti laboratori europei per analisi e valutazioni tecniche incrociate.
Il 13 settembre il Segretario generale dell’ONU trasmette al UNSC e all’UNGA il rapporto sugli eventi di Ghouta: i risultati confermano un massiccio attacco con l’agente nervino sarin. Il 12 dicembre la missione presenta il suo rapporto conclusivo, attestando l’uso di gas nervino anche a Khan al-Assal (20 morti e 124 intossicati), Saraqueb (12 intossicati, un morto), Jobar (intossicati 24 soldati).
A fronte del grande impatto degli eventi di Goutha sull’opinione pubblica mondiale, con sostanziali sospetti di responsabilità governativa della strage, al summit G20 di Mosca (5 e 6 settembre 2013) Russia e USA concordano sulla necessità di porre le armi chimiche siriane sotto una qualche forma di controllo internazionale; il 9 settembre la Russia propone alla RAS un piano di disarmo chimico, che verrà rielaborato con gli USA.
Il 14 settembre la RAS deposita il documento di accessione alla CWC, impegnandosi a ottemperare immediatamente agli obblighi previsti dalla convenzione e, a partire dal 19 settembre, presenta all’OPCW informazioni sul proprio programma militare chimico, che risulta particolarmente rilevante: 51 strutture di immagazzinamento, produzione, ricerca e sviluppo, 1.230 munizioni non riempite e 1.308 t di agenti chimici (1.047 t fra agenti e precursori e 261 t di materiale grezzo); i precursori sono sostanze meno tossiche che miscelate producono gli agenti finali. Gli agenti chimici dichiarati sono: acido cloridrico, iprite e precursori di iprite, precursori degli agenti nervini sarin (isopropanolo e agente DF), VX e VM (precursori A, B, BB e BBsale). L’iprite e i precursori dei nervini sono di massima pericolosità (“categoria 1” della CWC), le altre sostanze di “categoria 2” o di “categoria 3”.
Ricordiamo che l’iprite è l’agente tossico più impiegato nei conflitti, a partire dalla prima guerra mondiale, mentre gli agenti nervini sono gli aggressivi chimici più letali mai sviluppati. Tenendo conto della situazione eccezionale della Siria, il piano russo-americano di disarmo (messo a punto da Sergey Lavrov e John Kerry) richiedeva possibilità di ispezioni in ogni sito in Siria, e di “speciali” ispezioni senza preavviso.
Particolarmente importante è la Risoluzione 2118 del Consiglio di sicurezza, che Dichiara che l’uso di armi chimiche costituire unaminaccia alla pace e sicurezza mondiali, condanna gli attacchi chimici in Siria e ritiene i responsabili perseguibili penalmente. Poiché la risoluzione è vincolante per tutti i paesi membri dell’ONU, essa rende di fatto universale il bando delle armi chimiche, e riconosce la natura di crimine di guerra per il loro uso in qualsiasi contesto.
Il merito del disarmo chimico della Siria in tempi estremamente rapidi va soprattutto alla tenacia e al costante impegno dell’OPCW, all’azione del segretariato generale dell’ONU e della vice-segretario generale Sigrid Kaag, coordinatrice della commissione costituita allo scopo, che è riuscita a negoziare sia con il governo che con gli insorti e con la diplomazia mondiale.
Il tempismo della distruzione dell’arsenale chimico siriano si è rivelato critico, dato il tragico aggravamento della situazione politica e militare a parire dalla seconda metà del 2014: lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (DAESH) espande la sua penetrazione in Siria,fino a occupare quasi la metà del territorio; nel settembre si forma la Coalizione globale contro il DAESH (85 paesi guidata dagli USA) e iniziano le azioni militari anche in Siria, che restano intense fino al 2017; la Russia dal settembre 2015 intraprende una vasta azione militare contro gli oppositori del governo, con pesanti bombardamenti aerei, lancio di missili e con truppe sul campo, fino a quadruplicare il territorio controllato della RAS, ove stabilisce basi permanenti aeree e una navale.
Nel quinquennio seguente si aggrava la crisi dei rapporti tra i paesi occidentali e la Russia a seguito dell’occupazione della Crimea e l’inizio dei combattimenti nel Donbass, con significativi riflessi negativi sulla questione chimica siriana: il governo della RAS, pienamente sostenuto dalla Russia, riduce la collaborazione con l’OPCW a chiarire le informazioni sul proprio programma chimico e a fornire assistenza per le missioni sul campo e la Russia blocca le azioni del Consiglio di sicurezza e dell’OPCW per le indagini sulle responsabilità di nuovi attacchi chimici (oltre 150 segnalazioni nel periodo 2015-2022) e impedisce la condanna dei responsabili (spesso militari della RAS).
Dal 15 al 19 maggio prossimi si svolgerà a L’Aia la quinta conferenza di revisione della CWC e la questione siriana sarà uno dei temi caldi in discussione, dato che secondo l’OPCW “la dichiarazione sottoposta dalla RAS non può essere ancora considerata accurata e completa” (24 gennaio 2013) e il governo della RAS “non riconosce l’Investigation and Identification Team dell’OPCW (2 febbraio 2023).
Dopo l’incapacità della quarta conferenza di revisione della CWC (ottobre 2018) a raggiungere l’approvazione di un documento finale condiviso, è importante che i lavori della prossima conferenza siano in grado di rafforzare la Convenzione e di ridare respiro alla diplomazia per il controllo degli armamenti in questo momento di dura contrapposizione fra le potenze mndiali.
Sono passati solo dieci anni e sembra un altro mondo. L’attuale clima internazionale di aperto conflitto non lascia speranze non dico di disarmo, ma neppure di qualche minima forma di limitazione degli armamenti e siamo invece in una fase di corsa per nuove armi di ogni genere.
In foto l’auòa dell’Assmblea Generale dell’ONU
Roberto Fieschi