Gli Stati Uniti hanno scelto di essere governati per i prossimi quattro anni da Donald Trump il politico repubblicano più discusso d’America che, sconfitto nella precedente tornata elettorale, non riconoscendo la vittoria del democratico Joe Biden, lanciò gravi accuse su presunti brogli elettorali che scatenarono un vero e proprio assalto da parte dei suoi sostenitori a Capitol Hill, che gli costarono nel 2023 un processo e una sentenza di condanna già emessa.
Un ritorno alla Casa Bianca consacrato da un risultato elettorale senza precedenti, Trump va verso 312 voti dei grandi elettori ed è al 51% del consenso popolare, che gli ha permesso di portare il partito repubblicano ad avere la maggioranza al Senato (con il pieno controllo dopo quattro anni di governo democratico), e quasi certamente alla Camera. Un successo che, a detta degli osservatori, è apparentemente inspiegabile ma che tuttavia troverebbe più di una interpretazione a cominciare dalla scelta dei democratici di candidare in corsa la vicepresidente afro-americana Kamala Harris al posto dell’uscente e malandato presidente Biden,blindato per il secondo mandato, senza indire “primarie aperte”. Che invece avrebbero offerto all’elettorato progressista un candidato “nuovo”, in grado di raccogliere consensi, suscitando entusiasmi nel Paese e sfidare Trump.
“Una personalità che, -secondo Matteo Mazziotti di Celso, ricercatore del Centro Studi Geopolitica.info, – contrariamente a quanto si pensi, non dovrebbe preoccupare più di tanto l’opinione pubblica mondiale perché egli ha già vestito i panni di presidente degli Stati Uniti senza che venisse messa in dubbio la tenuta democratica del Paese. Inoltre circa i timori in politica estera, “Trump non ha un margine d’azione ampio al punto da cambiare le cose – ha aggiunto – perché la macchina amministrativa e burocratica americana funziona bene e conosce gli obiettivi da raggiungere. Che non si cambiano dall’oggi al domani”.
“Infatti – ha proseguito – la linea politica estera di Biden è stata più o meno in continuità con quella di Trump e per certi versi di Obama. E dunque sulle questioni sostanziali che riguarderanno i rapporti tra Stati Uniti,Russia, Cina ed E.U, non ci dovrebbe essere un vero e proprio cambiamento se non nei toni piuttosto accesi ai quali Trump ci ha abituato da tempo”. “Toni che, – ha infine spiegato M.di Celso, -sono quelli che piacciono all’elettorato di riferimento di Trump ma che non si sono concretizzate poi in azioni vere e proprie”.
Sembra dunque che il trionfo del tycoon, sia da ricercarsi più a questioni interne del Paese e nello scontento degli americani soprattutto in tema di economia. Infatti come riporta di Celso, “durante l’amministrazione Biden i cittadini statunitensi hanno visto aumentare l’inflazione e conseguentemente lievitare i prezzi dei beni di prima necessità: cibo, benzina, bollette, assicurazioni, case. Innalzarsi,cioè il debito nazionale, anche se numeri alla mano l’inflazione è sotto controllo, con il conseguente impoverimento dei ceti popolari e delle aree più deboli del Paese. Che da sempre rappresentano l’elettorato tradizionalmente “sicuro” dei candidati Dem”.
Ecco spiegato,(almeno in parte), l’avvenuto spostamento a destra che ha riguardato persino le minoranze etniche, religiose,(Amish), i neri, le donne,(solo il 54% ha votato in favore di Harris meno del 57% raggiunto di Biden quattro anni fa.). Mentre il carisma di Trump ha fatto il pieno tra gli uomini, specie tra i più giovani,latinos, e la classe media del Mid West. Non hanno dunque convinto i discorsi elettorali di Harris,improntati sulla continuità politica del suo predecessore Biden riguardo i migranti,la sostenibilità ambientale, il diritto all’aborto, la demonizzazione dell’avversario, le relazioni di genere,classe e razza,la cosiddetta cultura woke, considerati non prioritari dagli americani rispetto alle loro richieste per un considerevole miglioramento di vita.
Dunque sono state le parole di Harris a non scaldare i cuori dell’elettorato americano in generale e degli indecisi che sono quelli che fanno vincere o perdere le elezioni. Alla festa repubblicana di Palm Beach il neo presidente Trump acclamato dai suoi sostenitori ha promesso all’America protezione economica, sicurezza collettiva, salvaguardia dell’interesse nazionale assolute priorità nell’agenda di governo.