Baratro digitale, l’agenda di Federcosumatori

“Il contrasto al gap sia strutturale e continuativo”

Firenze – Gap digitale, Federcosumatori non ci sta e rilancia. A rendere nota la battaglia che l’associazione consumatori intende giocare, a partire da Firenze, è la presidente regionale Laura Grandi, che spiega cosa sta bollendo in pentola.

“Il primo passo è la messa in atto di un progetto che comprende le associazioni dei consumatori per aiutare le persone a districarsi sotto il profilo dell’abilità digitale. Un’assistenza che parte dall’accedere al computer a come interloquire con la Pubblica amministrazione, ormai quasi completamente digitalizzata, a come farsi lo Spid”. Senza contare che a breve lo Spid verrà abolito in favore della carta elettronica.

“Il dato che secondo noi è emerso in modo più inquietante – continua Grandi – è che il servizio, finanziato dalla Regione, era finalizzato alla fascia d’età over 65, mentre è affiorato un dato che ci deve fare pensare, ovvero che ad essere in crisi digitale è anche la fascia d’età che parte grossomodo dai 45 anni fino ai 60″.

Laura Grandi, presidente di Federcosnsumatori Toscana

Insomma, un’insospettabile enclave di ignoranza digitale, che potrebbe però nascondere una forma strisciante di resistenza alla digitalizzazione piena del nostro mondo. A fare venire il dubbio, anche la testimonianza di svariati luoghi dove è possibile, in generale, rivolgersi a esperti del computer, come ancora vengono chiamati, in grado di offrire servizi dietro pagamento per accedere al servizio richiesto. Non solo anziani, ma anche, appunto, quella fascia d’età medio alta che non ha voglia di mettersi al computer. “Il problema è che l’accesso è complicato – dice un utente – si perdono ore per compiere le operazioni richieste e poi, quando magari sei all’ultimo click, compare l’avviso “sessione scaduta”. Tutto da ricominciare”. E allora, quando si può, si paga. Ma chi non può?

Tuttavia, se per qualcuno si tratta di una sorta di protesta passiva, per la maggior parte, dice Grandi, il fenomeno assume un altro carattere, ovvero l’incapacità di utilizzare gli strumenti digitali. “La fascia 45-60 è in grossa crisi – dice – proprio perché non ha le capacità ad esempio di prenotare digitalmente col Cup prestazioni sanitarie, oppure di accedere ai portali amministrativi. Il portato di tutto questo è che, mentre si procede a pieno ritmo verso una digitalizzazione completa dei servizi, la popolazione non è affatto preparata a utilizzare questi strumenti. Le conseguenze? O si rinuncia, o si cerca di arrangiarsi imparando, o si paga qualcuno che lo faccia”. Tirando le fila, si rischia che, come al solito, anche l’accesso ai servizi pubblici divenga una questione di censo.

“Uno stato di cose che aumenta il distacco fra servizi pubblici e cittadini, ovvero, in ultima analisi, fra politica e popolazione”.

“Ciò che possiamo fare come associazione – continua Grandi – è sollecitare gli enti locali , Comune e Regione, a dare continuativamente un sostegno a chi è intermediario fra l’amministrazione pubblica e il cittadino”.

Insomma, ci vuole del tempo. Anche se siamo lontani dalla performance dei Paesi del Nord Europa, che sono partiti molto prima e hanno una popolazione con competenze adeguate sin nelle fasce anziane, l’appello in Italia è rimboccarsi le maniche e attuare una politica di risorse strutturali che sostenga progetti a lungo termine, “almeno di 5-10 anni”. A costo di perdere per strada intere fasce di popolazione che non accedono alle app del medico di base, che non potranno curarsi, che lasceranno perdere i servizi del pubblico. In una parola, che saranno abbandonati.

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